RĀS SHAMRAH
S SHAMRAH Il promontorio di R. S., il "capo del finocchio", nella Siria settentrionale, è una elevazione del terreno di 30 m circa, estesa per 36 ettari, su un nucleo roccioso originario, di forma trapezoidale circondato da due rami di un fiumiciattolo, l'attuale Nahr el-Kebir. È stato oggetto dal 1928 di scavi estensivi e di saggi in profondità, insieme alla vicina località portuale di Minet el-Beida, da parte di una missione francese guidata da C. F. A. Schaeffer e a tutt'oggi è stato esplorato poco più di un ottavo della superficie totale, per più di 30.000 m2.
La città è stata riconosciuta ben presto come l'antica Ugarit, sede di un prospero regno nel II millennio a. C., e noto dalla corrispondenza di Tell el-῾Amārnah e da altri testi egiziani; aveva già questo nome, come ci è testimoniato da un testo da Mari, all'epoca di Hammurapi.
Attivo centro commerciale, posto allo sbocco delle vie carovaniere da Oriente, era il punto di imbarco per i traffici coll'Egeo e fin da epoca alta questo carattere mercantile è riconoscibile. La collina, che ha un'acropoli ed una larga terrazza intorno, distante circa un chilometro dal suo porto, ha fornito dati e risultati assai notevoli. Nonostante siano comparsi solamente parziali resoconti provvisorî e sia stato pubblicato sistematicamente solo il materiale più notevole (tra cui le tavolette delle quali si dirà in seguito) la situazione è chiara nelle sue linee generali. Si può quindi dare un'indicazione, specie per i livelli preistorici, abbastanza precisa. Sono stati, nel complesso, distinti cinque livelli che lo Schaeffer tende a dividere in tre fasi ciascuno sulla falsariga della cronologia dell'Evans. Abbiamo quindi: Livello V:C o Neolitico antico, preceramico: si notano resti di abitazioni a pianta quadrata e muri in mattoni crudi su fondazioni in pietra, con focolare interno e pavimenti in terra battuta. I rinvenimenti di figurine in argilla, alcune delle quali steatopigiche, possono porre interessanti confronti. Lo stabilimento è fortificato mediante uno spalto, rivestito esternamente di pietre a secco, che serve di consolidamento al bastione sottostante elevato con strati alterni di terra e ghiaia marina. Una data provvisoria, mediante il Carbonio 14, fa risalire il primo insediamento al VII millennio. L'industria comprende utensili ed armi in selce ed ossidiana. Livello V:B o Neolitico medio: compare la prima ceramica indurita al sole o sottoposta ad una cottura poco intensa. Si intonacano i muri ed il suolo delle abitazioni con uno strato di argilla fine. Questo livello è di durata breve e separato da quello anteriore e da quello seguente da una cesura ben chiara. Livello V:A o Neolitico recente: la ceramica assume un aspetto più evoluto e la cottura è più regolare: i recipienti sono a pareti sottili, nere o rosse, lucidate a stecca, provvisti di decorazione a rilievo e ad impressione riempite di bianco. Utensili di pietra e di selce; l'ossidiana diviene più rara. I pavimenti sono rivestiti da un sottile strato di intonaco biancastro. Livello IV:C o Calcolitico antico: caratterizzato da ceramica a pareti spesse di argilla bigia o grigia, coperta da una ingubbiatura giallastra o rosata, ornate con bande parallele di color rosso bruno, a volte con una leggera lucidatura a stecca. Questa ceramica viene considerata dallo Schaeffer identica a quella rinvenuta in Cipro, ad Erimi e Chirokitia, per cui sarebbero evidentemente documentati i rapporti tra questa isola e la costa siriana già in epoca assai alta. Livello IV:B-A o Calcolitico medio: caratterizzato da ceramica del tipo Tell Ḥalaf e Tell Arpashiyyah, con decorazione a motivi geometrici o figurativi, importata da un nuovo elemento etnico. Nella seconda fase di questo livello una produzione locale rimpiazza la ceramica di importazione. In questo periodo si eleva un bastione sulla china esterna con rivestimento di pietre, forse a cingere l'intero colle. Si hanno quattro fasi di abitazione con edifici a fondazione in pietra e a pianta quadrata. Livello III:C o Calcolitico recente I: piuttosto povero con mancanza assoluta di ceramica dipinta. L'elemento dominante è un vasellame, coperto da una modesta verniciatura rossa uniforme, probabilmente portata dal meridione da una nuova ondata etnica. Livello III:B o Calcolitico recente II: caratterizzato da ceramica decorata del tipo el-῾Ubaid. Forse si installa violentemente un nuovo popolo. Livello III:A o Bronzo Antico: separato dal precedente periodo da una netta rottura stratigrafica. È un periodo mal definito ma che mostra una ceramica grossolana e non decorata e la coesistenza della cosiddetta ceramica di Khirbet Kerak (v.), importata, e di una ceramica la cui forma più caratteristica è una grossa anfora piriforme decorata a pettine. Frequenti i silos scavati nel terreno ed attribuiti dallo Schaeffer ad un elemento etnico, proveniente da N, i Creuseurs de Silos. Il terminus ante quem è dato dall'inizio del Livello II:C, cioè 2000 a. C. circa.
Il Livello II vede all'inizio il livellamento degli strati superiori per la fondazione, probabilmente, degli edifici più importanti della città, tra cui i due templi gemelli dedicati a Ba῾al e a Dagan: questi presentano una sala quadrata, con spesse mura a doppio paramento su ampie fondazioni, preceduta da due cortili lastricati con un altare posto davanti all'ingresso del sacello; una scala dava accesso alle terrazze. Intorno ai santuari giacevano numerose stele raffiguranti divinità locali di tipo egiziano (l'elemento semitico era certamente presente già nel III millennio a. C.), sfingi di produzione egizia con cartiglio di Amenemḥēt III, una statuetta della principessa Khnumit, sposa di Sesostris I, probabilmente dono votivo, un'altra dell'alto funzionario egiziano Sesostris-Ankh, oltre ad amuleti e perle in cornalina con cartiglio di Sesostris I, dando così modo allo Schaeffer di postulare una effettiva dominazione faraonica nella Siria settentrionale all'epoca della XII dinastia; tale opinione, per altro, non è condivisa da altri studiosi, tra cui il Mellaart. Una rivoluzione patrocinata dall'elemento hurrita presente numeroso ad Ugarit (al cui ambiente artistico si vorrebbero far risalire due statuette già rivestite di una lamina probabilmente aurea, una di una dea seduta e l'altra di una divinità maschile stante, che peraltro il Frankfort data al XIV-XII sec. a. C., abbassando di tre secoli al minimo la data proposta dallo scavatore in base ad elementi stratigrafici) avrebbe portato, verso il 1750, alla distruzione dei monumenti egiziani, episodio, questo, connesso con l'avanzata Hyksos in Egitto ed alla debolezza della XIII dinastia. Altro elemento attivo intorno al XVIII-XVII sec. a. C. sarebbe quello minoico ma la scarsezza del materiale non permette di pensare che a qualche iniziativa mercantile sporadica, anche se non di scarso rilievo. Notevole per il sincretismo stilistico che pervade l'arte figurativa ugaritica è una stele di un dio (Ba῾al?) con la folgore in mano, datato al 1900-1750 dallo Schaeffer, mentre il Frankfort propone una datazione più bassa, 1450-1360. All'inizio del periodo una comunità di esperti metallurghi si insedia ad Ugarit: a loro vanno ascritte due interessanti statuette stilizzate ma con marcati tratti fisionomici armenoidi; tale comunità, che ha come segno distintivo il torques ed un pugnale ad impugnatura semilunata, si ricollega all'inizio della produzione di oggetti in bronzo nell'area che va dal Vicino Oriente all'Europa settentrionale. La città in questo periodo è cinta da una fortificazione e da un fossato e mostra le caratteristiche urbanistiche che saranno poi seguite anche nel livello successivo: vie tendenzialmente parallele con case raggruppate in isolati, fornite di un cortile con pozzo, di un piano superiore di abitazione e di una tomba di famiglia nel sottosuolo; in queste tombe è chiaramente discernibile una evoluzione strutturale che, partendo dal tipo a camera quadrata coperta da lastroni e con ingresso in un angolo, porterà agli esempî complessi e tecnicamente assai arditi del I Livello. La ceramica dei corredi è quella caratteristica "cananea" dell'ambiente siriano della prima metà del II millennio. Durante l'ultima fase del periodo una parte della città viene abbandonata - le cause sono ignote - ma alcune tombe mostrano che non vi è alcuna soluzione di continuità sostanziale.
Il I Livello è quello meglio documentato, se non altro estensivamente: i due templi, il palazzo reale con tutti gli annessi e la residenza del governatore sono gli edifici più significativi di questo periodo. Il palazzo ha una superficie di ben 9.000 m2, sei cortili di cui uno, detto "d'onore", lastricato, circa una settantina di vani e sale disposti intorno agli spazi aperti; sette entrate, con due colonne fra due ante, danno accesso al complesso, in cui la parte residenziale doveva essere disposta al primo piano a cui si accedeva attraverso undici scalinate. La necropoli reale era sistemata sotto il pavimento di alcuni vani, come di regola nelle abitazioni dei benestanti di Ugarit, ma, interamente saccheggiata, non ha fornito che della ceramica micenea. Il palazzo, come pianta, non ha, secondo lo Schaeffer, paralleli né in Mesopotamia né in Siria, ma si possono rilevare dei dettagli tecnici che fanno guardare più ad occidente, verso il mondo egeo. Ad E un poderoso bastione, in pietra squadrata, spesso 16 m con casematte all'interno, un fossato antistante, una postierla ed un corridoio sotterraneo, ed una torre quadrata, di 16 m di lato, difendevano l'accesso dalla parte del mare: questa opera non sarebbe anteriore al 16oo a. C. circa. Il palazzo, come tutta la città, è stato distrutto da un incendio, e quindi restaurato, verso il 1365; di ciò si ha anche una testimonianza dall'archivio di Tell el-῾Amārnah. Quattro archivi custodivano i documenti amministrativi e la corrispondenza interna ed estera sistematicamente a seconda della materia. Grazie a questi testi si è potuto ricostruire la storia dell'ultimo periodo di vita della città, dal XIV al XIII sec. a. C.: nonostante l'abbondanza di oggetti di stile egiziano o importati dalla valle del Nilo e che avevano fatto pensare allo scavatore ad una dipendenza se non ad un vassallaggio verso il faraone, Ugarit è stata attratta nell'orbita dell'impero hittita, come ha rilevato M. Liverani, fin dall'epoca di Shuppiluliuma e tale è stata la sua posizione fino alla distruzione della città. Oltre ai documenti del palazzo, una collezione di testi religiosi e mitologici è stata raccolta nella biblioteca del Grande Sacerdote, nella vicinanze del tempio di Ba῾al: essi sono essenziali per la conoscenza del mondo religioso di questo importante centro di scambi mercantili ma anche culturali. Complessivamente abbiamo testi in egiziano, hittito, hurrito, babilonese, cipro-minoico ed in cuneiforme ugaritico, vale a dire un sistema di ventinove segni ben adatto alla lingua locale affine al fenicio e all'ebraico e cioè col gruppo nord-occidentale delle lingue semitiche. La città ricalca in generale lo schema del II Livello, ma le tombe mostrano dei perfezionamenti tecnici quali il dròmos di ingresso con scalini, accurati sistemi per le libazioni ai defunti, pseudo-finestre ed ossuarî laterali, ed una vòlta a sezione ogivale elevata in pietre squadrate che lo Schaeffer attribuisce all'elemento miceneo. Le case a due piani, con cortile interno, sono sempre raggruppate ad insulae determinate dalle vie più o meno ortogonali fra loro e che seguono anche l'andamento delle mura del II Livello. I quartieri si stendono sull'acropoli e sulla terrazza ai piedi di questa. Le fortificazioni di questo periodo non sono state rintracciate. Siamo, in questo periodo, di fronte ad una massiccia importazione di ceramica micenea in specie da Rodi e da Cipro. In realtà sono stati i commercianti di questa isola ad aprire la via al commercio miceneo ad Ugarit: dalla fine del XVI alla metà del XV sec. a. C. sono unicamente i prodotti ciprioti ad essere adoperati ad Ugarit, sia pure in mezzo alla massa della ceramica cananea. È dalla metà del XV sec. a. C. che il commercio miceneo prende piede in Siria, e ad Ugarit in modo particolare, ed è ben probabile che vi fosse una stabile comunità micenea, se non ad Ugarit stessa, almeno a Minet el-Beida dove le prime installazioni commerciali del porto risalgono al XV sec. a. C.; sono state, tra l'altro, trovate molte figurine fittili ed impianti di libazione e di culto funebre che attestano localmente riti funerarî egei. Tra i materiali più notevoli ricorderemo il letto da riposo, con testata in avorio a pannelli figurati, di delicatissima fattura locale anche se profondamente influenzato dall'Egitto, rinvenuto tra le macerie del palazzo insieme ad una splendida testa, con elmo, ad un tavolo a piede centrale, con disegni ad intarsio, ambedue in avorio, tutti attribuibili all'ultima fase di vita del palazzo. Non certo ultimi da rammentare, dalle vicinanze del tempio di Ba῾al, la patera e la coppa in oro, con figure a zone concentriche, caratteristiche dell'arte siriana del periodo 1450-1360. Da una tomba della zona proviene lo splendido coperchio di pisside con la raffigurazione della Pòtnia theròn, probabilmente fabbricato localmente da un artista miceneo o prodotto da un ugaritico, imitando assai da vicino un prototipo miceneo.
Verso il 1200 la città fu devastata, saccheggiata ed incendiata probabilmente dai Popoli del Mare: la data, per il momento, non può essere precisata, ma possono essere indicative la mancanza di ceramica micenea posteriore al Tardo-Elladico III B ed una spada col cartiglio di Merenptaḥ, rinvenuta in un'abitazione, forse di un artigiano.
Le tracce di vita sulla collina in epoca posteriore sono scarse e saltuarie: abbiamo alcune fibule in ferro ascrivibili tipologicamente al 1000 a. C. circa e dei sarcofagi a lastre con corredi databili al 700-400 a. C. Sull'acropoli, nel VI-V sec. a. C., viene costruita una stazione commerciale; lo Stadiasmo ricorda il porto di Ugarit come il Leukòs Limèn. Alcuni bronzetti romani del IV sec. d. C. chiudono la serie cronologica dei ritrovamenti.
Lo Schaeffer ha diviso i due livelli più recenti in maniera tripartita in base ad avvenimenti determinati; diamo qui di seguito lo schema come da Stratigraphie comparée, pp. 11 e 25:
Rās Shamrah II, 1 = Ugaritico Medio 1 (2100-1900)
Rās Shamrah II, 2 = Ugaritico Medio 2 (1900-1750)
Rās Shamrah II, 3 = Ugaritico Medio 3 (1750-1600)
Rās Shamrah I, 1 = Ugaritico Recente 1 (1600-1450)
Rās Shamrah I, 2 = Ugaritico Recente 2 (1450-1365)
Rās Shamrah I, 3 = Ugaritico Recente 3 (1365-1200)
Bibl.: I rapporti di scavo, a cura di C. F. A. Schaeffer, sono comparsi in Syria, X, 1929, pp. 16-21; 285-303; XII, 1931, pp. 1-14; XIII, 1932, pp. 1-27; XIV, 1933, pp. 93-127; XV, 1934, pp. 105-131; XVI, 1935, pp. 141-176; XVII, 1936, pp. 106-148; XVIII, 1937, pp. 125-154; XIX, 1938, pp. 193-255; 313-334; XX, 1939, pp. 277-292; XXVIII, 1951, pp. 1-21; XXXI, 1954, pp. 14-67; in Comptes Rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 1952, pp. 235-240; 1953, pp. 227-240; 1954, pp. 97-103; 1955, pp. 249-263; in Les Annales Archéologiques de Syrie, I, 1951, pp. 5-18; II, 1952, pp. 3-22; III, 1953, pp. 116-144; IV-V, 1954-55, pp. 149-162; VII, 1957, pp. 35-66; VIII-IX, 1958-59, pp. 133-178; X, 1960, pp. 133-158; XI-XII, 1961-62, pp. 187-196; XIII, 1963.
Opere d'insieme e pubblicazione del materiale: C. F. A. Schaeffer, Ugaritica, Parigi, vol. I, 1939; vol. II, 1940; vol. III, 1956; IV, 1962; id., Stratigraphie comparée et Chronologie de l'Asie Occidentale, Londra 1948; G. Saade, Ras Shamra, ruines d'Ugarit, Beirut 1954 (guida); C. F. A. Schaeffer, Les fondaments pré- et protohistoriques de Syrie du néolithique précéramique au bonze ancien, in Syria, XXXVIII, 1961, pp. 7-22; 221-242; M. Liverani, Storia d'Ugarit nell'età degli archivi politici, Roma 1962. Testi pubblicati a cura della Mission de Ras Shamra: vol. I, C. Virolleaud, La légende phénicienne de Danel, Parigi 1936; vol. II, id., La légende de Kéret, Parigi 1936; vol. III, id., La déesse Anat., Parigi 1938; vol. III, J. Nougayrol, Le Palais Royal d'Ugarit, III, Paigi 1955 (testi accadici ed hurriti degli archivî Est, Ovest e Centrali); vol. VII, C. Virolleaud, Le Palais Royal d'Ugarit, II, Parigi 1957 (testi alfabetici degli archivî Est, Ovest e Centrali); vol. IX, J. Nougayrol, Le Palais oyal d'Ugarit, IV, Parigi 1956 (testi accadici degli archivî Sud); C. F. A. Schaeffer, The Cuneiform Texts of Ras Shamra-Ugarit, Londra 1939; C. H. Gordon, Ugaritic Manual, Roma 1955 (grammatica, testi e glossario).