COURTENAY (Cortenays), Raoul de (Radulfus de Corteniaco)
Signore di Illiers e di vasti feudi nel Berry, nacque, ignoriamo esattamente quando e dove, dal principe Roberto, "grand bouteiller" del re Luigi VIII di Francia, e da una nobildonna, Mahaut, di cui non ci è noto il casato. Sposò Alice de Montfort, figlia di Guy de la Ferté-Alais, il quale, insieme con il fratello Simon (IV), aveva combattuto contro gli Albigesi, trovando la morte - pare - nel 1228. Di Alice si sa solo che portò in dote al marito metà della contea di Bigorre, nei Pirenei, e che morì nel 1255, probabilmente dando alla luce Mahaut (Magalta, Matilde, o, secondo il Durrieu, Maria), unico frutto della loro unione.
Come molti nobili del seguito di Carlo d'Angiò, allora conte di Provenza e re designato di Sicilia, nel 1265 il C. scese col suo signore in Italia, attratto dal miraggio di gloria e di onori, che l'impresa siciliana prometteva. Non conosciamo, per il silenzio delle fonti a noi note, quale sia stata la parte da lui avuta negli avvenimenti che portarono alla disfatta di Manfredi di Svevia, il 6 febbr. 1266; certo è, invece, che contribuì validamente a reprimere la resistenza di quei baroni che, anche dopo la sconfitta di Corradino di Svevia a Tagliacozzo (23 ag. 1268), avevano seguitato ad osteggiare in maniera irriducibile il sovrano angioino. Il C. dovette godere della stima e del favore del re Carlo I, di cui dovette sapersi meritare anche la riconoscenza se questi lo remunerò largamente per i servizi resigli. In alcuni documenti cancellereschi in francese egli viene definito "chevalier terrier de l'hotel": era dunque annoverato fra i cavalieri regolarmente investiti del possesso di terre feudali. Altre fonti lo ricordano fra i "cousins" del re, insieme con Bertrand de Baux, Hugues de Brienne, Thomas de Coucy, e Gui, Jean, Philippe de Montfort. Signore dei feudi di Lanciano, Atessa, Palleta, Pesco Pignataro, e della metà del feudo di Borrello in Abruzzo (per i quali nei diplomi di nomina si specifica il corrispettivo in once d'oro per i pagamenti fiscali), nel giugno del 1268 venne creato "comes Theatinus": solo nel luglio dell'anno successivo, tuttavia, prese effettivamente possesso dei suoi nuovi domini. Il "comitatus Theatinus", che aveva per confini la Maiella, a Occidente, l'Adriatico, a Oriente, il territorio di Pescara a Settentrione ed il fiume Trigno a Meridione, non comprendeva la città di Chieti, in quell'epoca ancora soggetta ad un vescovo conte. Lo prova, tra l'altro, il fatto che, per la città di Chieti, nella concessione regia non viene specificato il valore in once d'oro; e che nel 1270 una certa Thomasia, "uxor quondam Simonis comitis Theatini", richiese il suo dotario iscritto sui beni di quel contado.
Il C. non poté governare a lungo il suo nuovo dominio: le fonti riferiscono infatti che morì due anni dopo la sua nomina a "comes Theatinus": nel 1270, dunque, o nel 1271. Sembra tuttavia più probabile la prima delle due datazioni, perché nei registri della Cancelleria angioina è conservato un documento del 1270, in cui il re ordinava l'inventario dei beni del "quondam" Raoul de Courtenay.
Scomparso il C., gli successe come erede nei feudi italiani la figlia Mahaut, signora di Pendy, di Neuves, di La Motte-les Champignelles e di Villeneuve-les Genets. I suoi diritti all'eredità paterna furono sollecitamente riconosciuti da Carlo d'Angiò, il quale ordinò di "integraliter resignare nobili mulieri Magaltae de Cortiniaco carissimae consanguineae et fideli nostrae" quei feudi, che "ipsius pater tenuerat cum infrascriptis tantum civitatibus, castris, villis, et locis... ". Il sovrano ebbe modo di manifestare anche in seguito la sua benevolenza nei confronti di Mahaut. Le assegnò una rendita annua di 400 once d'oro; intervenne a proteggerla, quando le di lei proprietà furono devastate dagli astati della contessa di Manoppello e da quelli di Oderisio di Sangro; si schierò dalla parte di lei, quando ella fece ricorso contro gli "excessus" perpetrati da alcuni suoi vassalli; non accolse le lamentele degli abitanti di Lanciano per i "gravamina illis illata"; intervenne in una controversia apertasi fra Mahaut ed il giustiziere d'Abruzzo; concesse alla nobildonna di abitare nel feudo di Sarno. Provvide anche a trovarle un marito: Filippo di Fiandra, quintogenito di Guido Dampierre, nato - pare - intorno al 1251. Il matrimonio non avvenne prima del 1284. All'atto delle nozze il re versò le 400 once d'oro promesse nel 1270; "pro maritagio", inoltre, concesse diversi feudi, tra cui Vicalvi, tolto ad Adenolfo d'Aquino. I privilegi rilasciati da Carlo d'Angiò a Mahaut furono tutti confermati dal successore di quello, Carlo II, il quale li aumentò con la concessione di altre 200 once d'oro di rendite, in parte pagate con il feudo di Loreto, in Abruzzo, tolto a Corrado d'Antiochia, sempre vivo e ribelle. Mahaut morì, secondo alcuni, nel 1305, subito dopo il ritorno del marito da una missione all'estero; secondo altri, nel 1301.
Fonti e Bibl.: G. Ravizza, Collezione di diplomi e di altri docum. dei tempi di mezzo e recenti da servire alla storia della città di Chieti, I, Napoli 1832, pp. 13-16; D. Durrieu, Les archives angevines de Naples, II, Paris 1887, pp. 230, 242, 311; I registri della Cancell. angioina, a cura di R. Filangieri, I-IV, Napoli 1950-1952, ad Indices; VI-IX, ibid. 1954-1957, ad Indices; XI-XII, ibid. 1958-1959, ad Indices; XVIII, ibid. 1964, p. 3; XX, ibid. 1968, pp. 82-92; XXII, ibid. 1969, pp. 31, 129, 131; G. A. Summonte, Dell'historia della Città e Regno di Napoli, II, Napoli 1675, p. 243; C. Minieri Riccio, Genealogia di Carlo I d'Angiò, prima generazione, Napoli 1857, p. 140; Id., Alcuni fatti riguardanti Carlo I d'Angiò dal 6 ag. 1252 al 30 dic. 1270, Napoli 1874, pp. 56 s.; N. F. Faraglia, I miei studi stor. delle cose abruzzesi, Lanciano 1893, pp. 210 s.; B. Croce, Filippo di Fiandra conte di Chieti..., in Arch. stor. per le prov. napol., LV(1930), pp. 9 s.; Dict. de biogr. française, IX, coll. 1017 ss.