BUONDELMONTI, Ranieri
Nacque probabilmente nella seconda metà del sec. XIII, primo dei sei figli di Rosso di Buondelmonte, che nel 1282 era stato armato cavaliere da Carlo d'Angiò principe di Salerno.
L'attività politica del B. ebbe inizio nel 1297, anno in cui venne eletto capitano del Popolo a Parma. L'anno successivo, quando sorse una controversia tra il Comune di Bologna e i marchesi d'Este per motivi che riguardavano il possesso dei castelli di Bazano e di Savignano, fu chiamato (con il B. infatti si deve identificare con tutta probabilità il Ranieri ricordato nel documento) a far parte degli arbitri incaricati di pronunciare un lodo. La sentenza fu poi pronunciata, il 24 dic. 1299, da Bonifacio VIII in favore di Bologna, e firmata anche dal B., insieme con altri cittadini fiorentini. Contemporaneamente fu nominato podestà di Camerino.
In questo periodo il Comune di Firenze, alleato degli Angioini, aveva concesso a re Carlo II un sussidio per la lotta contro Federico d'Aragona, sostenendo le spese dell'equipaggiamento e del soldo di circa quattrocento cavalieri e fanti che furono inviati a combattere in Sicilia. Il comando di queste truppe fu affidato al Buondelmonti. Ma non pare che questi militi facessero una buona prova sul campo di battaglia. Così per lo meno afferma il cronista siciliano Niccolò Speciale, secondo il quale, dopo grandi vanterie, si sarebbero ben presto dileguati.
Nel 1306 il B. fu podestà a Perugia e l'anno successivo ricoprì la stessa carica a Pistoia, dove dovette impegnarsi nella lotta contro Lippo Vergiolesi, fuoruscito ghibellino, che si era impadronito di Piteccio, borgo di montagna vicino a Pistoia, donde, insieme con una numerosa schiera di seguaci, insidiava la strada dell'Appennino. Già ai primi di settembre il B. pose l'assedio a Piteccio, conclusosi il 20 novembre con la capitolazione di Lippo Vergiolesi e dei suoi compagni, che tuttavia riuscirono a sottrarsi all'arresto e si rifugiarono nel castello della Sambuca, altro borgo della montagna pistoiese. Solo dopo tre anni il Comune di Pistoia riottenne il castello, dietro esborso di 11.000 libbre.
Quando nel 1308 Firenze scese in guerra contro Arezzo ghibellina, il B. fece parte del corpo dei feditori. Per i cinque anni successivi non abbiamo più sue notizie; ma quando nel 1311 Arrigo VII scese in Italia per essere incoronato imperatore, il B. fu tra coloro che combatterono strenuamente in difesa di Firenze, che nel frattempo si era data in signoria a Roberto d'Angiò. Nel 1314 venne nominato capitano di guerra contro San Miniato, i cui dintorni mise a fuoco; nell'anno 1315 fu eletto capitano di Montelupo. Intanto il partito ghibellino, dopo la morte di Arrigo VII, aveva di nuovo trovato una forte guida in Uguccione della Faggiuola che il 29 ag. 1315, nella battaglia di Montecatini, inflisse una grave sconfitta ai guelfi, fra le cui fila combatteva anche il Buondelmonti. Il suo nome è infatti registrato nella serie dei feditori del sesto di Borgo, presenti alla battaglia. Nel 1324 fu eletto podestà di Orvieto e nel 1325 partecipò alla battaglia di Altopascio, nella quale i Fiorentini furono di nuovo battuti dai ghibellini, guidati da Castruccio Castracani.
Dopo questa data non si hanno più notizie del B., che probabilmente si era ritirato dalla vita politica. Morì nel 1343. Lasciò tre figli, Accerrito, Francesco e Rosso, e una figlia Lisa.
Fonti e Bibl.: Nicolaus Specialis Historia sicula, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., X, Mediolani 1727, col. 1029; Delizie degli eruditi toscani, Firenze, XI, 1778, pp. 123, 210; XII, 1779, p. 264; Les registres de Boniface VIII, II, a cura di G. Digard, Paris 1890-1904, p. 530; Storie pistoresi (MCCC-MCCXLVIII), in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XI, 5, a cura di S. A. Barbi, p. 43; Chronicon parmense,ibid., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, p. 77; D. Tiribilli-Giuliani, Sommario stor. delle fam. celebri toscane, I, Firenze 1855, p. 43; G. Rondoni, Mem. stor. di Samminiato al Tedesco, Samminiato 1877, p. 80; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV, Firenze 1960, pp. 114, 194, 442; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Buondelmonti di Firenze, tav. VIII.