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DEL PACE, Ranieri

di Silvia Meloni Trkulia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)
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DEL PACE (Paci), Ranieri (Rinieri)

Silvia Meloni Trkulia

Nato a Pisa il 7 maggio 1681 da Tommaso, ricevette la sua prima educazione artistica in famiglia dal cognato Giacomo Perri, forse francese (Perrey?); visse fra Pisa e Firenze (il Gabburri, 1740 c., ne cita soggiorni anche a Urbino e Roma), dove studiò con Pier Dandini e Anton Domenico Gabbiani. Ebbe due mogli: la prima, di cognome De Cecchi, non gli dette figli, mentre dalla seconda ebbe tre figlie e un figlio.

I suoi maestri furono dei più tradizionali, e una solida cultura classicheggiante si nota nei suoi disegni (due agli Uffizi, un Autoritratto del 1733 al British Museum) e in molti dei dipinti su tela. È probabilmente giovanile (primo decennio del sec. XVIII) la bella Sacra Famiglia sull'altare della chiesa di S. Giuseppe a Pisa; più tarde sembrano l'Immacolata concezione della propositura di Montecatini Alto (oggi nel museo annesso) e un'altra mediocre versione dello stesso soggetto, in S. Giovanni Battista a San Detole (Dicomano), su un altare del 1729. Se guardiamo infatti a tele datate del secondo decennio dei secolo come quella presso il vescovado di Prato, sopravvissuta con altre tre alla serie eseguita (settembre 1712) in S. Lorenzo a Firenze per festeggiare la canonizzazione di Pio V (Le truppe benedette dal papa vincono gli ugonotti a Jarnac e Montcornet) e le due tele laterali della cappella Bardi di Vernio in S. Maria Novella a Firenze (oggi nel refettorio-museo), raffiguranti S. Domenico che brucia i libri degli albigesi e la Resurrezione di Napoleone Orsini, entrambe del 1716 (per la prima vi è un bozzetto nella collezione Bartolomasi Lodi Fé di Bologna), vi vediamo una progressiva adesione allo stile di Giovan Camillo Sagrestani. Nei dipinti sacri ordinatigli da Anna Maria Luisa de' Medici (Casciu, 1984-85) per la villa della Quiete (Vestizione di s.Guglielmo d'Aquitania e Battesimo di Cristo, 1727; Cristo portacroce, 1729) l'artista ritorna però a un pacato classicismo, certo ottemperando ai voleri dell'illustre committente. Della stessa epoca 0728 e dopo) è la parte principale della decorazione della chiesa dei Ss.Andrea e Lucia a Ripoli (Cascina): oltre alla pala d'altare col Martirio di s. Andrea, quattro storie di santi pisani in tele per traverso: S. Bona che riceve lo Spirito Santo, Miracolo di s. Ranieri reduce dalle Baleari, Martirio di s. Torpè, Vestizione di s. Ubaldesca.

Agli antipodi di questa produzione ossequiosa ai canoni romaneggianti della corrente più conservatrice nella pittura fiorentina dell'inizio del '700 sta l'attività a fresco che il D., insieme con M. Bonechi, G. Moriani e altri, svolse nell'impresa gestita da G. C. Sagrestani, e in cui i conti dei dare e dell'avere sono tutt'altro che chiariti.

Essa sembra avere inizio poco prima dei secondo decennio con la decorazione a fresco del palazzo Capponi (1704-1713), in cui pare spettino al D. (ma i pagamenti sono al Sagrestani) le sale con le Quattro stagioni (1704), i Quattro elementi (1706) e le Storie di Adone;prosegue con quella della chiesa di S. Verdiana a Castelfiorentino, in cui spettano al D. le cupole della terza e quinta cappella in cornu epistolae (Scoperta del cerchio di ferro intorno alla vita di s. Verdiana morta; Miracolo della cieca, 1716), e quella di S. Iacopo Soprarno a Firenze (cupola della seconda cappella sinistra). Col solo Sagrestani, il D. aveva lavorato a Volterra in S.Dalmazio (1709), affrescando "lo sfondo" mentre il capobottega dipingeva su tela due ovati con Storie di s. Benedetto;era di nuovo in sottordine nell'oratorio di S. Tommaso d'A'quino a Firenze (1710), nel cui soffitto il Sagrestani si riservò la figura del santo in gloria, lasciando al D. le scene nei medaglioni e a R. Botti le architetture.

Lo stile del D. nel secondo e terzo decennio è meglio riconoscibile; non così la cronologia. Non vi sono dubbi attributivi per gli affreschi nel palazzo Feroni (già Da Bagnano): una galleria con Storie di Enea, un Sacrificio di Ifigenia, il cui bozzetto in collezione privata di Strasburgo fu presentato alla mostra Gli ultimi Medici (1974, n. 174 bis), ma senza collegamento con l'affresco, e Storie della Genesi; e neppure per un Ratto di Proserpina nel palazzo Giraldi poi Taddei in via Ginori, in cui vediamo al lavoro anche G. D. Ferretti accanto alla squadra dei Sagrestani. Questa è poi responsabile della decorazione del palazzo Tempi (oggi Bargagli Petrucci): i soffitti di un salone (distrutto durante la guerra), e quattro salotti, in uno dei quali il D. affrescò IlTempo che esalta la Virtù e opprime i Vizi (bozzetto in collezione privata di Venezia esposto come di M. Bonecchi alla mostra Gli ultimi Medici, n. 109). La stessa équipe lavorò alla villa Tempi di Poggio alla Scaglia, dove Sagrestani e il D. sembrano aver dipinto insieme nella stessa stanza.

Sono perdute altre opere per chiese pisane (Transito di s. Giuliana, in S. Antonio, probabilmente giovanile) e fiorentine (la volta a fresco della cappella delle Stimmate sotto S. Lorenzo del 1718, la decorazione di angiolini nella cappella Riccardi in S.Pancrazio del 1719 e l'importante cupola di S.Ambrogio, dello stesso anno). Resta invece, benché mal restaurata, la cupoletta del 1721 nella cappella del Sacramento (o di S. Elisabetta) in Ognissanti, raffigurante una Gloriadi santi francescani e, nei peducci, quattro Padri della Chiesa. Ma la comprensione dell'epoca tarda del pittore è ostacolata dalla perdita dello sfondo della cappella della beata Giovanna nella Pieve di Signa, che il D. realizzò nel 1737-38 con Antonio Nicola Pillori e Filippo Giarrè (Fontani, 1802).

Morì a Firenze fra il 9 e il 27 febbr. 1738.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Medici e speziali, 264, c. 359v; Firenze, Biblioteca nazionale, Mss. Pal. 451: G. C. Sagrestani, Vite de' pittori [1716 c.], cc. 43v-44r; Ibid., Mss. E.B.9.5: F. M. N. Gabburri, Vite dei pittori II 719-411, IV, p. 247; Firenze, Archivio Gallerie fiorentine: schede ministeriali nn. 09/00 (per Ripoli e San Detole); Pisa, Arch. Soprintendenza BAAAS (per Ripoli); P. Titi, Guida per il passeggero dilettante di pittura, scultura ed architettura nella città di Pisa..., Lucca 1751, pp. 136 s., 224; I. Hugford, Vita di Anton Domenico Gabbiani..., Firenze 1762, p.681 I. Ansaldi, Descrizione delle sculture, pitture et architetture ... di Pescia, Bologna 1772, p. 54; A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, II, Pisa 1792, p. 313; III, ibid. 1793, pp. 219, 297; F. Fontani, Viaggio pittorico della Toscana, II, Firenze 1802, p. 136; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1808], a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 197; P. Torrini, Guida per la città di Volterra, Volterra 1832, p. 153; F. Fantozzi, Nuova guida ... di Firenze, Firenze 1842, pp. 285, 373, 396, 547, 742; F. Baldanzi, Della chiesa cattedrale di Prato, Prato 1846, p. 236; G. Tigri, Pistoia e il suo territorio. Pescia e i suoi dintorni, Pistoia 1853, p. 360; E. Burci, Catal. della raccolta di disegni ... donata dal prof. E. Santarelli..., Firenze 1870, p. 204; A. Agostini Della Seta, I Melani a Firenze. Lettere artistiche, Pisa 1878, p. 136 n.67; A. Cinci, Volterra. Guida, Volterra 1885, p. 138; M. Cioni, La Valdelsa. Guida storico-artistica, Firenze 1911, p. 186; M. Marangoni, La pittura fiorentina nel Settecento, in Riv. d'arte, VIII (1912), pp. 71 s., 98; W. Paatz-E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. M. 1940, p. 34; II, ibid. 1941, pp. 392, 517; III, ibid. 1952, p. 726; IV, ibid. 1952, pp. 422, 572; V, ibid. 1953, p. 251;G. Marchini, Prato. Guida artistica, Firenze 1956, p. 55; P. Bigongiari, Due momenti del Seicento fiorentino e un geloso in Rococò, in Letteratura, XII (1964), p. 181; M. Gregori, 70pitture e sculture del '600 e '700fiorentino (catal.), Firenze 1965, pp. 35, 60; F. Gurrieri, Ilrestauro di Ognissanti a Firenze, in Antichità viva, VII (1968), 5, p. 24; A. Matteoli, Le vite di artisti dei secoli XVII-XVIII di G. C. Sagrestani, in Commentari, XXII (1971), pp. 206 s., 238 s.; P. Dal Poggetto, in Firenze restaura (catal.), Firenze 1972, pp. 66, 82, figg. 113 s.; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell'arte, Firenze. 1972, I, p. 131, fig. 111; II, pp. 662 s., fig. 529; S. Rudolph, Mecenati a Firenze tra Sei e Settecento, I, I committenti privati, in Arte illustrata, V (1972), 49, pp. 235, 237 n. 35; III, Le opere, ibid., VII (1974), 59, pp. 279, 284, 286, 291 s., 296 ss., figg. 12, 13, 17, 19, 20; P. Bigongiari, Il caso e il caos, I, Il Seicento fiorentino .... Milano 1974, pp. 89, 92, 99- 102, figg. 26 s.; F. Borroni Salvadori, Le esposizioni d'arte a Firenze dal 1674 al 1767, in Mitteil. des Kunsthistor. Institutes in Florenz, XVIII (1974), p. 80; G. Ewald, in Gli ultimi Medici. Il tardo barocco a Firenze (catal.), Firenze 1974, p. 294; A. Marabottini, Un piccolo problema di pittura fiorentina tardobarocca, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medioevale e moderna dell'Università di Messina, I (1975), pp. 42 s., tav. XLIII, 1; G. Barbera, Gli apparati per le feste di canonizzazione di Pio V..., ibid., II (1976), pp. 50 s., tav. XLI, 1; M. Gregori, Per il periodo giovanile di G. D. Ferretti, in Kunst des Barock in der Toskana, München 1976, pp. 370, 373, 377, figg. 5, 10; S. Rudolph, La "voga turca" nella pittura fiorentina dopo la vittoria sugli Ottomani nel 1683, ibid., pp. 327, 330, 332, fig. 9; G. De Iuliis, La cappella Riccardi in S. Pancrazio a Firenze, in Commentari, XXIX (1978), p. 133; F. Lessi-U. Bavoni, Arte a Volterra. La pittura nelle chiese volterrane, Pisa 1980, p. 50; M. C. Casali, in R. Roli-C. Sestieri, I disegni ital. del Settecento, Treviso 1981, pp.XLIX, LIV, 67 s., figg.106 s.; S. Casciu, Ilmecenatismo artistico di Anna Maria Luisa de' Medici elettrice palatina, tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 1984-85, pp. 246 s., 253; M. C. Improta, La chiesa di S. Verdiana a Castelfiorentino, Pisa 1986, pp. 14, 73 s., fig.22, tavv.XXVIIs., XXXI s.; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 117 (sub voce Pace [Paci], Ranieri del); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, VIII, Torino 1975, p. 242, figg. 345 s. (sub voce Pace, Ranieri del).

Vedi anche
Prato Comune della Toscana (97,6 km2 con 185.603 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. Si estende a 61 m s.l.m. presso lo sbocco in pianura della valle del Bisenzio, ai piedi del gruppo calcareo della Calvana. Fino agli inizi del 20° sec. lo sviluppo topografico della città risultava contenuto entro il perimetro ... Toscana Regione dell’Italia centrale (22.993 km2 con 3.677.048 ab. nel 2008, ripartiti in 287 Comuni; densità 157 ab./km2). Di forma grosso modo triangolare, ha limiti naturali relativamente ben definiti, in quanto corrisponde approssimativamente al versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale, compreso ... Pisa Città della Toscana occidentale (185,2 km2 con 87.461 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. Sorge a circa 12 km dal Tirreno, nella pianura alluvionale costiera formata dall’Arno, che l’attraversa dividendola in due parti, di cui quella destra contiene il nucleo primitivo dell’abitato, mentre quella ... barocco Termine usato per designare, criticamente e cronologicamente, una produzione artistica e architettonica sviluppatasi in Italia e nel resto d’Europa nel corso del sec. 17°. arte e architettura Dalla fine del Seicento, l’aggettivo francese baroque, tratto dal portoghese barroco (irregolare, riferito alla ...
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pace s. f. [lat. pax pacis, dalla stessa radice *pak-, *pag- che si ritrova in pangere «fissare, pattuire» e pactum «patto»]. – 1. a. Condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di...
requiescant in pace
requiescant in pace 〈rekui̯èskant ...〉 (lat. «riposino in pace»). – Frase con cui termina la preghiera dei defunti (v. la voce prec.). Si ripete spesso nel linguaggio com., per lo più al sing., requiescat in pace, parlando di un morto,...
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