RAS al-ĞUNAYZ
Nome dell'estremità orientale della Penisola Araba, nella regione del Ğa'alan (Sultanato di Oman), c.a 10 km a S della cittadina di Ras al-Ḥadd. Gli oltre cinquanta siti archeologici identificati nell'area sono concentrati in prevalenza a poche centinaia di metri a S del capo, in prossimità di una vasta depressione generata dall'azione erosiva di uno dei numerosi wādī che interrompono la continuità della costa. Le presenze archeologiche, segnalate per la prima volta negli anni Settanta da visitatori occasionali, sono state oggetto di ricerche sistematiche da parte del Joint Hadd Project diretto da S. Cleuziou e M. Tosi a partire dagli anni Ottanta. I siti sono distribuiti in un arco di tempo compreso tra il Neolitico e l'Età del Ferro e sono stati contraddistinti dalla sigla «RJ» seguita da un numero arabo. Le ricerche, ancora in corso, fecero seguito alla scoperta nel 1981 di un frammento di ceramica con un'iscrizione in caratteri originari della civiltà dell'Indo; dall'inverno 1985- 86 le ricerche della missione archeologica italo-francese si concentrarono attorno al luogo del ritrovamento, ai piedi della mesa di arenaria che domina lo sbocco dello wādī a ridosso della spiaggia. In particolare il sito denominato RJ-2 ha rivelato nel corso di otto campagne di scavo la presenza di una sequenza culturale compresa, a varie riprese, tra il IV e il III millennio a.C. La stratificazione del periodo I, datata al IV millennio a.C., è ricca di buche di palo, focolari, resti di faune ittiche e utensili in selce.
Testimonianze dello stesso orizzonte culturale, datate tra il V e il IV millennio a.C., sono state identificate nei siti di RJ-4, RJ-37, RJ-40, localizzati a Ν della mesa e nella limitrofa zona collinare. Nel sito di RJ-37 in particolare, sono state individuate e studiate aree di lavorazione della selce, protette da muretti semilunati di pietre e situate nei pressi di luoghi di estrazione.
Alla fase finale del periodo, attorno al 3000 a.C., appartengono alcune sepolture circolari in pietra localizzate ai piedi delle colline a O della falesia di arenaria (RJ-6). Si tratta di sepolture collettive, del tipo conosciuto come «Hafit», contenenti ossa umane in cattivo stato di conservazione e scarsi elementi di corredo. Il periodo I di RJ-2 rientra nella tradizione culturale dei siti costieri dell'Omān conosciuta precedentemente dalle ricerche della Missione Archeologica Italiana sul sito di Ras al-Ḥamra, presso Masqaṭ. La fase iniziale di occupazione di RJ-2, assieme ai siti di RJ-4 e RJ-37, testimonia diversi momenti dell'adattamento costiero lungo la costa omanita, attuato attraverso un'attività fortemente specializzata di intensivo sfruttamento ittico dell'Oceano Indiano e delle limitrofe lagune costiere.
Al deposito del periodo I di RJ-2 segue una stratificazione pertinente all'Età del Bronzo, provvisoriamente distinta in tre periodi strutturali (periodi II-IV) compresi nell'arco della seconda metà del III millennio a.C. Caratteristica dei periodi II-IV è la presenza di edifici con muri realizzati sovrapponendo grossi mattoni rettangolari di argilla cruda, spessi c.a 8 cm, a strati di terra argillosa pressata (pisé). A ridosso della base esterna dei muri sono presenti spesso allineamenti di pietre di grosse dimensioni, poste allo scopo di arginare l'erosione dovuta al ruscella- mento e alla risalita capillare. Gli edifici hanno dimensioni variabili e comprendono serie di ambienti rettangolari. L'accesso alle strutture e la comunicazione tra i diversi ambienti sono assicurate da porte, ciascuna delle quali è delimitata da una soglia in pietra posta in origine alcuni centimetri al di sopra del piano di calpestio. Un piccolo vano dell'edificio I-II, colmo di pietre, è stato interpretato dagli scavatori come il piano d'imposta di una scala di accesso al tetto. Poco più a Ν dell'edificio I-II cinque muretti paralleli in argilla cruda sono ciò che resta probabilmente di strutture di immagazzinamento esterne agli edifici. Ancora incerta nel quadro generale dello sviluppo del sito è la collocazione di piccole strutture, ampiamente documentate da buche di palo disposte in circolo e ben visibili sulla superficie erosa di abbandono dell'edificio I-II. In una fase intermedia della lunga sequenza strutturale degli edifici e dei loro numerosi interventi costruttivi è documentata inoltre la presenza di sepolture di neonato, quasi sempre senza elementi di corredo, poste sotto i piani di frequentazione di alcuni ambienti.
Le strutture finora identificate (edifici I-II, III, IV, V, VI e VII) documentano lungo tutta la seconda metà del III millennio un'occupazione legata probabilmente al ciclo stagionale e connessa comunque allo sfruttamento delle ricche risorse ittiche di questo tratto di costa e alla manutenzione delle imbarcazioni. Sulla base dei ritrovamenti si possono individuare comunque altre attività, anche se meno documentate, e in tal senso notevoli risultano le testimonianze di contatti a medio e lungo raggio. Le fonti più vicine di approvvigionamento del rame, p.es., attestato nel sito sin dall'inizio del periodo II, distano oltre 200 km da R. G.; sul posto, inoltre, non esiste alcun giacimento di argilla per la manifattura della numerose ceramiche di tradizione locale. A partire da una fase avanzata di occupazione la presenza di noccioli di dattero e di ossa di mammiferi offre testimonianza di meccanismi di integrazione economica con ecosistemi diversi costituiti dalle oasi e dalle zone montane dell'interno. I ritrovamenti più significativi sono quelli che documentano relazioni di scambio con terre più lontane. I sigilli a stampo, uno dei quali in rame con iscrizione della civiltà dell'Indo, e le giare per derrate alimentari anch'esse originarie della civiltà dell'Indo, già nella fase iniziale del periodo II testimoniano contatti con la costa del subcontinente indiano. Un frammento ceramico con inciso un carattere mesopotamico segnala il legame con il Golfo Persico e la terra di Sumer. Nell'ultimo quarto del III millennio vasi e sigilli in clorite e steatite connettono la costa nordorientale dell'Omān con quella del Makran attraverso analoghi ritrovamenti da numerosi siti protostorici dell'altopiano iranico. Nell'area di R. G. la sequenza di RJ- 2 corrisponde cronologicamente a una concentrazione di sepolture in pietra a pianta circolare, poste a poche decine di metri di distanza dal capo (RJ-11), e al sito di RJ-3, localizzato in prossimità della spiaggia attuale a E dello sbocco dello wādī.. Il complesso culturale della seconda metà del III millennio di R. G. trova una stretta corrispondenza con la facies culturale di Umm an-Nar, diffusa su tutto il territorio costiero nord-orientale della penisola araba e nota attraverso le ricerche condotte a partire dagli anni Cinquanta sull'isolotto omonimo situato a ridosso della costa degli Emirati.
L'assenza a RJ-2 di manufatti ceramici pertinenti alla fase di Wādī Suq è uno degli elementi che datano alla fine del III millennio una fase di notevole cambiamento nelle modalità abitative dell'area. Attorno al 2000 a.C. il nucleo abitativo si sposta sulla sommità dell'adiacente mesa di arenaria (RJ-i), dove ceramiche di questo tipo collocano cronologicamente le numerose strutture in pietra di forma sub-circolare affioranti dalla superficie. Sullo stretto gradiente che a Ν consente l'accesso alla falesia è stato parzialmente scavato un muro in pietra posto a difesa dell'abitato.
Tra il sito di RJ-2 e la spiaggia sono stati esplorati inoltre i depositi dell'Età del Ferro (RJ-2B, RJ-33), che per le caratteristiche finora osservate possono essere associati alla tradizione degli 'Ιχθυοφάγοι descritti dalle fonti classiche greche. Anche per questo periodo le testimonianze rinvenute indicano la preminente attività di sfruttamento delle risorse marine. In corrispondenza di uno spesso giacimento di sabbia e cenere ricolmo di resti di pesci e molluschi, protetto dal crollo di un lastrone di arenaria, una ciotola di steatite con versatolo e decorazione incisa e numerosi frammenti di ceramica d'impasto, testimoniano ancora una volta contatti con altre realtà socioeconomiche per ora non documentate sulla costa dello Ğa'alan. Pochi metri a S di RJ-33, nel sito denominato RJ-2B, alcuni cerchi di pietre affioranti dalla superficie sono forse da interpretare come strutture legate alla lavorazione e alla conservazione di pesci di grandi dimensioni.
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