RAMIRO II re di León
Occupò il trono nel 931 in seguito all'abdicazione del fratello Alfonso IV, con il quale tuttavia dovette combattere, avendo Alfonso preteso di recuperare la corona per mezzo delle armi; R. dopo aver vinto e imprigionato il fratello, dedicò la sua attività a combattere i musulmani. Tentò, senza frutto, nel 932, di soccorrere Toledo, sollevatasi contro ‛Abd er-raḥmān III, ma in cambio poté impadronirsi della fortezza di Magerit (Madrid). L'anno seguente vinse a Osma le truppe del califfo, sebbene non potesse impedire che esse devastassero le terre di Castiglia e distruggessero il monastero di San Pietro di Cardona e la città di Burgos. Il potere di R. si consolidò con le relazioni stabilitesi con Umayyah ibn Isḥāq at-Tugībī, signore di Santarem (937), che si dichiarò suo vassallo; R. affidò le fortezze del califfo ad at-Tugībīi,che però, mancando ai patti, sollecitò la pace dal califfo. E questi, credendosi abbastanza sicuro, attaccò Simancas (5 agosto 939); però R. lo sconfisse e lo incalzò sino ad Alhandega, dove i musulmani furono sconfitti nuovamente, e lo stesso at-Tugībī fu fatto prigioniero. Questa battaglia ebbe larga risonanza in Europa e di essa si occuparono Liutprando nella Antopodosis (938) e l'annalista di San Gallo. La lotta con i musulmani continuò con varia vicenda ma nel 949 R. batté gli avversarî a Talavera. R. dovette subito dopo dominare la rivolta dei Castigliani, che compose facendo sposare suo figlio Ordoño con Urraca, figlia del conte Fernán González. Morì nel 951 e fu sepolto nel monastero di S. Salvadori, fondato da lui stesso a León.
Bibl.: R. Dozy, Recherches sur l'histoire du royaume des Asturies et de León, Leida 1881; id., Histoire des Musulmans d'Espagne, ivi 1861; M. Gómez Moreno y Martinez, Anales Castellanos, Madrid 1917; A. Ballesteros y Beretta, Historia de España, ecc., II, Barcellona 1920, p. 204.