CARSUGHI, Ranieri
Nacque a San Sepolcro (Arezzo) il 25 apr. 1647, da famiglia discretamente agiata. L'8 apr. 1663 entrò nella Compagnia di Gesù, spinto dalla vocazione religiosa maturatagli verso il quindicesimo anno di età.
Dopo un lungo tirocinio di studi filosofici, il C. decise di dedicarsi all'insegnamento della retorica. Per ben sette anni, prima di avviarsi alla carriera "politica" attraverso la conquista di gradi sempre più elevati nella gerarchia dell'Ordine, insegnò presso il Collegio Romano. Fra le tante cariche ottenne anche quella di rettore di Perugia e di Macerata, di segretario generale della Compagnia e infine di provinciale di Roma. Morì il 7 marzo 1709.
Tra i contemporanei il C. fu noto per le sue raccolte di meditazioni (alquanto apprezzate, a giudicare dalle ristampe), "ordinate a purificar l'anima per meritar la protettione divina ne i presenti pericoli". Destinate alla pratica (inaugurata da Ignazio di Loyola) degli esercizi spirituali e dell'esame di coscienza, le "meditazioni" del C. (tutte stampate a Roma) sono strutturate per "punti" - sempre introdotti da un interlocutorio e persuasorio "considera che…" - e svolgono in stile piano temi che spesso hanno il loro punto di fuga in passi della tradizione testamentaria e patristica.
Nel 1703 furono pubblicate le Meditazioni per ciascun giorno della Quaresima, ristampate in edizione accresciuta nel 1704 e poi (con ulteriori aggiunte) nel 1709 nella raccolta in tre volumi Meditazioni sopra gli Evangeli per le domeniche di tutto l'anno e per ciascun giorno della Quaresima.La prima edizione delle Meditazioni sopra gli Evangeli risale però al 1705, anno in cui furono stampate per la prima volta anche le Meditazioni della passione di N. S. Gesù Cristo per il venerdì di tutto l'anno e dell'eccellenze della Madonna Santissima per li sabati di tutto l'anno.Nel 1704 erano apparse anche le Meditazioni per le feste di Cristo Nostro Signore, della sua SS. Madre e de' Santi.
La fama del C. non è però affidata a questa selva di meditazioni con le quali il gesuita intendeva inchiodare il lettore a una riflessione guidata sul calendario liturgico, verso una totale conquista della "moralità" del fedele all'ufficialità della Chiesa tridentina. Gli sopravvisse soltanto un carmen didascalicum, scritto nell'elegante latino neoumanistico dei gesuiti (Roma 1709), per il tono suadente e bonario e per la facile citabilità didattica delle massime.
è l'Ars bene scribendi: un trattatello classicistico-umanistico in versi, diviso in quattro libri (I, De arte legendi probatos scriptorum libros et selecta adnotandi;II, De methodo scribendi;III, De imitatione;IV, Styli virtutes quaedam et vitia)e dedicato agli studenti che intendevano intraprendere lo studio della retorica.
Il carmen, benché pubblicato postumo, in quanto a composizione risaliva a molti anni prima del 1709; il C. amava recitarlo agli amici, senza tuttavia decidersi a darlo alle stampe. L'editore aggiunse in coda al trattatello un mazzetto di epigrammi latini, morali e religiosi, anch'essi del Carsughi.
Fonti e Bibl.: Nella totale assenza di studi biografici e critici, l'unica fonte alla quale si può attingere è la nota commemorativa (Typographus Lectori) premessa all'edizione dell'Arsbene scribendi (Roma 1709, pp. 3-8).Vedi anche A. e A. De Backer Bibliothèque des écrivains de la Compagnie de Jésus, I, Liège 1853, p. 175, da integrare e correggere con C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, Bruxelles-Paris 1891, coll. 782s. A testimonianza della fortuna del carmen vedi G. Mazzoni, G. Parini…, Firenze 1929, p. 206.