Depardon, Raymond
Fotografo, giornalista e regista cinematografico francese, nato il 6 luglio 1942 a Villefranche-sur-Saône (Rhône). Nel corso della sua intensa carriera di regista cinematografico (una trentina di titoli, soprattutto documentari) D. ha perseguito un'idea di cinema sorretta da una rigorosa ricerca stilistica. Nelle sue mani il prediletto genere documentario ha acquistato possibilità inedite, divenendo oltre che strumento di critica sociale e talvolta di denuncia, soprattutto luogo della riflessione, diario intimo cui affidare pagine di profonda introspezione. Fondatore nel 1966, insieme ad altri tre reporter, dell'agenzia fotografica Gamma e membro, dalla fine degli anni Settanta, dell'agenzia Magnum, D. ha ricevuto il César per il miglior documentario con Reporters (1980), New York, N.Y. (1986), ritratto molto personale di New York, realizzato girando quattro minuti al giorno per due mesi consecutivi, e Délits flagrants (1994), in cui si percorre l'iter di quattordici persone colte in delitto flagrante, dall'arrivo in commissariato all'interrogatorio.
Entrato a far parte dell'agenzia fotografica Dalmas a soli diciassette anni, venne subito inviato in Africa, durante la guerra d'Algeria, per seguire le vicende di un'operazione di sopravvivenza denominata S.O.S. Sahara. In questa occasione realizzò il suo primo reportage che lo consacrò tra i fotografi emergenti più ricercati dell'epoca, portandolo negli anni seguenti in diverse parti del mondo, dal Vietnam alla Rhodesia, da Cipro al Venezuela. L'esordio dietro la macchina da presa avvenne con Jan Palach (1969), un cortometraggio politico girato a Praga, cui seguirono alcuni documentari: Tchad (1970-1976) che descrive in tre episodi la turbolenta situazione politica del Ciad, Yemen ‒ Arabia Felix (1973), più disteso e contemplativo, e Tibesti Too (1976) in cui il deserto e le sue popolazioni sono filmate con intento deliberatamente etnografico. Nel 1977 con il primo lungometraggio Numéros zéro, cronaca della nascita del giornale "Le Matin", ha ottenuto il premio Georges Sadoul. Documentari sociali sono San Clemente (1980), girato all'interno dell'ospedale psichiatrico di Venezia, e Afrique: comment ça va avec la douleur? (1996), viaggio attraverso l'Africa, dal Capo di Buona Speranza all'Egitto, in quasi tre anni di peregrinazione, in cui lo sguardo limpido del regista si sofferma nei luoghi più 'fragili' del continente disseminato di guerre civili invisibili. L'Africa è stata anche il set per due film di finzione, Une femme en Afrique (1985), sorta di peregrinazione dell'anima e del corpo, nell'evocazione ossessiva di un ricordo e all'inseguimento della donna amata, e La captive du désert (1990; La prigioniera del deserto) avventura di una donna occidentale nei bagliori improvvisi e mutevoli del deserto. Anche Parigi si è offerta alla macchina da presa di D. in alcuni documentari dal taglio cinegiornalistico. Reporters è la cronaca di un mese con i fotografi dell'agenzia Gamma, Faits divers (1983) un viaggio nelle strade della capitale francese seguendo il lavoro dei poliziotti, mentre Urgences (1987) descrive la vita nel pronto soccorso psichiatrico dell'ospedale Hôtel Dieu. Si colloca invece tra documentario e finzione il film Paris (1997), dove si mette in scena il meccanismo del cinema nel ritratto di un regista che cerca, tra la folla, un volto di donna per la pellicola che dovrà girare. D. si è dedicato ancora al documentario con i cortometraggi Amour (1997) e Bolivia (1997) e con il lungometraggio Profils paysans: l'approche (2000); si ispira al romanzo Sahara di D. Brosset il film Un homme sans l'Occident (2002), opera in cui viene narrata la vicenda di uno degli ultimi uomini liberi del deserto, prima della colonizzazione dell'inizio del secolo scorso.
Raymond Depardon, a cura di K. Le Gallou, Rimini 1988.