Ruiz, Raoul
Ruiz, Raoul. – Regista cileno (Puerto Montt 1941 - Parigi 2011). Tra i più prolifici e visionari cineasti della storia del cinema, dagli anni Sessanta dei suoi inizi in Cile e poi in quegli anni del suo vagabondare creativo per il mondo e del suo esilio europeo, fino al ritorno sui set cileni all'inizio del 21° secolo. La sua vocazione di affabulatore e artefice di immagini e situazioni labirintiche è erede tanto dell’universo onirico dei surrealisti, quanto dei mondi 'paralleli' della letteratura fantastica (soprattutto latinoamericana e di ascendenza borgesiana) e si è aperta alle più inconsuete invenzioni formali. Ciò si riscontra in film come Combat d’amour en songe (2000), dove il paesaggio scivola dal reale al sogno intessendo una complessa trama di coincidenze e apparizioni memore dell’immaginario lussureggiante dei simbolismi ermetici e alchemici rinascimentali. Mentre il gioco combinatorio degli enigmi di mistery quasi metafisici si dipana nell’intreccio obliquamente noir di Une place parmi le vivants (2003), o nelle geometrie mentali pervase di ambiguità in Ce jour-là (2003 ) o nel puzzle vampiresco e perturbante ambientato in una dimora misteriosa di Nucingen Haus (2008). Trasfigurazioni letterarie reinventate in forme labirintiche sono Fils de deux mères ou comédie de l'innocence (2000), da M. Bontempelli, e Les ames fortes (2001), da J. Giono, entrambi variazioni sul tema dell’identità e del doppio. E trascrizione allucinata e sontuosa di un mondo pittorico e erotico è il tormentato Klimt (2006). Può dirsi forse summa del suo universo visivo e stilistico Mistérios de Lisboa (2010), da C. Castelo-Branco, immerso nel 19° sec. dell’amato Portogallo visto come il microcosmo di una singola vita che si trasferisce, in parallelo alla fantasmagoria cinematografica, in una girandola di personaggi e di storie incastonate tra loro. Parallelamente R. ha realizzato in questi anni una serie di piccoli film sperimentali occasionati da laboratori di regia con studenti: Vertige de la page blanche (2003), Agathopedia (2008), L’estate breve (2009). Il primo decennio del 21° sec. vede una nutrita serie di film (anche in forma di serie televisive) che segna il ritorno di R. a un Cile visto come terra di visioni e sogni, cartografia immaginaria in cui si muovono insieme spettri familiari, fantasticherie dell’infanzia, stregonerie popolari, memorie autobiografiche, geografie dell’anima: Cofralandes, rapsodia chilena (2002), Dias de campo (2004), Le domaine perdu (2005), La recta provincia (2009), Litoral, cuentos del mar (2008). Infine, nel testamentario e postumo La noche de enfrente (2012), ritornano molte sue ossessioni: le avventure in territori magici, l’infanzia, i paradossi temporali, il tempo sospeso tra la vita e la morte, la possibilità per i corpi e le anime di rinascere nell’immagine cinematografica. Postumo è stato presentato anche il film (portato a termine e firmato dalla moglie V. Sarmiento, sua montatrice e regista a sua volta) Linhas de Wellington (2012).