Ravignani
. Consorteria magnatizia di Firenze; la cronistica fiorentina (Malispini XXXI, LIII; G. Villani IV 11; Compagni I 20; Marchionne XXXV) ricorda i R. soprattutto perché da essa, mediante i figli di Gualdrada di Bellincion Berti (If XVI 37, Pd XV 112), sposa del conte Guido Guerra IV, ebbero origine i molti rami della potente casa feudale dei Guidi. Il Villani scrive che i R. erano " molto grandi ", ne localizza le case in Firenze presso la Porta di San Piero, là dove sorse il palazzo dei Guidi - eredi dei R. attraverso Gualdrada -, passato poi ai Cerchi per acquisto nel 1280; e non manca di ricordare che già ai suoi tempi era " venuto meno tutto quello lignaggio ". Analoga reverenza verso la nobiltà e la potenza dei R., con una simile allusione ai due più noti personaggi della loro prosapia, traspare nelle parole di Cacciaguida che li cita a D. (Pd XVI 94-99) come alcuni dei maggiori esponenti del ceto dirigente della più antica Firenze, superiore, moralmente oltre che per estrazione sociale e per esperienza di vita politica, ai ‛ villani ' dei quali aveva poco prima (vv. 49-57) deprecato l'inurbamento.
Il Malispini si fa eco di questo senso di rispetto sostenendo anche a proposito dei R. la tesi di antiche scaturigini romane, che li collocava su di un piano di dignità superiore alle altre casate. Loro progenitore sarebbe stato il mitico Bilione, compagno d'arme e poi genero di Uberto Cesare, il nuovo fondatore di Firenze figlia di Roma; molti secoli più tardi, Carlo Magno avrebbe fatto cavaliere un Apardino, suo valoroso compagno d'armi. Tuttavia, pur riconoscendo l'infondatezza di questi racconti - che altri cronisti fiorentini amarono ripetere allo scopo di nobilitare le origini della loro patria, e che furono in seguito recepiti come tesi di comodo dai compiacenti eruditi e araldisti fiorentini del Seicento -, si possono ugualmente assegnare ai R. potenza politica, ricchezza e prestigio sociale, sulla base della documentazione relativa ai loro castelli di Val di Sieve e di Mugello, che il comune di Firenze ben presto conquistò nel corso della sua espansione nel contado. Inurbandosi, i R. conservarono il loro prestigio, che nel sec. XII venne accresciuto dall'alleanza matrimoniale con i Guidi i quali, attraverso di essi, parvero entrare in certo modo a far parte dell'alta società cittadina che a sua volta ne venne onorata. La primitiva grandezza, tuttavia, non durò a lungo, come scrive il Villani; la decadenza della casata fu forse affrettata dalla scelta politica ghibellina che i R. fecero ben presto, emergendo come seguaci della fazione filoimperiale. Nel 1253 un Avvocato di Ravignano era membro del consiglio degli Anziani, e nel 1260 un Manetto e un Rinaldo di Cambio venivano eletti consiglieri della Parte, dopo la vittoria di Montaperti; ma nel 1268 ambedue questi ultimi venivano banditi da Firenze, insieme al fratello Casino e ai cugini Rinuccio e Salvi di Guido. Con l'esilio, essi si dispersero e ne scomparve ogni traccia dai documenti ufficiali, così che la fine della consorteria poté essere assegnata con una certa ragione alla prima metà del sec. XIV.
Bibl. - A proposito dei R. - famiglia ben presto scomparsa dalla storia politico-sociale cittadina - non sono molto abbondanti le fonti archivistiche (sia quelle appartenute al comune, sia i manoscritti degli eruditi e degli araldisti posteriori), mentre prevalgono le notizie riportate dai cronisti, che l'erudizione e la storiografia di argomento fiorentino hanno ripreso, per accettarle pienamente o per sottoporle a un vaglio critico. Brevi profili genealogici sono quelli pubblicati da G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno, ecc., II, Documenti, Londra 1862, 561-562; e in Scartazzini, Enciclopedia 1632-1633. Ai personaggi più noti rivolgono la loro attenzione: P. Mini, Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini, ecc., Lione 1577, 291, 300, 302, 305; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 44, 45; P. Mini, Discorso sulla nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593, 143, 146; S. Ammirato, Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, ibid. 1640, 71. Revisione critica delle fonti in Davidsohn, Storia, passim.