ramogna
Hapax di problematica interpretazione sul piano semantico, soprattutto per la difficoltà di ricostruzione dell'etimo e del significato originario; appare in Pg XI 25 Così a sé e a noi buona ramogna / quell'ombre orando, andavan sotto 'l pondo, con riferimento alla preghiera dei superbi nella prima cornice.
I linguisti sono perplessi sulla struttura e sul valore di r. e piuttosto propensi a individuare nel vocabolo un carattere particolaristico: dialettismo, termine agricolo, variante plebea di parola dotta. Questo può spiegare la scarsa conoscenza di r. presso gli antichi commentatori, che si affidano a interpretazioni contestuali suggerite dal passo: " a nui dia Deo ‛ bon viaço '. ‛ Ramogna ' proprio si è ‛ iter ' over ‛ viaço ' ": così il Lana, seguito dal Buti (" buona felicità nel nostro viaggio e nel loro: ramogna è proprio seguir nel viaggio "), dall'Anonimo e da altri. Non mancano quelli che, come il Serravalle (" idest recommendationem, vel orationem, vel augurium, vel deprecationem "), prospettano, tra gli altri, quei più generici significati augurali, ritenuti assai probabili dai moderni: " Pare dunque che significhi ‛ augurio ' " (Parodi, Lingua 283); " se buona ramogna fosse da lui stato accettato nel suo senso complessivo di buone cose, esso andrebbe benissimo nel passo in questione; e forse, tutto sommato, è questa la spiegazione più probabile " (Porena); " ramogna, usato con l'aggettivo buona per indicare l'augurio, che a sé e ai due viandanti volgono le anime dei superbi " (Pagliaro).
Ma la concordanza delle interpretazioni nasconde in realtà delle ricostruzioni spesso divergenti nell'individuazione dell'etimo e dei passaggi semantici.
Il Parodi analizza l'unico altro esempio di r., offerto da un volgarizzamento (sec. XIV) del Ludus scacchorum di Iacopo da Cessole: " i Tarentini... rendettero grazia al Re [Pirro], et essendo ebbri li mandavono buone ramognie [latino: bona imprecarentur] "; si richiama inoltre al verbo del dialetto astigiano, presente nelle farse dell'Alione, ramogner, " brontolare ", " lamentarsi ". Accosta, quindi, i due significati, attribuendo a r. quello indifferente di " voce ", " suono di voce ", che in virtù di ‛ buona ' verrebbe ad assumere un senso augurale tanto nella Commedia che nel Ludus.
Analogamente il Pagliaro stabilisce il valore originario della parola: " mormorazione, lamentazione ", presupponendo l'etimo latino querimonia, con l'avulsione di que- iniziale, inteso come aggettivo esclamativo: " che ramogna ". Si tratta, come si vede, di una congettura; mentre possono essere accettate senza riserva altre due osservazioni dello studioso: che vi si debba riconoscere una parola dialettale e che, " nei casi di rispitto, ramogna, flailli, indubbiamente la scelta è avvenuta sotto l'imperio della rima ". Lo stesso Pagliaro demolisce l'ipotesi del Porena, secondo la quale da ramus deriverebbero, nel linguaggio contadinesco, r. per " moltitudine di rami ", e ‛ ramognare ' " potare " gli olivi; di qui ‛ buona r. ', " buona potatura ", " buon futuro raccolto " (nel nostro caso, in senso spirituale) e " buon augurio " in genere. In effetti le testimonianze del linguaggio agricolo, addotte dal Porena, sono indirette e non verificabili.
Non privo di fondamento sembra l'accostamento alle parole francesi ramoner (" ripulire ", anche in senso morale: " purificare ") e ramon " scopa ", donde il significato di " purificazione "; su questa via si era già mosso il Lombardi: " Dubito... dal francese ‛ ramon ', che ‛ scopa '... significa: e che perciò vaglia lo stesso che ‛ spazzamento o purgazione ' ". In tale quadro, liberandola dall'errore di fondo della pretesa e non documentata origine agricola, si potrà accogliere con favore l'ipotesi del Porena sul significato originario di ‛ ramognare ' in alcuni testi medievali e dell'astigiano ramogner: esso sarebbe " purificare ", " correggere ", donde, poi, " rimproverare ", " brontolare ", " biasimare ".
Fermo restando che " purificazione " o " buon augurio " sono significati assai probabili di r. e che di altri etimi e valori proposti non è il caso di parlare tanto appaiono gratuiti e mal documentati, concluderemo accennando all'ipotesi del Levi: il termine sarebbe la variante popolare della voce dotta ‛ alimonia ', viva nella tradizione giuridica e in quella ecclesiastica, dove indicava il " nutrimento spirituale ", la cotidiana manna del Pater Noster recitato dai superbi (cfr. " Studi d. " XXI [1937] 187). Presupponendo etimi come ‛ querimonia ', ‛ alimonia ', o voci francesi e dialettali, prima considerate, " non è da passare sotto silenzio - come osserva il Petrocchi - la variante rimogna " del Codice Cortonese 88.
Bibl. - R.T. Holbrook, Romanic lexicographical miscellanies, in " Modern Language Notes " XVIII (1903) 42-45; E.G. Parodi, in " Bull. " VI (1898-99) 198-199; G.A. Levi, Da D. a Machiavelli, Firenze 1935; M. Porena, La parola più misteriosa della D.C., in " Rendiconti Accad. Lincei " VIII (1946) 387-395; Pagliaro, Ulisse 576-578, 581; V. Pernicone, Il c. XI del Purgatorio, Roma-Bologna 1953, 29; I. Bertelli, Il c. XI del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 358-359 n. 2; P. Gilli, Una parola tormentata della D.C., in La voce di C. Colombo. Istituto Tecnico Comm. Statale " C. Colombo " di San Remo, San Remo 1963, 7-10.