REALE
. Carlo I d'Angiò (1266-1285) fece coniare a Barletta e poi a Messina una bella moneta d'oro con la sua effigie in sostituzione dell'altra bellissima detta augustale e la chiamò reale. Reali si dissero pure le monete d'oro e d'argento emesse dagli Aragonesi in Sicilia e Sardegna. Siccome poi il reale era la moneta base del sistema monetario spagnolo che, per la cresciuta potenza di quella monarchia, aveva larghissima diffusione nel commercio internazionale, furono molti coloro che emisero monete che ragguagliassero in certo modo quella spagnola. Questo avvenne nel sec. XVII, quando il multiplo del reale o pezza da 8 era la moneta più conosciuta e apprezzata nei rapporti col nuovo mondo e con le Indie. Si può dire che non vi sia sovrano grande o piccolo in Italia che non abbia emesso luigini od ottavetti, monete equivalenti a un ottavo dello scudo spagnolo ossia al reale. Non solo, ma gli stessi pezzi da 8 vennero fabbricati con proprie impronte dalla repubblica di Genova, dal granducato di Toscana e una prova, che non fu poi tradotta in coniazione, venne fatta anche dalla repubblica di Venezia. C'era, oltre ai multipli, la frazione del mezzo reale.
Metrologia moderna - In tempi moderni il real ha assunto di solito un valore frazionario rispetto all'unutà monetaria: così in Spagna (25 céntimos = ¼ di peseta); così nella Bolivia, nella Colombia, nell'Ecuador (10 centavos); nel Venezuela (50 centavos = ½ bolivar), ecc.
Bibl.: M. Cagiati, Le zecche minori del Reame di Napoli, Napoli 1913-16, pp. 80-81, n. 1, 2; id., Le zecche siciliane, Napoli 1916, p. 126, n. 3; Corpus Nummorum Italicorum, I, tav. xxviii, 7, 8, xxxi, 2; II, tav. i, 15, xliii, i, 3, xliv, 14, xlv, 2-8; III, tav. xv, 12-15, xvii, i; VIII, tav. iii, 8; E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v.