ADALOALDO, re dei Longobardi
Figlio del re longobardo Agilulfo e di Teodelinda, nacque a Monza nel 602.
Il battesimo impartitogli nel rito cattolico, sebbene Agilulfo fosse ariano, il giorno di Pasqua (7 aprile) del 603, in Monza, nella basilica qui eretta a S. Giovanni Battista dalla madre, fu il segno che l'opera svolta da Teodelinda, e non ostacolata dal marito, per la conversione dei Longobardi, raccoglieva frutti positivi nella stessa corte.
Nel luglio 604 l'acclamazione a re dei Longobardi come collega del padre, fatta dai guerrieri raccolti nell'antico circo di Milano, in un quadro perciò che alle memorie secolari del passato imperiale univa i più recenti ricordi del regno ostrogoto di Teodorico, presenti gli ambasciatori di Teodeberto II d'Austria; il fidanzamento con una figlia di questo re, ufficialmente annunciato nella stessa circostanza, e la contemporanea stipulazione di una "pax perpetua" con quel regno, furono voluti da Agilulfo per consolidare il suo potere, assicurando all'interno il trono alla propria famiglia e procurandosi all'esterno l'alleanza dei Franchi.
A. era appena quindicenne quando, alla morte di Agilulfo, rimase solo sul trono. Il suo matrimonio non aveva avuto luogo: della promessa sposa non si hanno più notizie - e forse era stata travolta nella rovina del padre, nel 612 rovesciato dal trono - A. trovò nella reggenza della madre un valido sostegno, e nel duca Sundrarit, un prode cresciuto alla scuola di guerra di Agilulfo, il condottiero che più volte sconfisse, fra il 617 ed il 619, l'esarca d'Italia, Eleuterio, e gli impose una tregua e l'obbligo di un annuo tributo.
Non altrettanto felici furono i risultati per quanto riguardava il problema della situazione interna, dominata dalle correnti più legate alle tradizioni germaniche ed ariane, in netta ripresa di fronte all'accentuarsi della politica in favore del cattolicesimo di A. e di Teodelinda, che furono perciò indotti a cercare l'aiuto delle autorità imperiali di Ravenna. L'opposizione sfociò nella aperta rivolta del suo capo, il duca di Torino Arioaldo. Papa Onorio I sollecitò l'esarca d'Italia, Isacio, ad intervenire in soccorso di Adaloaldo.
Ci sono ignote le vicende della lotta, che si chiuse intorno al 625-626 con la vittoria di Arioaldo. A. perdette il trono, non sappiamo in quali circostanze, né sappiamo come ebbe fine la sua vita.
Fonti e Bibl.: Pauli Diaconi Historia Langobardorum:, l, IV, cc. 21, 25, 27, 30, 41, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, pp. 124, 125, 127, 133; Chronicarum quae dicuntur Fredegarii Scholastici liber IV, cc. 34, 49-50, a cura di B. Krusch, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Merovingicarum, II, Hannoverae 1888, pp. 134, 145; Prosperi Continuatio Hauniensis. Auctarium Hauniense ad a. 641, a cura di Th. Mommsen, in Monumenta Germ. Hist., Auctores antiquiss.,I X, 1, Berolini 1892, p. 339; Id., a cura di R. Cessi, in Arch. Muratoriano, II, fasc. 22 (1912), pp. 640 s.; Honorii I Epistola Hysatio patricio et exarcho Italiae, in Monurnenta Germ. Hist., Epistolae, III, Berolini 1892, p. 694; Ionae Vita Columbani Abbatis, l, II, c. 24, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rer. Merovingicarum, IV, Hannoverae et Lipsiae 1902, p. 147; Gregorii I Registrum Epistolarum, p. XIV, ep. 12, in Monumenta Germ. Hist., Epistolae,I I, 2, Berolini 1895, pp. 430-432.
Per una lettera di Sisebuto ad A. cfr.: Epistolae Wisigoticae, n. 9, in Monumenta Germ. Hist., Epistolae, III, Berolini 1892, pp. 671-675.
Regesti: L. Bethmann-O. Holder-Egger, Langobardische Regesten, nn. 18-20, in Neues Archiv für die ältere deutsche Geschichtskunde, III, (1878), pp. 235 s.
Diplomi: Codice diplomatico del Monastero di S. Colombano di Bobbio, ed. C. Cipolla, I, Roma 1918, in Fonti per la Storia d'Italia, LII, nn. VII e IX, pp. 91-96, 97-100. J. Weise, Italien und die Langobardenherrscher von 568 bis 628, Halle 1887, pp. 264-266. 273-284; L. M. Hartmann, Geschichte Jtaliens im Mittelalter, II, 1, Gotha 1900, pp. 170, 204-408; Th. Hodgkin, Italy and her invaders, V, Oxford 1916, pp. 430, 447 s.; VI, ibid. 1916, pp. 108, 150 s., 155-160; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano 1940, pp. 307 ss.; G. P. Bognetti, S. Maria foris Portas, in Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi (in G. P. Bognetti-G. Chierici-A. De Capitani d'Arzago, S. Maria di Castelseprio, Milano 1948), pp. 35,104-106, 121, 124 ss., 155,161-172; Id., Milano longobarda, in Storia di Milano, II, Milano 1954, pp. 117-119, 127, 148-157.