CONTINUA, Rappresentazione
Con il termine di "rappresentazione continua" (che talora, meno bene, viene formulato in "r. continuata") si è reso il corrispondente tedesco kontinuirende o kontinuirliche Darstellungsweise, introdotto nella storia dell'arte dalla cosiddetta Scuola Viennese verso la fine del sec. XIX.
Esso venne posto in evidenza particolarmente da F. Wickhoff (v.) nella sua trattazione introduttiva (1895) allo studio delle miniature della Genesi del manoscritto viennese Theol. gr., 31, la quale segna una tappa fondamentale negli studî della storia dell'arte di età romana (ed è stata in seguito ristampata e tradotta a sé stante col titolo Arte Romana). Per rappresentazione c. si intende il modo di comporre, in pittura o scultura, scene animate da figure, rappresentando vari episodi successivi di una medesima "storia" entro lo stesso sfondo e senza suddivisioni mediante cornici o altro. Ma ciò che distingue la composizione concepita col modo della rappresentazione c. dal comune fregio di figure, non è tanto l'assenza di suddivisioni in scene distinte, che anche nel fregio possono mancare, quanto il fatto che gli stessi personaggi principali ritornano in ciascuno dei varî episodî raffigurati senza soluzione di continuità. Così, per esempio, nel fregio del Partenone si ha la rappresentazione di un corteo processionale che si svolge dinanzi allo spettatore, raffigurato in momenti sempre diversi, senza alcun riferimento ambientale. In esso non ha luogo la rappresentazione continua. Invece essa ha luogo nella Colonna Traiana, dove il fregio rappresenta diversi episodi di una campagna militare, in ognuno dei quali ritornano la figura dell'imperatore e di altri personaggi del suo seguito; così pure nel fronte di un sarcofago dove possiamo veder rappresentato il mito di Oreste, o. quello di Medea, e le figure principali ritornano a esser rappresentate più volte in varî episodî della narrazione, senza alcuna pausa, alcuno iato tra figura e figura. Lo stesso modo di comporre si trova nelle varie scene dell'Antico e del Nuovo Testamento che si susseguono sui sarcofagi cristiani del IV secolo.
I modi della rappresentazione c. vengono poi usati nell'arte europea sino alla piena età barocca, Il Wickhoff riconobbe giustamente nella rappresentazione c. lo strumento iconografico (anche se egli lo chiamò "stile") per le raffigurazioni di soggetto e di contenuto storico (che egli chiamava "la prosa storica" per distinguerle dall'"epica" e dal "dramma", contenuti ai quali avrebbe meglio corrisposto lo "stile integrativo" e quello "distintivo"; formulazioni che possono avere un valore pratico, ma non critico, e alle quali non è stato dato seguito). Il riconoscimento e l'analisi di questo particolare modo di comporre sono stati utili elementi dell'indagine storico-artistica, e le formulazioni del Wickhoff restano valide nel riconoscimento che la rappresentazione c. si adegua particolarmente alla raffigurazione storica e che i suoi modi si inserirono nello svolgimento stilistico come secondo momento di una raffigurazione concepita come situata entro un paesaggio illusionistico costruito entro uno spazio illimitato. Erronea, invece, si è dimostrata, accanto ad altre, la sua tesi che rappresentazione c. sorga come nuova invenzione in età romana e trovi per la prima volta la sua vera formulazione nell'arte traianea. Senza dubbio essa viene usata con una insistenza e una coerenza eccezionale nel lungo fregio elicoidale della Colonna Traiana (v.). Ma già nel fregio dell'Eretteo (v. Atene, vol. i, p. 779) la figura del protagonista ritorna più volte, ripetuta in episodi diversi. E poi le premesse al pieno sviluppo della rappresentazione c. si trovano poste tutte nell'arte del tardo ellenismo, che nel conseguente svolgimento del principio naturalistico fondamentale dell'arte greca, creò appunto la concezione dello spazio illusionistico e della rappresentazione del paesaggio. Nel fregio con la storia di Telefo nell'altare di Pergamo (circa metà del II sec. a. C.) si riscontrano precisi accenni di composizione secondo i principi della rappresentazione continua. Essa, però, si trova, in germe (cioè in casi isolati, non sviluppati in tutta la scena raffigurata), anche nelle composizioni di battaglie dell'arte del prossimo Oriente asiatico ed egiziano, anteriori alla grande arte greca. Si vedano specialmente i rilievi della spedizione di Ramesses II contro la città siriana di Qadesh, a Luxor (Wreszinski, ii, tavv. 16-25) e ad Abu-Simbel (Wreszinski, ii, tavv. 169-178). Accenni se ne riscontrano negli echi della pittura ellenistica che si possono riconoscere su ceramiche coeve e su pitture murali di età romana. Resta vero, peraltro, che a questo principio fu dato più ampio sviluppo e più rigorosa applicazione nell'arte di età romana, quando una società costituita su fondamenti così diversi da quella greca e da quella orientale, sentì la necessità di dare alla rappresentazione di narrazioni storiche e al loro implicito contenuto celebrativo, una rinnovata ampiezza, preminenza e grandiosità. E resta il fatto, che dal grande sviluppo che nell'arte di età imperiale romana venne dato a questo modo di composizione derivò la sua diffusione nell'arte medievale europea.
Nell'arte dell'Estremo Oriente, accenni di rappresentazione c. si trovano nei rilievi di stūpas indiani narranti la vita del Buddha (e sono stati riferiti a influenza ellenistica). Il problema non è stato sin qui posto dagli studiosi per l'arte cinese; ma non sembra che il principio della rappresentazione c. vi sia stato applicato.
Bibl.: F. Wickhoff, Die Wiener Genesis, Vienna 1895 (traduz. ital. L'arte Romana, Padova 1947); W. Wresezinski, Atlas zur altägyptischen Kulturgeschichte, Lipsia 1935; per l'arte indiana: A. Ippel, Indische Kunst u. Triumphalbild, in Morgenland, Heft 20, Lipsia 1939. Il problema della narrazione nell'arte antica (Egitto, Babilonia, Anatolia, Siria e Assiria, Grecia, Ellenismo ed età Romana, primo Cristianesimo) è stato oggetto di un symposium all'Istituto Orientale di Dumbarton Oaks, Washington: Narration in Ancient Art, in Am. Journ. Arch., 1956, pp. 43-91; sul problema della relazione fra spazio e tempo nell'arte orientale; H. A. Groenewegen-Frankfort, Arrest and Movement: An Essay in Space and Time in the Representational Art of the Ancient Near East, Londra e Chicago 1951.