RAPA (fr. navet, rave; sp. nabo; ted. Rübe, Raps; ingl. turnip)
Si chiamano rape alcune specie e varietà del genere Brassica della famiglia Crocifere o le loro radici ingrossate, carnose, mangerecce. Esse sono piante erbacee, annuali o bienni, con foglie basali numerose e grandi, picciolate, più o meno lirato-pennatosette, irregolarmente dentate, le cauline sessili, cordato-amplessicauli; fusto fiorale eretto, ramoso, alto 50-60 cm.; fiori gialli o bianchi di 1-2 cm. di diametro, in pannocchie formate da racemi accrescenti; siliqua cilindrica con strozzature e rostro lungo circa 1 cm., sterile o 1-2 spermo.
Le rape sono coltivate da tempo assai remoto, ma incerta è la loro origine, come anche la loro classificazione scientifica e il loro riferimento a una o più specie tipiche originarie, dalle quali per secolari selezioni e incroci e per effetto d'ingentilimento prodotto dalla coltura sono state ottenute le numerosissime razze oggi coltivate, per cui regna non poca confusione tanto nella nomenclatura botanica, quanto in quella agrario-orticola, e nel linguaggio comune. Più generalmente si ritiene che le rape siano originarie dell'Europa settentrionale, donde la loro coltura si sarebbe diffusa nel resto d'Europa, in Asia e anche in America; che le varie razze siano da riferirsi a due tipi specifici: 1° la Brassica campestris L., che presenta forme a radice sottile, coltivate per l'estrazione dell'olio dai semi (v. colza) e forme a radice ingrossata (B. rapa L.); 2° la B. napus L., anch'essa con forme a radice sottile (ravizzone) e forme a radice ingrossata (B. napobrassica Mill., navone), cui si riferirebbero più specialmente le rape da foraggio.
Di lieve importanza sono però i caratteri differenziali che sono attribuiti alle dette due presunte specie: alla Br. campestris foglie verdi, ispide almeno ai margini, fiori aperti superanti i bottoni e perciò corimbosi; alla Br. napus foglie glauche, glabre, fiori aperti non superanti i bottoni e perciò racemosi.
Le razze di rape oggi coltivate sono assai diverse fra di loro per la forma dell'ingrossamento radicale e per il colore esterno del colletto. Per la forma si distinguono in: lunghe (cilindriche), semilunghe (coniche), tonde (sferiche), piatte (depresse). Le principali varietà da orto hanno quest'ultima forma. Per il colore si distinguono in: bianche, gialle e variamente colorate, nelle quali metà o più della radice è bianca o giallognola; mentre il colletto è tinto di verde o di violaceo o di rosso in tonalità diverse.
La rapa è molto usata nell'alimentazione umana nei paesi nordici. Nell'Italia meridionale e insulare è raramente usata o addirittura sconosciuta; è invece largamente consumata dalla Toscana in su. In alcune contrade si sogliono mangiare le sole radici (che internamente sono di colore bianco cristallino quasi trasparente, di sapore dolce e piccante) cucinate in svariati modi; in altre, invece, si preferiscono le foglie, recise al colletto di piante giovani non ancora spigate; in altre contrade, infine, si mangiano indifferentemente, e spesso insieme, tanto le foglie quanto le radici. In Toscana sono poi molto apprezzati gli steli fiorali, raccolti poco prima della antesi dei fiori, e che in tale stato sono chiamati "broccoli di rapa". Nei paesi a grande sviluppo zootecnico le rape sono estesamente coltivate come foraggere. S'impiegano come mangime tanto le radici quanto le foglie e sono particolarmente appetite dal bestiame vaccino. Le rape da foraggio si seminano alla fine dell'estate per raccoglierle dal novembre in poi. La semina si fa a dimora, impiegando circa 5 chili di seme per ha. Le radici, raccolte al loro massimo sviluppo, prima dei forti geli, sono passibili di lunga conservazione in magazzino; dove i geli non sono troppo forti, si lasciano nel terreno e si estraggono man mano che occorrono. Le rape da orto si possono seminare alla fine dell'inverno per raccoglierle in maggio-agosto (coltura possibile solo nei paesi non molto caldi), oppure in luglio-settembre per raccolte successive durante tutto l'inverno (coltura possibile anche in regioni calde). Anche per coltura ortiva la semina va fatta a dimora e, se necessario, si operano dei diradamenti.