RAPSODIA
. Per la rapsodia letteraria, v. rapsodi. Nella terminologia musicale di oggi questa voce corrisponde a una composizione strumentale, generalmente solistica, nella quale due o più temi - quasi sempre di origine popolare - vengono esposti in varie interpretazioni succedentisi secondo una forma d'assoluta libertà, come di fantasia.
Esempî se ne hanno non di rado nella produzione specialmente pianistica dai secondi romantici in poi: i più noti si trovano presso F. Liszt, il quale nelle sue numerose composizioni così intitolate lavora su canti, danze, marce di derivazione zingaro-magiara (nelle Rapsodie ungheresi) o iberica (nella Rapsodia spagnola), presentando questi elementi in una grande varietà d'effetti strumentali cui concorrono specialmente giuochi ritmici e armonici. Altri esempî, abbastanza simili nella posizione estetica, diedero J. Raff, A. Dvořák, C. Saint-Saëns, E. Lalo, ecc. Diversa la concezione delle rapsodie di J. Brahms, che sui temi - anche originali - svolgono un lavoro assai più interno e dialettico. Presso questo maestro troviamo del resto, sotto la designazione di rapsodia, anche un vasto lavoro per contralto, coro maschile e orchestra, sul Viaggio d'inverno nel Harz di Goethe. Designazione, questa, piuttosto derivata dal senso greco del termine.