RANIERO da Ponza
RANIERO da Ponza. – Nacque nel XII secolo in data imprecisata e in luogo sconosciuto; ignota è anche la data del suo ingresso nell’ordine cistercense.
Il cronista inglese Ralph di Coggeshall lo definì «claris ortus natalibus» (Radulphi de Coggeshall, Chronicon Anglicanum, a cura di J. Stevenson, 1875, p. 131), ma la notizia non trova conferme; essa pare piuttosto ricalcare consolidati topoi agiografici. Se il titolo di magister che egli gli attribuì (ibid.) potrebbe avere qualche fondamento di verità – anche l’agiografo di Gioacchino da Fiore lo disse «liberalibus eruditus» (Vita b. Joachini abbatis, in Grundmann, 1960; trad. it., 1997, p. 187) – inesatto è invece il titolo di «abate», presente nel racconto della canonizzazione di Gilberto di Sempringham (The Book of St. Gilbert, a cura di R. Foreville - G. Keir, 1987, p. 176): Raniero non ricoprì mai la carica abbaziale.
Una lettera che Raniero indirizzò all’abate di Cîteaux attesta che fu monaco nell’abbazia di Fossanova (Latina): è detto infatti «de Fossa Noua» sia nell’intitolazione sia nelle parole finali che accompagnano la missiva (Lettera di Raniero..., in Rainini, 2016, pp. 132, 137). Tale appartenenza è adombrata anche nel fatto che il cardinale Ugo di Ostia (più noto come Ugolino) inviò una lettera in mortem di Raniero a tre abati cistercensi, il primo dei quali era proprio l’abate di Fossanova (Lettera del cardinale Ugo di Ostia, in Rainini, 2016, p. 139). Il toponimo che ritroviamo usualmente associato al nome di Raniero tuttavia non è tanto «di Fossanova», quanto «da Ponza». L’isola tirrenica fu infatti il luogo in cui, in data imprecisata, egli si ritirò a vita eremitica.
Non è chiaro se Raniero visse in solitudine a Ponza già prima di incontrare Gioacchino da Fiore: la Vita anonima sembra indicarlo, quando afferma che il monaco raggiunse Gioacchino «a finibus regni, de insula Pontiana» (Vita b. Joachini abbatis, cit., p. 187). Le prime notizie certe su di lui, in effetti, risalgono solo al 1188, quando fu a fianco di Gioacchino da Fiore nel momento in cui questi si stabilì nella località calabra di Petralata-Petra Olei. L’anonimo agiografo narra che il primo a seguire Gioacchino da Fiore a Petralata fu proprio «frater Rainerius» (p. 187). In seguito, da Petralata i due si spostarono sulla Sila, in località detta Flos (Fiore Vetere, Cosenza), e qui condussero vita eremitico-comunitaria almeno fino al settembre del 1192. Solo poco più tardi (1194) il luogo si strutturò in abbazia (De Fraja, 2006, pp. 85 s., 151-155). Danno testimonianza di questo periodo anche i Miracula di Gioacchino da Fiore: in due episodi l’agiografo dice di rifarsi al racconto di Raniero in persona (Adorisio, 1989, pp. 117 s.). Inoltre Raniero e Gioacchino da Fiore congiuntamente, ante 23 novembre 1192, scrissero a Luca, monaco nell’abbazia di Casamari (Frosinone), perché accettasse la nomina ad abate della Sambucina (Cosenza; «Memorie» dell’Arcivescovo Luca, in Grundmann, 1960; trad. it. 1997, p. 193). In quel medesimo periodo (autunno 1192) il Capitolo generale dell’ordine inviò ai due cistercensi un richiamo disciplinare (Twelfth Century Statutes from the Cistercian General Chapter, 2002, pp. 250 s.). In seguito, le strade dei due paiono dividersi, anche se Raniero, successivamente, si presentò ancora legato all’insegnamento di Gioacchino.
Negli anni seguenti Raniero si ritirò (nuovamente?) a Ponza. Sia Ralph di Coggeshall sia Ugo di Ostia dichiarano che il monaco aveva ricevuto un’autorizzazione particolare per vivere in solitudine (Chronicon Anglicanum, cit., p. 131; Lettera del cardinale Ugo di Ostia, in Rainini, 2016, p. 141). Sull’isola Raniero viveva in compagnia di almeno un socius, e, secondo la testimonianza di Ugo, era spesso raggiunto da coloro che volevano ascoltarne i consigli (re, principi e prelati), e teneva numerosi contatti epistolari; il cardinale lamentò peraltro la perdita di una sancta epistularis collatio dell’eremita (p. 142).
Al 1198 risalgono i primi sicuri contatti con la Curia pontificia. In questa fase essa divenne lo scenario in cui ormai Raniero operava, a scapito di Ponza. Il 16 aprile Innocenzo III scrisse al «dilecto filio Rainerio», inviandolo in Spagna e affidandogli lo scioglimento del matrimonio tra Alfonso IX, re di León, e Berengaria, figlia di Alfonso VIII di Castiglia; avrebbe dovuto inoltre ristabilire la pace tra quest’ultimo e Sancho VIII, re di Navarra, e occuparsi della lotta contro gli eretici presenti nel Sud della Francia. Alla lettera del 16 aprile ne fecero seguito altre, di poco successive, relative alla missione: 21 e 24 aprile, 2, 13 e 28 maggio, 6 giugno, e, a incarico concluso, 30 ottobre 1198; il 23 dicembre Raniero era ancora presente nel Midi (Reg. Inn. 1, alle date). L’anno successivo, il 7 luglio 1199, il papa lo incaricò nuovamente, ora come legato a latere, di organizzare la lotta agli eretici. Seguì presto un’altra lettera, del 12 luglio (Reg. Inn. 2, alle date). Il capitolo generale cistercense di quell’anno ordinò infine all’abate di Bonneval di presentarsi a Raniero, perché dirimesse una questione economica (Twelfth Century Statutes, cit., pp. 443 s.): nel settembre del 1199 il monaco era evidentemente ancora nel Sud della Francia. Nel corso di queste sue missioni, egli ebbe modo di parlare di Gioacchino da Fiore e della sua opera.
Innocenzo III ricorse all’opera di Raniero anche per risolvere il caso degli umiliati: il monaco fece parte di una commissione che, nel corso del 1201, vagliò la regola di quest’ordine misto, normandone la vita religiosa secondo tre gruppi distinti (religiosi chierici e laici, laici coniugati), che avrebbero seguito distinte regole. In questo ordinamento si è voluto vedere un richiamo all’ordinatus ordo di Gioacchino da Fiore, come espresso nella Concordia e nel Liber Figurarum (Rainini, 2016, pp. 37-45). Il ruolo di consigliere di Innocenzo III svolto da Raniero è confermato dalla notizia che egli ne fosse anche confessore nonché interprete di sogni (Alberzoni, 1997). È quanto testimonia l’anonimo racconto della canonizzazione di Gilberto di Sempringham, canonico inglese: nel gennaio del 1202 il papa, incerto se riconoscerne la santità, si risolse infine per accogliere le richieste dei postulatori dopo che Raniero interpretò un suo sogno, confermando così la santità del canonico (The Book of St. Gilbert, cit., pp. 170-178).
Raniero si distinse anche per l’azione mediatrice tra papato e vertici dell’Ordine cistercense. In due occasioni il suo intervento fu dirimente. Tra la fine del 1199 e il luglio del 1201 l’Ordine si oppose al pontefice, rifiutando di pagare una pesante tassa a favore della crociata. La controversia si risolse anche grazie all’intervento di Raniero, secondo quanto riferiscono sia Ralph di Coggeshall sia Cesario di Heisterbach (Rainini, 2016, pp. 45-51; 60-72). Il secondo episodio si colloca nel 1202; è lo stesso Raniero che, mediante il suo unico scritto conosciuto, ci chiarisce la questione, pur con un linguaggio fortemente allegorico e il ricorso alle complicate concordie bibliche di Gioacchino da Fiore.
La lettera inviata all’abate di Cîteaux Arnaldo si sofferma sui contrasti interni relativi alle modalità di elezione dei quattro primi abati cistercensi e in particolare al ruolo in essa dell’abate di Cîteaux; tali contrasti avevano ancora una volta suscitato l’irritazione di Innocenzo III, che aveva ventilato gravi provvedimenti. Lo scritto esortava l’abate di Cîteaux a superare le tensioni con i primi abati, per salvaguardare la sopravvivenza dell’Ordine (Lettera di Raniero, in Rainini, 2016, pp. 132-137). L’antico legame del monaco con Gioacchino da Fiore, inoltre, potrebbe essere uno dei canali tramite cui Innocenzo III conobbe le opere dell’abate calabrese, a più riprese citate nei suoi Registri (Egger, 2001).
Un ultimo incarico politico conferito a Raniero è databile al 1206: fu inviato in Terra di Lavoro per accogliere il giuramento di fedeltà di Diupoldo di Schweinspeunt, conte di Acerra (Gesta Innocentii, 1855, col. 68).
Il monaco eremita si spense infine tra il 1207 e il 1209, periodo in cui il cardinale Ugo di Ostia diresse a tre abati cistercensi la sua lettera in mortem di Raniero.
Il cardinale lo ricorda come un pater e ne evoca le qualità religiose, esegetiche e spirituali, le scelte di vita e le relazioni con la Curia papale (Lettera del cardinale Ugo di Ostia, in Rainini, 2016, pp. 139-142).
Dopo la morte, fino alla metà del XIII secolo, rimase traccia della sua memoria sia negli ordini cistercensi e florensi, sia presso la Curia pontificia (Rainini, 2016, pp. 102-106); la vita solitaria sperimentata a Ponza ebbe un seguito negli eremi che vi sorsero, collegati all’abbazia di Fossanova (Grundmann, 1960; trad. it. 1997, pp. 118 s.). Ben presto si delineò, accanto agli scritti falsamente attribuiti a Gioacchino da Fiore, anche il profilo di uno pseudo-Raniero autore di testi profetici, collocabili entro il contrasto tra papato e impero negli anni centrali del XIII secolo. Al monaco eremita infatti furono ascritti due testi, il De decem plagis e l’Expositio super sibillis et Merlino. La tradizione sembra peraltro adombrare anche un altro scritto, oggi perduto, cui questo filone pseudoepigrafico si rifarebbe. Ulteriori accenni a Raniero compagno di Gioacchino da Fiore si ritrovano anche nel tardo De oneribus prophetarum (Rainini, 2016, pp. 106-119).
Fonti e Bibl.: Cesarii Heisterbacensis Dialogus miraculorum, a cura di J. Strange, I-II, Coloniae-Bonnae-Bruxellis 1851; Gesta Innocentii III papae, in PL, CCXIV, Paris 1855, coll. 15-228; Radulphi de Coggeshall, Chronicon Anglicanum, a cura di J. Stevenson, London 1875; Lettera del cardinale Ugo di Ostia: E. Winkelmann, Analecta Heidelbergensia, in Archivio della Società romana di storia patria, II (1879), 363-367, nuova ed. in M. Rainini, Il profeta del papa, Milano 2016, pp. 139-142; B. Griesser, Rainer von Fossanova und sein Brief an Abt Arnald von Cîteaux, in Cistercienser Chronik, LX (1953), pp. 151-167 (nuova ed.: Lettera di Raniero da Ponza ad Arnaldo abate di Cîteaux, in M. Rainini, Il profeta del papa, Milano 2016, pp. 132-137); H. Grundmann, Zur Biographie Joachims von Fiore und Rainers von Ponza, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XVI (1960), pp. 437-546, anche in Id., Ausgewählte Aufsätze, II, Stuttgart 1977, pp. 255-360 (trad. it., Gioacchino da Fiore. Vita e opere, a cura di G.L. Potestà, Roma 1997, pp. 101-202; lo studio contiene: Vita b. Joachimi abbatis, pp. 183-190; «Memorie» dell’Arcivescovo Luca di Cosenza, pp. 191-197); Die Register Innocenz’ III., I, 1. Pontifikatsjahr, 1198/1199. Texte, a cura di von O. Hageneder - A. Haidacher, Graz-Köln 1964 (Reg. Inn. 1); Die Register Innocenz’ III., II: 2. Pontifikatsjahr, 1199/1200. Texte, a cura di O. Hageneder - W. Maleczek - A.A. Strnad, Rom-Wien 1979 (Reg. Inn. 2); The Book of St. Gilbert, a cura di R. Foreville - G. Keir, Oxford 1987; A.M. Adorisio, La «legenda» del Santo di Fiore. B. Ioachimi abbatis miracula, Roma 1989; Twelfth Century Statutes from the Cistercian General Chapter, a cura di C. Waddell, Brecht 2002; Pseudo-Raniero, De decem plagis, in M. Rainini, Il profeta del papa, Milano 2016, pp. 152-158.
Studi raccolti in Florensia, XI (1997): M.P. Aberzoni, Raniero da Ponza e la curia romana, pp. 83-112; G. Cariboni, «Huiusmodi verba gladium portant». Raniero da Ponza e l’Ordine cistercense, pp. 115-135; V. De Fraja, Una vocazione d’oltralpe: Iohannes de Baiona, monaco florense, pp. 41-66; G.L. Potestà, Raniero da Ponza «socius» di Gioacchino da Fiore, pp. 69-82; F. Robb, Joachimist Exegesis in the Theology of Innocent III and Rainier of Ponza, pp. 137-152. C. Egger, Joachim von Fiore, Rainer von Ponza und die römische Kurie, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, Atti del 5° Congresso internazionale di studi gioachimiti, a cura di R. Rusconi, Roma 2001, pp. 129-162; G.L. Potestà, Il tempo dell’Apocalisse. Vita di Gioacchino da Fiore, Roma-Bari 2004, pp. 231-233; 248-250; V. De Fraja, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l’ordine florense, Roma 2006, pp. 63 s.; 85-87; 91 s.; 103 s.; 115 s.; M. Rainini, Il profeta del papa. Vita e memoria di Raniero da Ponza, eremita di curia, Milano 2016.