RATIO
È vocabolo di uso lessicale assai lato in latino; questa latitudine di significato si rivela anche nei riflessi artistici.
i) Ratio - supputatio, calculus; computo, valore numerico. Lisippo (Plin., Nat. hist., xxxiv, 65) perfeziona le quadrationes (v. quadratus) di Policleto nova intactaque ratione, sostituendo cioè un "calcolo" numerico nuovo a quello del suo predecessore; un nuovo modulo, più piccolo dell'altro e che lasciava quindi a lui una libertà maggiore di applicare valori ottici alle sue statue. Egualmente in Vitruvio abbiamo (111, 1, 1; 1v, 1, 3) ratio symmetriarum, calcolo cioè delle simmetrie, detto anche commodulatio; membrorum exacta ratio, un preciso e proporzionale computo dei membri dell'edificio (65, 1).
ii) Genus, conditio, qualitas. In questa accezione, come facilmente si capisce, si incontrano lo stile e la tecnica; la qualitas o poiòtēs vitruviana. "Non può alcun tempio avere la qualità dell'euritmia, - quindi della bellezza in epoca ellenistica - se non c'è simmetria" (rationem habere compositionis [iii, 1,1) dove compositio vale appunto dispositio ed eurythmia). Parimenti è la qualitas (1, 2, 2) che assicura l'elegans effectus e compositionibus; e le rationes operis futuri (ibid.) significano le "qualità" eleganti dell'opera futura; come la ratio novae rei varrà "genere, stile, tipo, qualità" di un progetto nuovo (ibid.). Analogamente in Plinio (Nat. hist., xxxv, 90), Apelle applica nel ritratto di Antigono la tradizionale regola stilistica greco-classica di nascondere i difetti del corpo: ratio vitia condendi. Onde le frasi ratio dicendi, ratio disserendi, ratio scalpendi, ratio fingendi, ratio pingendi, ratio bellandi, ratio amicitiae, ratio civitatum, ratio rerum civilium; e così via: stile, tecnica.
iii) Ordo, modus. Il termine quindi ammette una sfumatura di significato verso la ordinatio e la distributio vitruviane (v.) basata sulla quantitas-posòtēs (i, 2, 2). Ratio pteromatis e ratio eustyli e ratio symmetriarum (iii, 3, 9; iii, 3, 6; iv, 1, 3); e quando noi troviamo la ratio firmitatis, utilitatis, venustatis (i, 3, 2) possiamo, qui come altrove in Vitruvio (vii, 5, 5; habent rationem = sono funzionali; v, 5: risonanza dei teatri), pensare a una, non troppo avvertita e consapevole, invero, estensione lessicale nel senso della funzionalità che può ben urtare colla venustà, colla simmetria e con la mimesi (v.) naturale. In retorica, del resto, si ammette che talora la consuetudo sia più valida della ratio nella scelta e uso dei vocaboli.
iv) Scienza, argomentazione, ragionamento; ratiocinatio. Specialmente in retorica e filosofia; ma estendibile anche alle arti: in artibus ac rationibus (Cic., De orat., 3, 195) vale "nelle opere di arte". Notevole è, in quest'ordine di accezione, l'uso di ratiocinatio che è "argomentazione induttiva dal certo all'incerto", "sillogismo"; Vitruvio adopera il vocabolo come sinonimo di ratio nello speciale valore di "esposizione teorica" sull'edificio; quello che noi chiamiamo "relazione"; l'architettura consta di fabrica (cioè perizia pratica del costruttore) e di ratiocinatio (i, 1); e questa può demonstrare atque explicare dal punto di vista teorico e scientifico le cose fabbricate.