realtà virtuale
Simulazione all’elaboratore di una situazione reale con la quale il soggetto umano può interagire, a volte per mezzo di interfacce non convenzionali, estremamente sofisticate, quali occhiali e caschi su cui viene rappresentata la scena e vengono riprodotti i suoni, e guanti dotati di sensori per simulare stimoli tattili e per tradurre i movimenti in istruzioni per il software. Simili tecniche sono usate, tra l’altro, nei videogiochi, nell’addestramento militare dei piloti e nella modellistica di sistemi microscopici, per es. nello studio delle proprietà delle biomolecole. L’idea della creazione di ambienti artificiali non è di per sé legata al computer. Fu infatti sperimentata per la prima volta nel 1962 con il Sensorama, un apparecchio meccanico ideato da Morton Heilig che mirava a coinvolgere non solo la vista e l’udito, ma anche l’olfatto e il tatto di uno spettatore che osservava i filmati appositamente realizzati per quella macchina: oltre a proiettare immagini, l’apparecchio trasmetteva allo spettatore vibrazioni, produceva vento ed emetteva addirittura odori. Per quanto siano state ottenute rappresentazioni estremamente verosimili, grazie all’evoluzione della grafica computerizzata e all’aumento costante della potenza di calcolo dei computer, ancora oggi gli ambienti proposti dalle applicazioni di r. v. sono ben lontani dal riprodurre davvero quelli reali. Tuttavia, già oggi i sistemi di r. v. hanno molte applicazioni pratiche. I piloti di aereo, per es., imparano a volare anche sui simulatori di volo, che riproducono perfettamente tutte le situazioni che accadono al comando di un apparecchio, comprese le diverse piste di decollo e atterraggio, le condizioni meteorologiche o le anomalie meccaniche. Si può ipotizzare che una sempre maggiore verosimiglianza consentirà di utilizzare la r. v. per analizzare le reazioni di un individuo di fronte a determinate condizioni, anche estreme. Fino a oggi la r. v. ha privilegiato soprattutto la vista e l’udito, ma è ipotizzabile che in futuro le percezioni sensoriali potranno essere ottenute stimolando direttamente particolari aree cerebrali. In questo modo la verosimiglianza sarebbe perfetta, in quanto il cervello potrebbe ricevere esattamente gli stessi stimoli prodotti dalle sensazioni reali.