RAMPAZETTO, Francesco, il Vecchio
RAMPAZETTO, Francesco, il Vecchio. – Tipografo, forse originario di Lona (Lases) nel Trentino, nacque presumibilmente nel primo decennio del Cinquecento.
Fu attivo a Venezia almeno dal 1540 al 1576, con bottega in calle delle Rasse. Stampò libri in latino, greco, volgare e spagnolo, nonché libri di musica. Ebbe una produzione assai copiosa e un ruolo notevole nel panorama editoriale veneziano. Fu tra i tipografi più attivi in seno all’Arte degli stampatori e dei librai, quando questa fu istituita nel 1571 (sebbene la fondazione risalisse al 1549). L’anno seguente, eletto priore dopo Girolamo Scotto, stabilì le norme d’accesso alla corporazione, determinando che l’immatricolazione sarebbe avvenuta solo dopo cinque anni di garzonato, tre di ‘lavorenzia’ e il superamento di un esame.
In veste di priore, stampò lo statuto dell’arte (Capitoli dell’Università delli stampatori et librari, approbati, laudati & confermati dalli clarissimi signori proueditori di comune. In essecutione della parte dell’illustrissimo & eccelso Consiglio di X sotto dì 18. Genaro 1548, post 1572) e le regole che i confratelli dovevano osservare (Parte dell’illustrissima Signoria di Venetia in materia di stampe). Le parti relative agli anni 1517-65 furono riprese nel Settecento nella Raccolta de parti prese in diversi tempi in materia di stampe pubblicata dagli stampatori ducali Zuanne Antonio e Almorò Pinelli.
Durante il suo priorato, nell’ottobre del 1572, Rampazetto fu richiamato assieme ad altri stampatori dalle autorità veneziane e romane per aver stampato l’Officium Mariae contro le disposizioni dell’Indice dei libri proibiti, che incidevano pesantemente sul mercato librario veneziano e sulla produzione di libri prima molto diffusi e ampiamente stampati. L’anno successivo Rampazetto fu scomunicato per aver pubblicato un messale coperto da privilegio papale a favore della società tipografico-editoriale di Giovanni Varisco e degli eredi Faletti, attiva a Roma e Venezia. La disputa sulle edizioni dei testi canonici si tradusse in una contesa più ampia tra le due città, conclusa nel 1573 con la vittoria degli stampatori veneziani.
Ricordato oggi soprattutto come stampatore musicale, Rampazetto ebbe in realtà una produzione vasta e differenziata. Durante i primi dieci anni di attività stampò quasi esclusivamente per la Repubblica, assumendo il ruolo (non si sa se a titolo ufficiale) di stampatore ducale.
Dagli anni Cinquanta diversificò la produzione e, oltre a lavorare su commissione, stampò opere di autori quali Giovanni Antonio Tagliente, Ariosto, Boccaccio, Sannazaro, Petrarca e Bembo. In particolare collaborò con Francesco Sansovino, che in calle delle Rasse fece pubblicare molte opere da lui scritte, riviste e tradotte. Tuttavia, Rampazetto non disdegnò d’includere nel suo assortimento anche materiali di più larga circolazione, come le varie Tariffe di Giovanni Mariani, La vita et legenda et miracoli del glorioso misser santo Lodouico episcopo & confessore (1554), il Nuouo modo de intendere la lingua zerga di Antonio Brocardo (1558), il De’ secreti di Girolamo Ruscelli (1571) e la grammatica latina di Guarino Veronese (1573).
Tra il 1553 e il 1569 pubblicò alcuni libri in greco su commissione, e tra il 1562 e il 1568 stampò 34 libri di musica, sia su richiesta d’editori che non disponevano di tipi musicali (come il Secondo libro de madrigali a 5 voci di Pietro Vinci, per conto di Giovanni Comencini nel 1567), sia riprendendo edizioni uscite in precedenza da altri torchi, più la ristampa della fortunata Introduttione facilissima et nouissima di canto fermo, figurato, contraponto semplice et in concerto di Vicente Lusitano nel 1561 (Roma, Blado, 1553; Venezia, Marcolini, 1558). Fino al 1566, in anni in cui il mercato editoriale musicale a Venezia era monopolizzato dai Gardano e dagli Scotto, Rampazetto fu l’unico altro stampatore di musica di un certo rilievo.
In alcuni casi pare probabile che abbia utilizzato parte del materiale tipografico di Girolamo Scotto, forse su istanza del medesimo. In nove libri adoperò la marca utilizzata quattro volte dallo stampatore Plinio Pietrasanta e probabilmente acquisì, per via diretta o indiretta, la dotazione tipografica di Bartolomeo Marcolini di Forlì, non più attivo dal 1559 (cfr. Armellini, 2009).
In quegli anni sviluppò fruttuose relazioni con editori veneziani e italiani: con Melchiorre Sessa e poi gli eredi; Giordano Ziletti il Vecchio, editore libraio e stampatore di origine bresciana attivo a Venezia e Roma; Giovanni Antonio degli Antoni attivo a Milano, Venezia e Brescia; Giovanni Battista Somasco; i Giunta fiorentini (per i quali stampò tra l’altro il Libro primo delle laudi spirituali raccolte da Serafino Razzi nel 1563); Domenico de Franceschi; Vincenzo Luchino, attivo a Roma e Venezia; Damiano Zenaro di Venezia; Emmanuel Glyzounios, autore ed editore greco; il citato Marcolini; Giacomo Aniello de Maria di Napoli; Francesco Bernardino Osanna di Mantova; Enea De Alaris, editore veneziano.
Negli ultimi dieci anni l’assortimento si ridusse a pochi titoli nuovi e molte stampe ufficiali, forse in seguito al suo impegno nella corporazione e ai limiti imposti al mercato librario dopo il Concilio di Trento.
Morì tra la fine del 1576 e l’inizio del 1577, presumibilmente a Venezia.
Alla sua morte l’attività fu proseguita dagli eredi, i figli Giovanni Antonio e Giacomo, che seguirono la linea editoriale di Francesco lavorando con altri tipografi ed editori veneziani e continuando a servire la Repubblica. Dal 1594 anche il nipote Francesco il Giovane iniziò a lavorare in bottega e, almeno dal 1608, sottoscrisse le pubblicazioni ufficiali come stampatore ducale. Rimase attivo fino al secondo decennio del secolo XVII.
Fonti e Bibl.: Biblioteca del Museo Correr di Venezia, Ms. IV, n. 119: Matricola dell’arte dei stampatori e librari di Venezia, cc. 32v-36v.
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