RAVELLO (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Salerno, situata a 315 m. s. m., in posizione incantevole, nella penisola sorrentina, sul fianco meridionale dei M. Lattari. È località turistica di fama internazionale. Il comune (kmq. 15,91) conta 2905 ab., compresa la popolazione della vicina Scala, recentemente aggregata. Colture prevalenti sono la vite e gli alberi da frutta. Ravello è congiunta alla rotabile costiera del Golfo di Salerno, e quindi ad Amalfi, da una strada che segue per un tratto la valle del Dragone, la quale sbocca ad Atrani.
Lo splendore fantastico del paesaggio e l'affascinante bellezza dei monumenti fanno di Ravello la gemma più preziosa dell'intera penisola amalfitana. Nel verde folto dei giardini le costruzioni sorsero con forti caratteri dell'arte arabo-sicula tra i secoli XI e XIII. Risale infatti al sec. XI la fondazione del duomo, poi deturpato nel suo semplice organismo basilicale a tre navi nel Settecento; la porta al centro della facciata è chiusa da valve, di fine fattura bizantino romanica, gettate in bronzo da Barisano da Trani nel 1179. All'interno, nel pergamo del 1272, firmato da Nicolò da Foggia, scintillano i pannelli musivi intorno alla cassa e le fasce a spira lungo le colonne, coronate da carnosi intagli di fogliame e di fiori nei capitelli e, in basso, ruggiscono i leoncini stilofori; ma la plastica dell'artefice eccelle nel busto di donna diademata, in marmo, forse simbolo della Chiesa, singolare capolavoro di purezza e maestà classiche. E la cattedra episcopale è rivestita di musaici, i quali nell'ambone incrostano anche le scene di Giona ingoiato e uscente dal pistrice. Il campanile duecentesco, illuminato da bifore, si fregia alla sommità d'archetti intrecciati su esili colonnine.
S. Giovanni in Toro, mantiene nelle tre navi le primitive colonne, il pulpito rutilante di musaici come il pergamo della cattedrale e affreschi del '300 anche nella cripta. Originali architetture, fra l'adozione di cupolette sferoidi, vòlte a botte e a crociera, ebbero le chiesette romaniche di S. Agostino, dell'Annunziata, di S. Maria a Gradillo, di S. Antonio, con chiostro, e di S. Martino.
Nella lussureggiante vegetazione, lungo erte viuzze solitarie, s'incontrano rustiche dimore con pittoreschi cortili, le rovine del castello, resti di palazzi ornati di preziosi frammenti lapidei classici e medievali, come le case d'Afflitto e Confalone.
I caratteri dell'arte musulmana di Sicilia produssero qui nuovi aspetti di suggestione esotica, che culminano nel Palazzo Rufolo (sec. XIII), tutto circondato e invaso da piante fiorite. Con la cinta munita che racchiude l'abitazione gentilizia, esso domina il golfo dalla cima delle rupi. Una delle due torri superstiti contiene un'alta sala a cupola scannellata di stucco e due ordini d'archeggiature cieche, che s'incrociano su colonnine binate; la corte infine è un gioiello di creazione fantastica; il portico si svolge ad archi acuti con slanciato peduccio su svelte colonne, mentre la sovrastante galleria in leggerissimo traforo stende alle pareti complicati rabeschi neri, che sembrano una trina: ambienti di sogno, nel silenzio solenne di giardini multicolori, che al genio di Riccardo Wagner rievocarono le magiche visioni dei soggiorni incantati di Klingsor.
Fra i numerosi monumenti del territorio ridentissimo, è altresì notevole il duomo di Scala, che, costruito a tre navi, tre absidi e vasta cripta nel sec. XII, subì modifiche nel '600. Colonne, sculture di racemi e grifi ne inquadrano il portale romanzo, e, nell'interno, oltre al pergamo con specchi intarsiati di musaici su quattro colonne, si ammirano una mitra con smalti del sec. XIII, un calice del sec. XIV, reliquiarî, statue lignee, la tomba trecentesca dei Coppola, quadri del Sabatino e del fiammingo P. Todos.
V. tavv. CLXXIII e CLXXIV.
Storia. - Un'antica cronaca amalfitana la dice fondata dai Romani durante la guerra gotica (sec. VI); il feudista ravellese Marino Freccia la disse fondata dagli Amalfitani. Se ne hanno notizie dal sec. IX. Nel 1086 divenne sede vescovile. Durante il primo sacco dato ad Amalfi dai Pisani (6 agosto 1135), il suo castello di Fratta resistette dando tempo a Ruggiero il Normanno di giungere e sconfiggere gl'invasori. I Pisani si vendicarono nel luglio 1137 devastandola orribilmente per tre giorni.
Ravello fece sempre parte del ducato di Amalfi, durante la sua autonomia (secoli IX-XI) e anche quando quello divenne feudo; ne seguì quindi le sorti (v. amalfi). Si vuole abbia raggiunta una popolazione di 35 mila ab.; certo ebbe grande floridezza nel sec. XIII, come attestano i suoi monumenti. Molte cospicue famiglie fino dal sec. XI si trasferirono a Bari, Barletta, Trani, Bitonto, Brindisi, Melfi, ecc., a esercitarvi la mercatura. Vi fu separazione di ceti, e il ceto nobile vi tenne un sedile.
Bibl.: F. Pansa, Istor. dell'antica repubbl. d'Amalfi, Napoli 1726, passim; M. Camera, Mem. stor. diplomat. della città e ducato di Amalfi, Salerno 1876-81, II, pp. 303-406; F. Ughelli, Italia sacra, I, Venezia 1717, coll. 1181-94; L. Giustiniani, Diz. geogr. del regno di Napoli, VII, Napoli 1804, p. 349; E. Allen, Ravello, Londra 1909. - Per l'arte v. L. Mansi, Ravello sacra-monumentale, Ravello 1887; H. W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresda 1860; A. Avena, Monumenti dell'Itaia meridionale, Roma 1902; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, II e III, Milano 1902-1903; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; F. Furchheim, Bibliographie der Insel Capri und der sorrentiner Halbinsel, sowie von Amalfi, Salern und Paestum, Lipsia 1916; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927.