Rebel without a Cause
(USA 1955, Gioventù bruciata, colore, 111m); regia: Nicholas Ray; produzione: David Weisbart per Warner Bros.; soggetto: Nicholas Ray, Irving Schulman; sceneggiatura: Stewart Stern; fotografia: Ernest Haller; montaggio: William Ziegler; scenografia: Malcolm Bert, William Wallace; musica: Leonard Rosenman.
Jim Stark, ragazzo di buona famiglia, studente universitario dalla vita apparentemente normale, esprime insofferenza verso i genitori, che sembrano coprirlo di attenzioni soffocanti, e verso la società che lo circonda. Nella città dove la famiglia si è stabilita da poco tempo, Jim cerca di adattarsi al nuovo contesto. Tra gli studenti che conosce nel primo giorno di università, viene attratto da Judy, una bella ragazza che flirta con il duro di turno, Buzz, una sorta di capobanda con mire di controllo sul territorio studentesco. Jim entra subito in frizione con la gang, e si prepara allo scontro. L'amico Plato, insicuro e spaventato, gli consiglia di lasciar perdere, ma va a finire che ben presto Jim e i suoi nuovi nemici si trovano con il coltello in mano pronti a farsi del male. Dopo aver disarmato Buzz, Jim accetta di misurarsi in una gara pericolosissima, la 'corsa del coniglio'. Si tratta di lanciarsi in automobile a folle velocità verso un crepaccio e vedere chi resiste più a lungo prima di gettarsi dall'abitacolo. La sera stessa comincia il duello, e le vetture sfrecciano. Jim resiste fin che può e poi si lancia fuori; Buzz, invece, rimane incastrato nell'auto e va a sfracellarsi sugli scogli. Jim, sconvolto, torna a casa e cerca il conforto dei genitori che, al contrario di quel che si aspetta, lo accolgono con freddezza, indifferenza, rimprovero. Sconsigliato di riferire l'accaduto alla polizia (anche per le leggi d'onore che vigono tra i giovani balordi), finisce comunque al commissariato, dove aveva conosciuto un poliziotto comprensivo e paterno. Visto dagli amici di Buzz, viene creduto un delatore e preso a bersaglio di una caccia spietata. Jim si nasconde allora in una villa abbandonata insieme a Judy, che lo segue ormai innamorata. L'arrivo di Plato, anch'egli inseguito, volge in tragedia le cose. Scosso e impaurito, infatti, il giovane ha una pistola con sé, con la quale spara verso i nemici. Nascostosi nel Planetarium, non ascolta nessuno tranne Jim, che riesce effettivamente a svuotargli il caricatore dell'arma. Plato, però, esce di corsa dall'edificio brandendo ancora la pistola e la polizia, accorsa nel frattempo, lo fredda lasciandolo cadavere sul prato antistante. Jim, disperato, copre il corpo dell'amico con il suo giubbotto rosso fiammante.
Il fortunato titolo italiano ha imposto alla memoria collettiva il capolavoro di Nicholas Ray come una riflessione generazionale sull'America anni Cinquanta. Se questo non è del tutto vero, bisogna però dire che Rebel without a Cause riflette quanto meno lo stato di euforia e contemporaneo disagio che il celebrato decennio portava con sé negli Stati Uniti. Per molti critici, il film fotografa perfettamente la crisi della classe media e dell'istituto familiare, considerati i pilastri della comunità statunitense. Non è però nel rispecchiamento sociale che si trovano le durature qualità di Rebel without a Cause. Piuttosto, lo si deve forse considerare come l'ultimo sontuoso esempio di un sistema cinematografico, quello hollywoodiano, ancora in grado di raggiungere vette espressive grazie alla presenza di un genere (il melodramma), di un divo (James Dean) e di un regista dalle idee innovative (Ray). Nel primo caso, bisogna dire che il film elabora la materia melodrammatica in maniera potente e sofferta. Lo spazio, le luci e i colori possiedono una ipnotica densità, capace di restituire la sensazione di un universo seducente posato sopra un focolaio di insoddisfazione, pericolo e rabbia. Il sistema panoramico Vistavision esalta infatti le qualità cromatiche dell'insieme e il respiro della messa in scena, come si vede esemplarmente nella famosa sequenza della 'corsa del coniglio', dove la gara delle automobili è narrata con un senso spettacolare e al contempo tragico che la forza delle immagini trasforma in un momento altamente simbolico. Tuttavia, la spettacolarità non impedisce un'intensa rappresentazione di caratteri psicologici, cui fa eco una tendenza all'astrazione dello spazio e alla rottura delle convenzioni figurative. Il rapporto con il melodramma classico, così, diventa contraddittorio e suggestivo, poiché ne vengono aggiornati temi e stili ma conservato il senso profondo.
James Dean è, con tutta probabilità, l'unico interprete possibile per Rebel without a Cause, come funestamente dimostrato dall'incidente motociclistico che gli costò la vita il 30 settembre di quello stesso anno. Il suo volto sensibile e chiuso esprime l'irripetibile sintesi di insicurezza e ribellione, disorientamento e spacconeria di una generazione ‒ questa volta sì ‒ cui viene chiesto di godere della pace ottenuta dopo la Seconda guerra mondiale e che invece rifiuta la società preparata dai padri. Come in un dialogo continuo tra testo e contesto divistico, Dean si specchia nel film e il film, per tutti gli anni a seguire, è diventato una sorta di 'documentario' su Dean, sulla sua recitazione talentuosa e spezzata e sui sintomi di un giovane divo insofferente. A poco valgono le dignitose prove dei comprimari, tra cui Sal Mineo, Natalie Wood e Dennis Hopper: la pellicola appartiene a lui, il cui volto si incarica di assorbire ed esprimere sentimenti distruttivi e lancinanti. Di qui l'alone di culto per singole sequenze, tra cui l'incipit dove l'attore si esibisce in un monologo con un fiore o la scena ‒ fortemente teatrale ‒ dello scontro con il padre a seguito della morte di Buzz.
È possibile, infine, leggere Rebel without a Cause all'interno della filmografia d'autore di Nicholas Ray. Vi si ritrovano l'intima riscrittura dei generi classici presente in Johnny Guitar o in The True Story of Jesse James (La vera storia di Jess il bandito, 1957), l'amore per le figure di perdenti isolati dalla società, già sperimentato in They Live by Night (La donna del bandito, 1949) e On Dangerous Ground (Neve rossa, 1951), la ricerca di uno stile meno trasparente di quello della Hollywood classica e l'originale approdo a un linguaggio innovativo da costruire insieme e intorno agli attori, come in In a Lonely Place (Diritto di uccidere, 1950, con Humphrey Bogart) e Bigger than Life (Dietro lo specchio, 1956, con James Mason). La forza di Rebel without a Cause sta proprio nella tensione che si instaura tra la grandiosità della messa in scena e lo straniamento che le ardite scelte stilistiche suggeriscono, tra il modello dello spettacolo americano classico e l'emergere di una nuova sensibilità artistica. La forte concentrazione narrativa, l'unità di tempo e azione (la storia si svolge in un giorno e una notte), l'urgenza del racconto ne fanno un film che sembra voler imporsi 'là e subito'. In fondo, quel che interessa a Ray è lasciare che il cinema si impregni degli umori tutt'altro che pacifici di una generazione ‒ i ribelli 'senza causa' provenienti da famiglie medioborghesi ‒ e cercare di tradurli in uno stile adeguato.
Interpreti e personaggi: James Dean (Jim Stark), Natalie Wood (Judy), Sal Mineo (Plato), Jim Backus (padre di Jim), Ann Doran (madre di Jim), Rochelle Hudson (madre di Judy), William Hopper (padre di Judy), Corey Allen (Buzz), Dennis Hopper (Goon), Edward Platt (Ray), Steffy Sidney (Mil), Virginia Brissac (nonna di Jim), Beverly Long (Helen), Frank Mazzola (Crunch), Robert Foulk (Gene), Jack Simmons (Cookie), Nick Adams (Chick), Jack Grinnage (Moose), Tom Bernard (Harry), Jimmy Baird (Beau).
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