Scott, Randolph (propr. George Randolph)
Attore e produttore cinematografico statunitense, nato a Orange County (Virginia) il 23 gennaio 1903 e morto a Los Angeles il 2 marzo 1987. Con i suoi lineamenti duri e l'espressione imperturbabile, S. ha impersonato alla perfezione il tipico eroe western, genere del quale è stato una delle figure più carismatiche, in particolare negli anni Cinquanta. A questo periodo risale infatti l'incontro con Budd Boetticher che lo diresse nel cosiddetto ciclo Ranown comprendente sette celebri western complessivamente così ribattezzati dal nome della casa di produzione creata da S. con Harry Joe Brown.
Sin dall'adolescenza animato da un forte spirito d'avventura, S. falsificò quattordicenne i propri documenti per partecipare alla Prima guerra mondiale. Ritornato negli Stati Uniti, studiò ingegneria alla University of North Carolina per poi dedicarsi alla recitazione frequentando i corsi della Pasadena Playhouse. La leggenda narra che fu solo nel 1927, dopo un incontro casuale su un campo da golf con Howard Hughes, che S. intraprese con convinzione la strada del cinema dove esordì l'anno successivo con una breve apparizione in Sharp shooters (Ancore d'oro) di John G. Blystone. Nel 1929 comparve, sempre in un piccolo ruolo, in The Virginian di Victor Fleming, film in cui lavorò anche come insegnante di dizione del protagonista, Gary Cooper. Dopo aver interpretato The far call (1929; Il richiamo della terra) di Allan Dwan, negli anni Trenta iniziò a godere di una certa popolarità grazie ai western della Paramount Famous Lasky, poi Paramount Pictures, diretto da registi come Henry Hathaway in Wild horse mesa (1932) e Rouben Mamoulian in High, wide and handsome (1937; Sorgenti d'oro). Fu però con il personaggio di Hawkeye in The last of the Mohicans (1936; Il re dei pellerossa) di George B. Seitz, prima riduzione dell'opera di J. Fenimore Cooper, che ottenne un significativo successo. In quegli anni partecipò anche alle commedie Rebecca of sunnybrook farm (1938; Rondine senza nido) di Dwan, accanto a Shirley Temple, e My favorite wife (1940; Le mie due mogli) di Garson Kanin, al fianco di Cary Grant. Nel 1941 ebbe l'opportunità di interpretare da protagonista Western union (Fred il ribelle), western antiepico diretto da Fritz Lang, mentre l'anno successivo iniziò con The spoilers (I cacciatori dell'oro), in cui S. recitò al fianco di John Wayne e Marlene Dietrich, il sodalizio con il regista Ray Enright che sarebbe durato fino al 1948 e avrebbe portato alla realizzazione di altri sei film, tra cui Albuquerque (1948; Il solitario del Texas). Dopo aver lavorato con John Sturges in The walking hills (1949; Le colline camminano), S. fu protagonista di sei western di André de Toth, raggiungendo i risultati più interessanti con Man in the saddle (1951; Il cavaliere del deserto) e The bounty hunter (1954; Cacciatori di frontiera). Fu però solo con il cowboy del ciclo di Ranown che S. riuscì a entrare nella storia del western. Prodotti a basso costo, i film della serie brillano sia per l'originalità e l'eleganza delle scelte registiche di Boetticher sia per la raffinatezza con cui S. seppe approfondire il suo personaggio, eroe solitario, avvolto da un'ombra di malinconia, in cerca di una giustizia che alla fine non risulta mai rasserenante. I migliori film del ciclo sono Seven men from now (1956; I sette assassini), The tall T (1957; I tre banditi), Ride lonesome (1959; L'albero della vendetta), e Comanche station (1960; La valle dei mohicani), tutti sceneggiati da Burt Kennedy. Ormai divenuto un divo del genere, S. lavorò in un solo altro film, il western crepuscolare Ride the high country (1962; Sfida nell'Alta Sierra) diretto da un giovane Sam Peckinpah. Si ritirò quindi a vita privata, trascorrendo i suoi giorni giocando a golf e amministrando la sua enorme fortuna, derivata da felici investimenti nel settore petrolifero, in quello immobiliare e in quello azionario.
B. Boetticher, Un gentleman, in "Cahiers du cinéma", avril 1987; J.B. Crow, Randolph Scott: The gentleman from Virginia, Carrollton 1987; C.H. Scott, In the footsteps of the giant: Randolph Scott's son remembers his father, Savannah 1996.