Vedi RAMNUNTE dell'anno: 1965 - 1996
RAMNUNTE (v. vol. VI, p. 600)
Gli scavi effettuati da V. Petrakos dal 1975 in numerose zone della località hanno riportato alla luce statue e iscrizioni, consentendo anche la ricostruzione di alcuni monumenti. In particolare, la trabeazione e il frontone occidentale del tempio maggiore del Santuario di Nemesi, la base della sua statua di culto e alcune stele provenienti dalle tombe di Diogeiton, Hierokles, Menestides e Pitharchos - dislocate insieme ad altri monumenti funerarî per circa 2,5 km lungo i due lati dell'antica Via Sacra fra R. e il demo di Maratona - sono stati alloggiati in un vasto allestimento museale.
I livelli più profondi degli scavi condotti presso il Santuario di Nemesi - il cui culto era tradizionalmente messo in relazione al periodo delle guerre persiane - hanno documentato una frequentazione ininterrotta del sito sin dall'Antico Elladico. Tracce di muretti, a E del santuario, conservate fino all'altezza di 0,55-0,70 m (largh. 0,50 m), sono state datate, sulla base dei caratteri specifici della ceramica ritrovata in associazione (orli semplici, apofisi traforata e in particolare un unico frammento dipinto), alla seconda fase del Neolitico più antico. A SO del santuario sono stati scavati i resti di una casa costituita da un grande cortile per attività domestiche o per il riparo degli animali, da un portico e da alcuni ambienti (forse usati come deposito dei raccolti).
Gli scavi condotti nella terrazza artificiale su cui si ergevano i due templi del santuario hanno rivelato la presenza di muri innalzati per il provvisorio terrazzamento dell'area, precedenti quelli definitivi, nei quali sono inclusi elementi architettonici più antichi.
I risultati dei saggi all'interno del tempio minore inducono a escludere che esso sia più tardo del tempio grande, e anche che insistesse su un precedente tempio arcaico di pòros·, i frammenti ceramici ivi rinvenuti non vanno oltre gli inizî del V sec. a.C. Due templi in pòros, l'uno della prima metà, l'altro della fine del VI sec. a.C., dovevano probabilmente sorgere nell'area oggi occupata dal tempio maggiore.
M. M. Miles propone una datazione del tempio maggiore al decennio 430-420 a.C. e lo attribuisce a un progettista locale piuttosto che al c.d. architetto del Thesèion.
Recentemente, J. A. K. E. de Waele ha proposto una nuova interpretazione della struttura del Tempio di Nemesi, basata sull'unità di misura 0,3166 m, differente dai piedi dorico, attico e samio; la stessa unità di misura sarebbe stata adottata anche per il tempio del Sunio. Per quel che riguarda il fregio, W. B. Dinsmoor ha negato il riconoscimento come metopa del tempio, proposto dal Langlotz, del rilievo di Villa Albani con Latona e Artemide. Anche il recente studio di M. M. Miles esclude la pertinenza del rilievo Albani al fregio, poiché questo prevedeva blocchi di tre o quattro elementi fra triglifi e metope uniti insieme. Le metope e i frontoni non avevano decorazioni scultoree. Un disegno del Gandy riproduce due acroteri laterali ora perduti, raffiguranti un grifo che attacca un cervo, che il Despinis non considera originali, ritenendoli piuttosto sostituzioni di epoca ellenistico-romana. La Karouzou ha proposto di riconoscere come parte dell'acroterio centrale un plinto con tracce di piedi al Museo Nazionale di Atene, sul quale ha ricostruito il gruppo di Borea e Orizia. La Miles ha recentemente confutato l'attribuzione poiché le dimensioni del blocco non si accordano alle misurazioni eseguite dal Gandy.
La statua di Nemesi, opera di Agorakritos (v.), in marmo pario, e in particolare la sua base, sono state ricostruite grazie a una laboriosa opera di ricomposizione di centinaia di frammenti effettuata da G. Despinis e V. Petrakos. La base, rettangolare, era costituita da uno zoccolo in marmo pentelico della regione di Dionysos con kymàtia scolpiti, al di sopra del quale un plinto centrale, formato da due blocchi di pentelico, sosteneva un'assisa di pietra calcarea scura. Frammenti del rilievo della base rinvenuti fra il 1960 e il 1962, insieme ad altri ritrovati nel corso degli scavi tra il 1975 e il 1981, nonché ad alcuni frammenti marmorei non scolpiti appartenenti al plinto centrale, si sono aggiunti a quelli trovati dallo Staïs. Grazie alle indicazioni di questi nuovi documenti è stata ricostruita una base decorata su tre lati con quattordici figure in altorilievo distanziate tra loro: sul lato anteriore due figure maschili affiancano simmetricamente quattro figure femminili; su ciascun fianco compaiono tre uomini e un cavallo; le figure sono variamente identificate sulla scorta della descrizione di Pausania, che però ne nomina solo dodici (per la scena centrale, Elena con Leda e Nemesi, v. vol. I, p. 868). È stata ricostruita anche una tràpeza per le offerte posta davanti alla statua, di cui si conservava traccia nella lastra pavimentale della cella.
Di fronte al tempio, 12,80 m a E del muro di anàlemma del santuario, si sono rinvenute recentemente le fondazioni di una costruzione rettangolare (25,80 X 16,80 m) e di due ambienti a forma di torre che Petrakos identifica rispettivamente con lo strategèion e i phylaktèria nominati in un decreto demotico di Ramnunte. Secondo tale iscrizione, l'edificio fu costruito per volere dello stratego del demo della paralìa Epichares quale dimora delle truppe di Patroclo, navarco di re Tolemeo IV Filadelfo, durante la guerra cremonidea (265 a.C. circa). Il decreto, scoperto nel Santuario di Nemesi da I. Kontis nel i960, testimonia che negli anni 265-264 Antigono Gonata non aveva ancora occupato R., documentando inoltre la partecipazione attiva di Patroclo contro i soldati di Antigono.
Nel IV sec. a.C. R. era stata presidiata da contingenti di efebi: essi sono ricordati anche su dediche a Nemesi o su iscrizioni in onore dei loro ufficiali.
Alcuni saggi sono stati effettuati anche a 140 m circa dalla porta delle fortificazioni fino alla porta dell'acropoli. Recenti ricerche in quest'area hanno messo in evidenza resti di edifici pubblici non ancora identificati.
Ai lati del tratto meridionale della Via Sacra (che collegava il vicino demo di Trikorynthos, a S, con le fortificazioni), alcuni monumenti funerarî rappresentano un'importante testimonianza dei profondi mutamenti intervenuti nell'ideologia funeraria attica del IV sec. a.C.; la prevalenza di un modello sepolcrale a carattere familiare, quale il peribolo, che soppianta il culto funerario collettivo caratteristico della fase più radicale dell'Atene democratica, si ricollega all'involuzione in senso oligarchico del sistema politico ateniese. I periboli, per la gran parte in marmo bianco locale, ma alcuni anche in pòros, consistono in una struttura di corsi di blocchi sovrapposti, di solito decrescenti in altezza dal basso verso l'alto, che culminano con un piano su cui possono essere impostate stele, vasi o figure a tutto tondo.
Tra i più significativi complessi è uno dei periboli circolari che può indicarsi come il più antico di R. sulla base del rinvenimento di uno skỳphos datato al 475-450 a.C. Per le sue varie decorazioni va ricordato il peribolo di Hierokles, a pianta triangolare, con resti di tre naìskoi, di una Ièkythos, una base circolare e diverse stele, databili al pieno IV secolo. Nel 1993 Petrakos ha scoperto nella fortezza un piccolo santuario, forse un heròon, con una cella semicoperta e un cortile porticato, e sotto la porta S, una costruzione sotterranea, probabilmente creata per contrastare l'azione degli strumenti d'assedio.
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Base della statua di Nemesi: V. G. Kallipolitis, Η βαση του αγαλματοςτης Ραμνουσιας Νεμεσης, in AEphem, 1978, pp. 1-90, V. C. Petrakos, La base de la Némésis d'Agoracrite. Rapport préliminaire, in BCH, CV, 1981, pp. 227-2J3 (in part, per le principali ricostruzioni del fregio fatte nella storia degli Studi cfr. p. 239, fig. 6); id., Προβλήματα της βάσης του αγαλματος της Νεμεσεως, in Archaische und klassische griechische Plastik, II, Magonza 1986, pp. 89-107; Κ. D. S. Lapatin, A Family Gathering at Rhamnous? Who's Who on the Nemesis Base, in Hesperia, LXI, 1992, pp. 107-119. - Monumenti funerarî: E. Mastrokostas, Ανασκαφή τάφων εν Ραμνουντι, in Prakt, 1958, pp. 28-37) tavv. XXV-XXXI. - Tombe a peribolo: R. Garland, A First Catalogue of Attic Períbolos Tombs, in BSA, LXXII, 1982, pp. 125-176. - Scultura in connessione ai monumenti funerarî: V. C. Petrakos, To επιτύμβιο αναγλυφο του Ιέρωνος και της Λυσιππης και το επίγραμμα IG IP 13102, in Στηλη. Τομος εις μνημην Ν. Κοντολεοντος, Atene 1980, pp. 402-407, tavv. CLXXVII- CXC; U. Vedder, Untersuchungen zur plastischen Ausstattung attischer Grabanlagen des 4. Jhs. v. Chr., Francoforte 1985. - Altri aspetti: W. E. McLeod, An Ephebic Dedication from Rhamnous, in Hesperia, XXVIII, 1959, pp. 121- 126; B. Ashmole, Torch-Racing at Rhamnous, in AJA, LXVI, 1962, pp. 233- 234; V. C. Petrakos, Νεαι πηγαι περι του χρεμωνιδειου πολέμου, in ADelt, XXII, 1967, pp. 38-52; Al. Η. Jameson, The Leasing of Land in Rhamnous, in Studies in Attic Epigraphy, History and Topography Presented to E. Vanderpool (Hesperia, Suppl. XIX), Princeton 1982, pp. 66-74; V. C. Petrakos, Η επιγραφική του Ωρωπού και του Ραμνουντος, in Πρακτικά του Η' Διεθνούς συνεδρίου ελληνικης και λατινικής επιγραφικής, I, Atene 1984; pp. 309-338.