PALERMI, Raoul Vittorio
PALERMI, Raoul Vittorio. – Nacque a Firenze il 20 maggio 1864 da Ernesto e da Annunziata Cerroni.
Sugli anni giovanili e su tutta la prima parte della sua vita si hanno pochissime notizie. Sappiamo che apparteneva a una famiglia benestante, studiò a Bologna e in gioventù viaggiò a lungo all’estero, acquisendo una buona padronanza delle lingue inglese e francese. Intrapresa la carriera di giornalista, fu tra i redattori de Il Popolo romano.
Fondato a Roma nel 1873 da Leone Fortis e acquistato nel 1875 da Costanzo Chauvet, che lo diresse fino alla morte, nel 1918, il giornale, che restò coinvolto negli scandali bancari dei primi anni Novanta, si segnalò per il suo costante ministerialismo e per le vivaci polemiche contro i partiti democratici.
Più documentata, anche se molte pagine restano avvolte nell’oscurità, è la seconda metà della vita di Palermi, quella dai primi anni del Novecento fino alla morte, durante la quale giocò un ruolo rilevante in alcune vicende politiche del paese. L’oscurità è giustificata dal fatto che questa fase coincise con la sua appartenenza a un’associazione segreta, la massoneria, e più precisamente con le cariche direttive che ricoprì all’interno della Gran Loggia d’Italia (GLI). Palermi fu uno degli artefici della nascita di questa obbedienza massonica, che si costituì ufficialmente il 21 marzo 1910 al termine di un percorso iniziato nel luglio 1908 con la scissione dal Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani (GOI) di un gruppo di logge di rito scozzese capeggiato dal pastore evangelico Saverio Fera.
Gli scissionisti imputavano al GOI di essersi trasformato in una specie di partito politico, trascurando gli aspetti rituali ed esoterici che da sempre caratterizzavano la fratellanza liberomuratoria per identificarsi in pieno con le battaglie della sinistra democratico-socialista e anticlericale.
Non si sa con esattezza quando Palermi fosse stato iniziato alla massoneria. Dai libri matricola conservati presso l’Archivio storico del GOI a Roma risulta che fu affiliato col grado di ‘maestro’ (il terzo del rito simbolico) nella loggia Dante Alighieri di Palermo il 13 novembre 1899, dove venne registrato come ‘pubblicista’. Nel 1902 figurava invece fra i membri della loggia Sicilia risorta di Monreale con la qualifica di ‘professore’. Nell’estate del 1908, allorché ricopriva la carica di maestro venerabile (ossia capo) di questa loggia, rispose all’appello di Fera e la traghettò, con tutti i suoi 99 iscritti, nel ‘Supremo Consiglio dei 33 della giurisdizione d’Italia e sue colonie’. Questa fu la prima denominazione assunta dal nucleo scissionista, che fece i maggiori proseliti proprio in Sicilia, dove dal luglio 1908 si pubblicò a Palermo un periodico, il Bollettino massonico, che fu diretto da Umberto Giordano Amari e divenne il portavoce semiufficiale del gruppo. Palermi, espulso nel settembre 1908 dal GOI, fu uno dei collaboratori del periodico e nel volgere di breve tempo arrivò ai vertici del nucleo dissidente. Nel 1910, quando venne fondata la GLI, fu eletto grande oratore aggiunto, entrando così da subito a far parte dei suoi massimi dirigenti.
La nuova istituzione massonica (e Palermi con essa) si segnalò per posizioni politiche assai più moderate e filogovernative rispetto a quelle del GOI, oltre che per la ricerca di un dialogo con la Chiesa cattolica che agli occhi dei ‘fratelli’ di Palazzo Giustiniani appariva inconcepibile. Nell’autunno del 1911 aderì con entusiasmo all’impresa di Libia e nell’ottobre 1912 ottenne un importante successo sul piano internazionale: il congresso mondiale dei Supremi Consigli del rito scozzese, tenutosi a Washington, riconobbe infatti la GLI come l’unica istituzione regolare esistente in Italia.
Quando Fera morì, il 29 dicembre 1915, gli subentrò Leonardo Ricciardi, che venne affiancato da Giovanni Francica Nava in veste di luogotenente e da Palermi nel ruolo di gran segretario. Palermi poi assunse la carica di gran cancelliere e nel gennaio 1918 quella di luogotenente del nuovo capo del Supremo Consiglio, William Burgess. Nell’aprile seguente divenne gran maestro della GLI, che proprio nel corso di quell’anno trasferì la sua sede in Piazza del Gesù (da cui poi avrebbe preso nome). Il 21 marzo 1919, infine, cumulò nelle proprie mani anche la carica di sovrano gran commendatore del Supremo Consiglio, raggiungendo il pieno controllo del sodalizio.
Palermi guidò ininterrottamente la GLI fino al novembre 1925, in un periodo che fu caratterizzato dalla sua forte crescita organizzativa (230 logge e circa 14.000 iscritti nel 1922), dalla sua ulteriore legittimazione sul piano internazionale (il convegno delle istituzioni di rito scozzese tenutosi a Losanna nel 1922 sancì definitivamente la regolarità del Supremo Consiglio guidato da Palermi, sconfessando di fatto quello afferente al GOI) e dalla crescente influenza che essa arrivò a esercitare nella vita politica nazionale.
L’obbedienza di Piazza del Gesù ebbe fra i suoi iscritti molti esponenti di primo piano del movimento fascista (fra gli altri Italo Balbo, Giuseppe Bottai, Roberto Farinacci, Giacomo Acerbo, Michele Terzaghi, Cesare Rossi ecc.) e svolse un ruolo non irrilevante nella sua ascesa al potere e poi nel consolidamento del regime in Italia e all’estero. Mentre infatti il GOI, dopo aver guardato con una certa simpatia ai primi passi del fascismo, optò per una linea di ferma opposizione, la GLI lo appoggiò senza alcun tentennamento.
Nell’ottobre 1922, nei giorni immediatamente precedenti la marcia su Roma, Palermi incontrò Mussolini e gli garantì il pieno sostegno economico e politico dell’istituzione da lui diretta, adoperandosi in particolare per orientare a suo favore taluni ambienti militari vicini alla corte. Il 12 novembre 1922 sottopose a Mussolini, che l’approvò, una dichiarazione di principi, con la quale l’obbedienza di Piazza del Gesù esprimeva la propria convinta adesione agli ideali fascisti. Il gran maestro inoltre offrì al duce il credito delle sue relazioni internazionali e in più occasioni rassicurò i confratelli delle logge inglesi e americane circa le reali intenzioni del nuovo governo italiano. Nell’ottobre 1925, per esempio, compì un viaggio a New York, Boston e Washington e vi svolse, come ebbe a rimarcare più tardi, «fervida propaganda pro Italia e Regime» (Tonlorenzi, 2004, p. 47).
Nondimeno, dopo il voto del Gran Consiglio del marzo 1923 con il quale la massoneria venne dichiarata incompatibile con l’iscrizione al Partito nazionale fascista, alla GLI non fu sufficiente l’incondizionato allineamento sulle posizioni mussoliniane per mettere al riparo le sue sedi dagli attacchi squadristi. Sebbene in misura nettamente minore rispetto a quelle del GOI, anche le sue logge furono oggetto di violenze e devastazioni, e poco valsero a proteggerle le reiterate professioni di fedeltà al regime espresse da Palermi (non da ultimo attraverso il sostegno alle liste fasciste in occasione delle elezioni politiche dell’aprile 1924).
Nel novembre 1925 l’approvazione della legge sulle associazioni segrete costrinse Palermi a sciogliere la GLI. Nel tentativo di mantenere in vita una struttura paramassonica che ne raccogliesse l’eredità fondò allora un sodalizio, denominato ‘Ordine nazionale italiano di cultura e beneficenza San Giovanni di Scozia’ (con un sottotitolo rivelatore dei suoi ideali: ‘Dio, patria, famiglia’), che sopravvisse però soltanto fino all’autunno 1926. Da questo momento cessò ogni attività liberomuratoria di Palermi, che nel settembre 1926 si trasferì a Palermo e in una lettera a Mussolini del gennaio seguente, plaudendo alle decisioni assunte dal duce nei confronti delle istituzioni massoniche, ribadì la sua «vecchia fede italianissima, antiparlamentare, autoritaria, imperialista» (ibid., p. 91).
Cominciò per lui una fase difficile della vita, segnata per qualche tempo dai controlli di polizia e dalle difficoltà economiche. Dal 1928, grazie all’intercessione di Arnaldo Mussolini e di Costanzo Ciano, a cui indirizzò negli anni numerose missive, ottenne un impiego al Ministero delle Comunicazioni, che gli venne confermato nel 1931 e nel 1934. Nel dopoguerra fu persino accusato di aver fatto parte della polizia segreta fascista (OVRA), e in effetti nel 1946 il suo nome comparve in un elenco ufficiale di 622 confidenti. Ma egli presentò ricorso e riuscì a dimostrare la falsità dell’imputazione.
Nonostante fosse ormai ottantenne, dopo la caduta del fascismo fu uno dei protagonisti del tentativo di ridar vita alla GLI, che si dipanò dal dicembre 1943 fra infinite polemiche e rivalità e dette luogo per alcuni anni alla proliferazione di numerose aggregazioni massoniche, ciascuna delle quali si proclamava legittima erede della tradizione di Piazza del Gesù. Fra il 1944 e il 1945 Palermi guidò uno di questi gruppi (detto di ‘via della Mercede’ dalla strada in cui aveva sede a Roma), finché nel gennaio 1946 si ritirò a vita privata conservando soltanto cariche onorifiche.
Morì a Roma il 3 febbraio 1948.
Dalla moglie, Emilia Scarpelli, aveva avuto quattro figli: Manfredi, Italo, Amleto e Gustavo.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio riservato (1922-1943), b. 62, f. Palermi Raoul; ibid., Min. dell’Interno, Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, 1928, cat. A 1, b. 21, f. Palermi Raoul; S. Spadaro, Documenti per la storia della massoneria scozzese italiana (1912-1946), Milano 1947, passim; M. Terzaghi, Fascismo e massoneria, Milano 1950, passim; R. De Felice, Mussolini il fascista, I, La conquista del potere, 1921-1925, Torino 1966, pp. 348 s., 352, 578, 659, 715; G. Vannoni, Massoneria fascismo e Chiesa cattolica, Roma-Bari 1980, ad ind.; A.A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Milano 1992, ad ind.; M. Moramarco, Piazza del Gesù (1944-1968). Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana, Reggio Emilia 1992; L. Pruneti, La tradizione massonica scozzese in Italia. Storia del Supremo Consiglio e della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. Obbedienza di Piazza del Gesù dal 1805 ad oggi, Roma 1994, ad ind.; M. Franzinelli, I tentacoli dell’Ovra. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Torino 1999, pp. 134, 672; F. Conti, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Bologna 2003, ad ind.; G.M. Tonlorenzi, R.V. P. Tra Massoneria e Fascismo, Bari 2004; L. Pruneti, Annali Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M., 1908-2010, Bari 2010, ad ind.