RAZIONE ALIMENTARE
. Si hanno due concetti di razione: qualitativo e quantitativo, considerandosi così la qualità degli alimenti che compongono un pasto o una serie di pasti, come la quantità assoluta e relativa di ciascuno di essi. Alle voci alimentazione; ricambio, si dà un'idea del fabbisogno alimentare d'un organismo che debba compensare il consumo minimo dei suoi tessuti allo stato di assoluto riposo (metabolismo basale) e quello imposto da un lavoro più o meno intenso viscerale o muscolare. La razione alimentare dovrà dunque variare con l'età e con le diverse condizioni di vita. Secondo la definizione indiretta che ne ha dato F. Bottazzi, è una buona razione quella che permette di conferire all'organismo il massimo grado di benessere e di vigore con il minimo consumo di materiali alimentari e quindi con il minimo lavoro degli organi del metabolismo.
Il valore energetico degli alimenti, considerati come materiale che, ossidandosi nell'organismo, produce una certa quantità di calore, possiamo dedurlo dalla quantità di albumina, di grassi e di carboidrati che compongono un dato alimento, ma meglio è valersi di tabelle nelle quali sono indicati i valori che esprimono il numero di calorie prodotte direttamente dalla combustione nel calorimetro di 1 kg. di quel dato alimento. Proteine, grassi e idrati di carbonio si possono sostituire nell'organismo, per quanto riguarda il loro valore calorico, cosicché 100 calorie possono derivare da circa 25 gr. di proteine, o da circa 25 gr. di amido, o da circa 11 gr. di grasso. Questa è la legge dell'isodinamismo di M. Rubner. In realtà è sempre bene che la razione non sia unilaterale nella sua composizione, ma mista, perché l'organismo ha assoluto bisogno di tutti e tre i costituenti, e la deficienza dell'uno o dell'altro reca con sé notevoli inconvenienti. Perché le sostanze alimentari diano il loro pieno rendimento plastico ed energetico, devono trovarsi equilibrate nella razione. Per ogni chilogrammo di peso si calcola che occorrano a un uomo adulto medio del peso di 70 kg.:
il che corrisponde a circa 30 calorie per kg. e per giorno. Di qui si deduce la formula della razione teorica quotidiana di mantenimento per un adulto medio del peso di 70 kg., in riposo relativo.
La tabella III riassume quale debba essere la razione del grasso secondo l'età e la maggiore o minore quantità di lavoro da eseguire.
Né l'uomo né gli animali possono cibarsi esclusivamente di grassi e di materie amidacee. Per quanto abbondante fosse la razione, l'organismo andrebbe incontro a un graduale deperimento e, infine. alla morte, se non introducesse giornalmente una certa quantità di sostanze proteiche. L'organismo consuma sempre una parte delle proteine di cui sono costituiti i suoi tessuti, cioè di proteine organizzate, e la quantità di calore prodotta dall'ossidazione della detta quantità di proteine corporee, che è stata chiamata quota di logorio, rappresenta nell'uomo adulto il 4-5 per cento dell'intero bilancio energetico. Se dunque la massima parte della razione alimentare giornaliera può essere costituita da carboidrati e da grassi, una certa quantità di proteine è tuttavia assolutamente indispensabile, ed è anche necessario garantire che esse siano in grado di ricostituire integralmente quelle che l'organismo consuma. A tal uopo non dovrà mancare una certa quantità di albumine animali complete, contenenti cioè tutte le pietre fondamentali (amminoacidi) che costituiscono le proteine dei nostri tessuti. Per quanto riguarda il contenuto in proteine della razione alimentare, F. Bottazzi ritiene, come regola generale, che se la razione è sufficiente dal punto di vista del suo valore calorico complessivo, ed è mista, come in pratica suole essere, cioè composta di svariati alimenti naturali d'origine vegetale e animale, si può esser certi che essa contiene già una quantità sufficiente (circa 100 gr.) di proteine. Bisogna in tal caso assicurarsi che le proteine animali costituiscano da 1/3 a 1/2 della razione proteica totale. La quota di logorio è stata stabilita in esperienze di E. Landergren tra 20 e 25 gr. di proteine al giorno; da K. Thomas a gr. 17,50; in casi patologici (E. Grafe) a meno di 10 gr. al giorno. A ogni modo è certo che la razione minima proteica fisiologica è superiore alla quota di logorio computata in 20 gr. giornalieri. Come bisogno globale dell'adulto per chilogrammo e per giorno si è ammessa la cifra di gr. 1,30 e poi quella di gr. 0,30 (R.H. Chittenden e M. Hindhede), ma le cifre di gr. 0,50-0,30 sono certo troppo basse. Il bisogno di proteine per l'adulto in riposo relativo è almeno di 1 grammo o poco più per kg. e per giomo. Il fabbisogno di proteine diminuisce con l'età. Dai 65 ai 70 anni, nei casi favorevoli, senza gravi tare, la razione proteica può essere diminuita a gr. 0,80 per kg., mentre la razione energetica è mantenuta a 30-35 calorie per kg. in rapporto al fatto che i vecchi hanno tendenza al raffreddamento. Dopo i 72 anni la razione di proteine può essere abbassata a gr. 0,60-0,50 per kg. per risparmiare i reni, il cuore, i vasi, con 25-30 calorie per kg. e anche meno se il vecchio è immobilizzato da una causa qualsiasi. È stato osservato che molte persone giovani e sane occupate in lavori moderati e che ricevono una razione sufficiente quanto a valore calorico complessivo, introducono realmente una quantità minore di proteine, per es. circa 75 gr. o meno. Si può dunque vivere, non morire, e anche lavorare con una razione minima di gr. o,28-0,43 per kg. di peso corporeo, purché il valore calorico della razione sia alto, ma si vive generalmente di vita grama, e si può compiere, per lo più, solo un lavoro lento e metodico abituale. F. Bottazzi osserva che non si tratta solamente di vivere, si tratta di sapere se quella del lento contadino abruzzese e del pallido operaio milanese sia la più efficiente forma di vita, dal punto di vista sia fisiologico sia psichico, che l'uomo civile ha, non solo il diritto, ma il dovere di vivere. M. Rubner ha dichiarato, che un'abbondante razione proteica è un diritto dell'uomo civile. Si teme da taluni che un regime ove per introdurre abbondanti proteine, abbondi la carne, rischi di provocare l'uricemia e la gotta per eccesso di sostanze puriniche (nucleine) che dànno origine all'acido urico. Una dieta a base di albumine animali poverissime di basi puriniche è quella formata da uova, latte e formaggi. Cuocendo la carne nell'acqua per mangiare il lesso e lasciar da parte il brodo, si evita anche di introdurre la massima parte delle sostanze azotate estrattive (che sono poi quelle le quali conferiscono al brodo le sue proprietà eccitanti, il suo aroma e la sua benefica influenza sull'appetito), senza perdere nulla delle proteine muscolari, eccetto una parte del collageno, che passa nel brodo sotto forma di gelatina. La carne e il formaggio hanno il vantaggio d'essere cibi in cui le proteine animali sono molto concentrate e che perciò ne forniscono grande quantità in piccolo volume.
Nella tabella IV è riprodotta la razione minerale media dell'adulto per chilogrammo e per giorno.
La razione alimentare in rapporto all'età. - Tralasciamo di considerare la razione lattea del poppante, per cui v. allattamento. Il fabbisogno nutritivo va decrescendo da 100-90 calorie necessarie durante il i° anno di vita, a circa 80 nel 2° anno, a 75 verso il 5°, a 60 al 9° anno a 30-40 nell'età adulta. Il fabbisogno alimentare del bambino può essere calcolato con la formula di R. Tigerstedt: calorie 1000 - x, dove è il numero degli anni di età. Nella tabella V sono riprodotti i dati in calorie riguardanti la razione alimentare in rapporto all'attività muscolare e all'età.
Per la loro grande attività muscolare, oltre che per il trovarsi essi ancora in periodo di accrescimento corporeo, i ragazzi dai 13 ai 14 anni hanno diritto di ricevere una razione alimentare non inferiore a quella di un uomo adulto. Il valore calorico della razione interalleata per l'alimentazione nel 1918, corrispondeva a 3300 calorie lorde. Una razione di 2037 calorie, largamente sufficiente per ragazzi di 6-8 anni, diventa appena sufficiente per quelli di 9 e decisamente insufficiente per quelli dai 10 in poi. Una razione di 2000 Galorie dovrebbe contenere gr. 75 di proteine, gr. 53 di grassi, e gr. 300 d'idrati di carhonio, e una di 3000 dovrebbe essere composta di gr. 110 di proteine, gr. 80 di grassi e gr. 400 d'idrati di carbonio.
La Commissione pediatrica consultata dall'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia ha compilato le tabelle dietetiche per i bambini e fanciulli dai 3 ai 15 anni, raggruppandoli per età (v. tab. VI-IX).
La razione alimentare in rapporto al lavoro. - Il fabbisogno alimentare cresce proporzionalmente all'energia sviluppata nel compimento di un determinato lavoro muscolare, e le calorie sviluppate debbono essere somministrate con gli alimenti. Dalla tabella X si deduce quale debba essere il valore energetico della razione alimentare in rapporto al lavoro compiuto da varî tipi di lavoratori.
La razione alimentare della gestante e della nutrice. - Il fabbisogno alimentare della donna gestante e della nutrice è superiore a quello della stessa donna che non si trovi in quelle condizioni, ma sulla misura di questo maggior fabbisogno non sono tutti d'accordo. C'è chi vorrebbe limitare la maggior somministrazione di alimenti a 150 calorie all'inizio e a circa 400 calorie alla fine della gravidanza. C'è chi vorrebbe somministrare alimenti capaci di fornire almeno 35-40 calorie per kg. di peso corporeo. Si vedano le tabelle XI e XII:
La razione delle collettività umane. - Per quanto riguarda i convitti e i collegi dove convivono ragazzi o ragazze converrà che per l'alimentazione siano osservate le regole stabilite dalle tabelle sopra riportate. Importanti ricerche furono fatte negli anni precedenti la guerra mondiale e durante essa, sull'alimentazione delle varie classi sociali nelle varie regioni d'Italia. Si vedano i risultati di queste indagini nel Manuale per l'igienista a cura di A. Celli (Torino 1911-12) e nell'opera recente di G. Lorenzini: Lezioni sull'alimentazione (Milano 1933). La Commissione per lo studio dei problemi dell'alimentazione, emanazione del Consiglio nazionale delle ricerche, promosse un'inchiesta sulle condizioni dell'alimentazione degl'Italiani di oggi. Il questionario o modello d'inchiesta per il rilevamento dei dati riguardanti l'alimentazione fu spedito a migliaia di esemplari. L'inchiesta ebbe la durata di un mese, e si svolse dall'8 aprile al 7 maggio 1929. L'elaborazione dei dati raccolti venne fatta da A. Niceforo e G. Galeotti che ne pubblicarono parzialmente i risultati. Poiché il minimo necessario di calorie quotidiane cambia secondo l'età e il sesso, bisogna ridurre l'intera massa della popolazione su cui si opera, eterogenea per età e per sesso, a una massa omogenea di uomini medî. La scala adoperata per la riduzione a un uomo medio è la scala di G. Lusk, che fissa i seguenti coefficienti: da 0 a 6 anni 0,50, da 6 a 10 anni 0,70; da 10 a 14 anni 0,83; da 14 anni in su, per la donna 0,83, per l'uomo 1. Grazie a tali coefficienti, il numero effettivo di componenti una famiglia, diversi per sesso e per età, si traduce in numero di uomini medî.
Nella tabella XXIII, sono rappresentate le cinque razioni alimentari giornaliere (per uomo adulto) relative a cinque delle provincie in esame: Lecce, Salerno, Bolzano, Sassari e Milano. Per consumo di glucidi quattro delle razioni fortemente si rassomigliano, oscillando tra i 448 e 465 grammi giornalieri, ma se ne allontana la razione di Milano che ne consuma 416 gr. Altrettanto si potrebbe dire del consumo di protidi, se Lecce con i suoi 91 gr. non si ponesse relativamente troppo lontano dai 102 gr. di Salerno; Bolzano e Sassari sostando nelle cifre intermedie di 97 e 100 gr. Nel consumo di lipidi Bolzano si porta ad alta cifra con 111 gr. giornalieri, allontanandosi così notevolmente non solo dai 61 e 64 grammi di Salerno e di Lecce, ma anche dai 70 gr. di Sassari. Solo Milano le si avvicina con i suoi 89 gr. L'alta dose di lipidi è dovuta al grande consumo di condimenti (grassi) e di latte che fa la popolazione dell'Alto Adige. Riguardo al valore energetico delle rispettive razioni alimentari, Lecce, Salerno e Sassari si possono considerare pressoché allo stesso livello, oscillando tra le 2941 e le 3000 calorie lorde totali; ma avanti a esse si pone la razione energetica di Bolzano con 3382 calorie totali, dovute al forte consumo di lipidi, mentre Milano occupa una posizione intermedia con 3073 calorie.
Dobbiamo ora chiederci se il rapporto tra i protidi di origine animale e quelli di origine vegetale si mantenga nelle razioni medie di quattro delle provincie in esame, nelle proporzioni che i fisiologi avrebbero indicato come le più adatte, se cioè la quantità di protidi animali in ciascuna razione oscilli da un terzo (33%) a un mezzo (50%) dell'intera razione protidica quotidianamente consumata. Se così fosse, dato il consumo effettivo in ogni razione di protidi, quelli di origine animale dovrebbero oscillare in cifre assolute:
Effettivamente si hanno:
Soltanto Bolzano, dunque, presenta posizione di equilibrio soddisfacentissima; le altre provincie si allontanano dai punti limiti di equilibrio. È da rilevarsi particolarmente il forte distacco che presenta la razione protidica di Lecce, la quale, invece di trovarsi tra gr. 45 e gr. 30, cade a gr. 13.
I risultati dell'inchiesta alimentare per la provincia di Milano non sono stati ancora del tutto elaborati, ma le tabelle seguenti ne recano i principali elementi.
In quale rapporto stia l'alimentazione reale dalle varie classi d'Italiani nelle varie regioni d'Italia con la razione ideale, si può dedurre dalla razione-tipo, non troppo abbondante né troppo scarsa proposta dalla Commissione scientifica interalleata per l'alimentazione, razione di 3300 calorie lorde per l'uomo "medio" del peso di 70 kg., il quale compia un lavoro moderato per 8 ore del giorno. Esso dovrebbe risultare di:
In essa, le proteine costituiscono il 14% del peso totale degli alimenti ingeriti, e il 12% del valore calorico complessivo. Una razione per uomini che compiono un lavoro più intenso, e un'altra per individui di abitudini sedentarie, potrebbero essere costituite nel seguente modo:
In essa, le proteine costituiscono circa il 17% del peso totale degli alimenti, e un po' meno del 15,3% del valore calorico complessivo.
Le proteine costituiscono circa il 12% del peso degli alimenti ingeriti, e un po' meno dell'11,3%, del valore caltirico complessivo.
Secondo A. Pugliese, operai i quali compiono un lavoro di 120.000-150.000 chilogrammetri, che è il caso ordinario, dovrebbero ricevere la seguente razione alimentare:
La razione alimentare degli ammalati. - Non può venir qui considerata la dietetica che si conviene alle singole malattie, ma solamente la formula media delle diete adottate nei nostri ospedali, per ammalati che non abbisognino di trattamenti speciali. E. Frassi, in un'inchiesta compiuta in 55 ospedali italiani, raccolse i dati seguenti riguardanti i principî alimentari della cosiddetta "dieta febbrile":
con il valore energetico di 648 calorie.
Il secondo gruppo comprende le "diete miste e leggiere" con la seguente composizione media:
e un valore energetico di 867 calorie.
Il terzo gruppo comprende la díeta per convalescenti, anemíci, e in genere per infermi e deperiti. Questa dieta ha la composizione media data dalla tabella XXXIII.
col valore energetico di 1563 calorie.
Il quarto gruppo comprende le diete per individui con funzioni digerenti normali e prossimi a essere dimessi.
La sua composizione media è:
con il valore energetico di 1896 calorie.
Il Gelli distingue 3 diete: la dieta febbrile, o prima dieta, che dovrebbe contenere un'energia termica di 800-1500 calorie; la dieta ricostituente, o seconda dieta, che dovrebbe contenere un'energia termica di 2000-2400 calorie; la dieta ordinaria, o terza dieta, che dovrebbe contenere un'energia termica di 2500 calorie. La dieta speciale per tubercolosi a tutto vitto ha un valore energetico superiore alla quarta dieta; essa è una vera dieta d'ipernutrizione. Il suo valore energetico è per gli uomini di 3600-3800 calorie, per le donne di circa 3000 calorie e la quantità assoluta di sostanze proteiche è per gli uomini di 200-220 gr., per le donna di circa 160 gr.
La razione alimentare del soldato. - La razione del soldato non può essere fissata né per la quantità né per la qualità degli alimenti, dovendo essa variare a seconda dei climi, delle abitudini nazionali e delle attribuzioni del soldato in pace e in guerra. G. Grixoni ricorda che mentre il soldato tedesco al fronte, anche nei più tristi periodi nei quali la popolazione civile difettava di alimenti, conservò intatta la sua razione capace di svolgere 5000 calorie lorde; i soldati inglesi, francesi,. belgi, e, soprattutto gli italiani, avevano un'alimentazione ridotta. Il soldato inglese, combattente in Francia, fruiva di una razione di 4400 calorie lorde, e nelle retrovie di 3600. Quello francese in trincea di 3434 e nelle retrovie della zona di guerra di 3156. Quello belga di 3650 con la razione forte, e di 3100 con l'ordinaria. Il soldato italiano, che fino all'entrata in campagna aveva una razione molto bassa, di 2847 calorie lorde, vide quella adottata per la guerra - del valore energetico di 4082 calorie lorde - ridotta in successivi rimaneggiamenti a 3006 calorie lorde, che tuttavia potevano salire a 3200-3250. Per le truppe delle nostre retrovie la media quotidiana delle calorie lorde si abbassò fino a 2794. Dopo Caporetto la razione del nostro soldato fu elevata a 3487 calorie lorde, pari a 3303 calorie nette, quasi parificata quindi a quella che, dopo le prime riduzioni, era rimasta costante per i commilitoni francesi e belgi, ma sempre inferiore e di molto a quella che da tempo consumava il soldato inglese, per non parlare di quello americano. Per i soldati delle retrovie si calcola il bisogno energetico a 3000 calorie nette, pari a 3300 calorie lorde. Nel lavoro di 100.000 chilogrammetri, quale si calcola quello dei soldati in manovra e delle reclute, il numero delle calorie occorrenti sale a 3600 nette (3960 lorde). Per il soldato in guerra guerreggiata il lavoro raggiunge i 150.000 chilogrammetri: il valore energetico che gli si deve somministrare con gli alimenti ascende perciò a 4200 calorie nette (4620 lorde).
Per poter giungere a questi risultati, la razione del lavoro moderato deve esser costituita da 140-150 grammi giornalieri di proteine (dei quali dal 33 al 50% di proteine animali), di gr. 75 di grassi da elevare a gr. 100 pel soldato in montagna e in allenamento, in modo che il grasso dia il 20-25% del valore energetico totale. Il restante dev'essere provveduto dagl'idrati di carbonio.
La razione teorica media di pace oggi è di 2959 calorie lorde, con un massimo, in condizioni di lavoro molto intenso, di 3972, e di 3525 per un lavoro un poco meno intenso.
Delle 2959,12 calorie lorde teoricamente oggi somministrate, 2128,31 son date dai carboidrati; 336,56 dai grassi, e il restante (494,25) dalle proteine, cioè rispettivamente 72%, 11% e 17%, mentre una buona razione, secondo i fisiologi, deve fornire 15-25% delle calorie totali sotto forma di proteine, circa 20-23% come grassi, e il resto (metà o poco più) come carboidrati.
Tale razione fornisce una media di gr. 120,55 di sostanze proteiche; 36,19 di grassi e 519,10 di idrati di carbonio, e sviluppa 2959,31 calorie lorde.
La combinazione più ricca, quella in cui sono associate la pasta e i legumi secchi, porta la cifra delle calorie a 3042,64; quella meno sostanziosa, contenente riso e patate, a 2881,47. La razione in apparenza è identica in tutte le evenienze della vita militare di pace, in realtà essa subisce modificazioni quantitative a mezzo di somministrazioni straordinarie, a seconda del genere ed entità di lavoro a cui il soldato è sottoposto. Gli aumenti sono in prevalenza forniti dal pane, poi dalla carne, da pasta o da riso. Risultano così altre tre razioni che dànno un aumento di Calorie lorde rispettivamente di 565,80; 714,28; 995,51. La media delle calorie lorde delle tre nuove condizioni ascende in tal modo a 3525,11; 3673,59; 3957,82. La razione di guerra del nostro soldato contiene fra l'altro gr. 50 di formaggio, 150 di patate e legumi freschi, 300 di verdure, pomodoro fresco ed erbaggi. Viene in tal modo provveduto a un'abbondante somministrazione di fattori vitaminici e di alimenti quasi completi, indispensabili in campagna e nella vita disagiata di trincea, per correggere le immancabili deficienze che si osservano nei legumi secchi e nei viveri in conserva propriamente detti. Parimenti la razione ordinaria di pace, che originariamente comprende una quantità abbastanza elevata di legumi secchi, patate e verdura, ha subito in questi ultimi tre anni modificazioni favorevoli (aggiunta di formaggio, verdure fresche, pasta) risultando così arricchita in modo manifesto di principî alimentari di elevata attività metabolica e di fattori vitaminici.
La composizione della razione viveri del soldato durante i giorni della settimana rimane stabilita secondo la tab. XXXVII (oltre a 700 gr. di pane).
La razione alimentare del marinaio italiano. - Osserva giustamente C. M. Belli che non si potrebbero somministrare al marinaio italiano i 336 grammi giornalieri del riso che vengono dati al marinaio giapponese, né i 454 gr. di carne e 120 gr. di zucchero del nordamericano, né i 750 gr. di pane del francese. Secondo le più recenti disposizioni la razione alimentare per i militari della R. Marina italiana, a terra e imbarcati, è indicata nella tab. XL.
Quando la razione del pane sia, per qualche individuo, riconosciuta insufficiente, il Ministero della marina potrà concedere un aumento da determinarsi di volta in volta su proposta dell'ufficiale sanitario, in relazione alla quantità strettamente necessaria ai maggiori bisogni organici dell'individuo. Comunque l'aumento non potrà mai essere superiore a gr. 480. Per ogni razione di pane di gr. 600 sono assegnati gr. 520 di farina di frumento, calcolandosi così su di un rendimento medio non inferiore al 115% circa. Sul peso del pane, all'atto della distribuzione, è ammessa la tolleranza di gr. 10 per razione in più o meno. Nei casi in cui si distribuisca tutto biscotto, la razione di gr. 480 s'intenderà egualmente prodotta con gr. 520 di farina, il che corrisponde al rendimento normale medio del 93%. La razione del pane s'intende ripartita in gr. 120 per la colazione e in gr. 240 per ciascuno dei pasti del mezzodì e della sera, salvo facoltà dei comandi di modificare la ripartizione quando ciò sia ritenuto conveniente. Nei giorni di mercoledì e sabato in luogo di gr. 120 di pane assegnati per la colazione verranno distribuiti gr. 100 di biscotto.
Bibl.: F. Bottazzi e G. Jappelli, Fisiologia dell'alimentazione, Milano 1910; F. Bottazzi, Note critiche sull'alimentazione dell'uomo, in Riforma medica (1918); ind., Alimentazione dell'uomo, Napoli 1922; id., Problemi di alimentazione dell'uomo, in Arch. sc. biol., III (1922); id., Il problema nazionale dell'alimentazione, ibid., X (1927); M. Mazzucconi, Sulla razione alimentare attuale dei militari della R. Marina, in Arch. sc. biol., XV (1930); P. Brusa, Direttive dietetiche nelle collettività infantili, in Atti del XIV Congresso ital. di pediatria, Firenze, settembre 1931; G. Grixoni, Il vitto del soldato italiano alla luce delle moderne conoscenze fisiologiche, in Giorn. di medic. militare, 1932, fasc. 3; Ministero della marina, Tabella alimentare per marinai, Roma 1932; Ministero dell'aeronautica, Decreto ministeriale 28 maggio 1932, ivi 1932; G. Valle, Considerazioni e ricerche per l'alimentazione razionale della gravida e della nutrice, in Annali di ostetricia e ginec., Milano 1933; G. Lorenzini, Lezioni sull'alimentazione, ivi 1933; A. Niceforo e G. Galeotti, Primi risultati dell'inchiesta alimentare condotta in varie provincie d'Italia, in Quaderni della nutrizione, I (1934); C. Foà, Fisiologia dell'età evolutiva, Milano 1935; G. Ara, Aspetti del problema nazionale dell'alimentazione, in Rass. di medicina sociale, 1935, Milano.