RĒ῾
῾ Divinità solare egiziana, che probabilmente fin dall'inizio ebbe carattere universale e centro di culto a Heliopolis (v.). Che di tale città sia originario il dio non sembra probabile, che là ha sede Atum (v.) e il nome della città significa in egiziano "la città del pilastro", con chiara allusione a una pietra benben che vi si adorava (anch'essa d'altronde collegata con culti solari: v. obelisco).
Comunque è qui che R. assume il suo aspetto e costituisce il suo dogma, e da qui, quando il sacerdozio eliopolita riesce a conquistare prima una posizione preminente a corte, quindi (con la V dinastia) addirittura a fornire faraoni all'Egitto, inizia quella diffusione in tutto il paese che ne costituisce il carattere fondamentale. Immaginato all'inizio in figura umana (così come in genere in Egitto gli dèi cosmici) la fusione con altre divinità solari (in particolare Horus e Harakhte) gli procura un aspetto ieracocefalo che è il più frequente. Sul capo porta il disco solare circondato dall'ureo. È spesso figurato nella barca (o le barche: una del mattino, una della sera) su cui traversa il cielo, ora stante, ora seduto entro un chiosco protetto da un serpente ignivomo, e accompagnato da divinità varie che gli fanno scorta. Come dio nato per primo dalle acque del caos, è figurato come fanciullo col dito in bocca seduto su un fiore di loto. Speciali caratteristiche presentano i santuarî di Rē῾. Probabilmente ispirandosi a quello di Heliopolis (oggi praticamente perduto) essi sono privi delle parti coperte, e constano in pratica di uno o più cortili, in uno dei quali è l'altare, costituito da una piattaforma in muratura con una rampa di accesso. Tali altari solari si possono trovare in cortili secondarî di varî templi, e rappresentano allora una consacrazione di quella parte dell'edificio a Rē῾ appunto; ma ad Abu Sir (v.) nel tempio di Neuserrē῾ (il tempio solare che meglio conosciamo) esso sorge ai piedi di un colossale obelisco (v.), simbolo della divinità. Nel Nuovo Regno a questo tipo di tempio si ispira l'edificio cultuale di Tell el-῾Amārnah (v.), dove però i cortili sono ravvivati da un largo impiego di colonne, come omaggio alle abitudini architettoniche dell'epoca. Per l'epoca più tarda abbiamo solo un testo di epoca etiopica (circa 730 a. C.) in cui si dichiara che i sacrifici a Heliopolis nel tempio solare son compiuti all'aperto: e cioè in un ambiente affine a quelli ora descritti.