RECUPERO MARITTIMO (v. nave: Recupero delle navi, App. II, 1, p. 387)
I r. m. riguardano principalmente scafi affondati o carichi, totali o parziali, in essi contenuti. L'operazione di r. m. è sempre onerosa e difficoltosa; essa viene infatti intrapresa solo se è di manifesta convenienza economica, per il previsto reimpiego del relitto o per la sua vendita come rottame o per l'utilizzazione del carico in esso contenuto, oppure per altre ragioni estranee alla convenienza economica che trovino però una valida motivazione, in genere sotto il profilo della sicurezza della navigazione (ostacolo rappresentato dal relitto in bassi fondali) o dell'ecologia (carichi particolarmente pericolosi e inquinanti).
La tecnica dei r. m. è molto variabile a seconda dell'oggetto del r., del suo peso, forma e struttura. Si tratta in ogni caso di operazioni assai complesse sotto il profilo marinaresco e in particolare sotto il profilo del lavoro subacqueo, cui sono connessi problemi delicati d'ingegneria navale, di carpenteria, organizzativi e anche meteorologico-ambientali, trattandosi di operazioni che si protraggono in genere per lungo tempo. L'esecuzione di un r. è condizionata in primo luogo dalla profondità alla quale dev'essere eseguito, cui sono legate le possibilità tecnologiche di lavoro subacqueo. Con le moderne attrezzature il lavoro con operatori subacquei è oggi possibile sino a quote di −300 m; speciali mezzi di lavoro, pilotati direttamente o teleguidati, possono operare intorno a -800 m. Malgrado ciò, al di sotto di 40 ÷ 50 m il r. di scafi di grandi dimensioni è ancora praticamenìe impossibile, e l'operazione diviene ipotizzabile solo per piccoli relitti, carichi o parti di carico trasportati, oppure per rottami ottenuti per demolizione.
Operazioni preliminari per il recupero di scafi affondati. - Consistono nell'esatta localizzazione del relitto e nella raccolta di tutte le informazioni concernenti la struttura, lo stato di conservazione, la presenza o meno di carichi liquidi o solidi, la possibilità e la convenienza di procedere al r. preliminare di parti dello scafo (macchinari, armamento guerresco in caso di navi militari, ecc.), la determinazione esatta del battente d'acqua, la natura del fondo.
Localizzato il relitto e segnalata la sua posizione con boe ancorate in prossimità, si raccolgono tutti i dati utili al progetto di r., utilizzando personale palombaro per l'esame ravvicinato dello scafo e delle sue sovrastrutture, la determinazione della sua posizione rispetto al fondo (inclinazione longitudinale e trasversale, infangamento, orientamento), la presenza di falle e la loro consistenza, il numero dei locali allagati e il rilievo dei relativi battenti di acqua, lo stato generale dei carichi a bordo, le condizioni della portelleria e delle paratie interne, in definitiva di tutto quanto può essere utilizzato per l'accertamento più esatto possibile della situazione del relitto. Contemporaneamente vengono raccolti anche i dati costruttivi dello scafo, molti dei quali recuperabili dai documenti di bordo, quali le dimensioni, i pesi, i volumi e gli elementi geometrici della carena, gli elementi di stabilità, ecc. Il complesso dei dati acquisiti deve consentire la stesura del progetto di r. e in particolare la determinazione della forza F con la quale la nave grava sul fondo, forza che è la risultante del peso P e della spinta S della sua carena: F = P − S.
A seconda dell'inclinazione traversale dello scafo affondato, il progetto di r. deve prevedere fasi successive di raddrizzamento e galleggiamento. L'esperienza ha dimostrato che, per inclinazioni contenute entro i 40°, conviene procedere direttamente alle operazioni di galleggiamento, mentre per inclinazioni superiori è più opportuno realizzare prima il raddrizzamento dello scafo e poi farlo galleggiare. Nel caso infine di inclinazioni superiori ai 120° può essere addirittura conveniente far galleggiare la nave capovolta e procedere in un secondo tempo al raddrizzamento, dopo opportuni lavori di ripristino in bacino di carenaggio.
Le forze da applicare, la cui risultante dovrà essere uguale e contraria alla forza F con la quale la nave grava sul fondo, possono essere realizzate: 1) sottraendo pesi dalla nave scarica, sinché la spinta S divenga superiore al peso residuo P; 2) aggiungendo spinte alla carena. La sottrazione di peso può essere realizzata sbarcando pesi dalla nave scarica (ancore, catene, imbarcazioni, eventuale armamento guerresco), operazioni che comportano in genere grandi difficoltà di esecuzione a fronte di effetti piuttosto scarsi; oppure sbarcando i carichi mobili solidi se di peso specifico superiore a quello dell'acqua di mare. Non conviene generalmente sbarcare i carichi liquidi per non diminuire la stabilità della nave al galleggiamento. Lo sbarco dei carichi mobili non è comunque sufficiente a ripristinare il galleggiamento e può essere preso in considerazione solo come fattore di alleggerimento. La galleggiabilità con sottrazione di peso è realizzata soprattutto sottraendo il peso dovuto all'acqua imbarcata durante l'affondamento, esaurendo i locali allagati con opportune operazioni (sistemi di recupero). L'aggiunta di spinte alla carena è realizzata con l'impiego di appositi galleggianti ad assetto variabile (cilindri di spinta) assicurati al relitto, oppure impiegando, a trazione di sollevamento, un sistema di verricelli e paranchi agenti da pontoni.
Sistemi di recupero per sottrazione di peso. - Recupero con esaurimento a mezzo di garitte e pompe. - Il sistema consiste nello svuotamento di alcuni locali mediante l'impiego di pompe a motore termico o elettrico. Normalmente l'impiego è ristretto a operazioni in bassi fondali, essendo la prevalenza all'aspirazione delle pompe limitata in pratica a 6 ÷ 7 metri. L'operazione di r. viene suddivisa in due fasi: tamponamento ed esaurimento. Il tamponamento consiste nel chiudere o tamponare tutte le aperture a scafo e interne esistenti nella zona dei locali prescelti per l'esaurimento, dovute a falle createsi all'atto dell'affondamento o anche preesistenti (portellerie, luci di aspirazione, passaggi di tubature, ecc.). I lavori di tamponamento interno consistono nel rendere stagne le paratie divisionali e rinforzarle mediante puntelli, chiudere portelli e oblò, tamponare i fori di passaggio dei cavi elettrici, tubature, ecc. Lesioni o piccole falle esterne vengono turate con gettate di cemento, sostenute se necessario da armature in legno; le falle di maggiori dimensioni richiedono invece l'applicazione di tamponi di lamiera, saldati o fissati con una corona di perni ancorati ai contorni della falla, opportunamente adattati e guarniti. Le operazioni di tamponamento sono molto lunghe e richiedono personale palombaro molto ben addestrato ed esperto: devono essere eseguite con la massima cura e accuratamente verificate, essendo evidentemente condizione determinante per la riuscita della seguente fase di esaurimento.
L'esaurimento con garitte consiste nell'applicazione ai portelli superiori dei locali da esaurire, o ad aperture realizzate sul cielo dei locali, di "garitte" in legno o metallo di lunghezza sufficiente a farle sporgere in superficie. All'interno delle garitte vengono introdotte le manichette di aspirazione delle pompe. Se i locali da esaurire sono adiacenti, possono essere messi in comunicazione tra loro con aperture sulle paratie divisionali. L'altezza delle garitte dev'essere tale da consentire che esse sporgano in superficie anche in condizioni di alta marea e non vengano sommerse dal moto ondoso che può essere ritenuto accettabile durante l'esecuzione della operazione di recupero. Le garitte hanno in genere forma parallelepipeda e sono munite di ramponi tiranti in senso verticale che vanno a scontrare sui bordi interni del portello o apertura cui sono applicate. Le garitte metalliche possono essere fissate con saldatura; qualche volta può convenire costruire attorno all'apertura prescelta una flangia di attacco alla quale fissare poi la garitta.
Le pompe impiegate possono essere termiche o elettriche; le prime hanno il vantaggio dell'autonomia di funzionamento e quindi possono essere facilmente spostate ove occorrano; quelle elettriche sono generalmente del tipo sommergibile e necessitano di minori accorgimenti per la messa in opera e l'impiego: richiedono però disponibilità di energia elettrica nelle vicinanze. L'applicabilità del sistema descritto è limitata a relitti in bassi fondali a causa della limitata profondità di aspirazione delle pompe; tuttavia, costruendo opportunamente le garitte, è possibile aspirare da profondità maggiori abbassando, man mano che il locale si vuota, il piano di lavoro delle pompe. Nelle operazioni di r. con esaurimento il limite di profondità, da valutare caso per caso, deriva soprattutto dalla resistenza strutturale dello scafo e delle paratie interne, soggetti al battente d'acqua e quindi sottoposti a enormi forze di schiacciamento man mano che l'esaurimento procede.
Recupero con esaurimento a mezzo di aria compressa. - Consiste nell'immissione di aria compressa all'interno dei locali da esaurire in modo che essa prevalga sul battente idrostatico esterno scacciando l'acqua. Il sistema è relativamente rapido e conveniente purché si disponga di sufficienti capacità di produzione d'aria compressa. Può essere applicato se la parte superiore, rispetto al fondo, dei locali è stagna all'aria o resa tale. Pertanto anche in questo tipo di r. si distinguono le due fasi di tamponamento ed esaurimento, implicanti i lavori e le cautele già descritte in precedenza. L'acqua, scacciata dall'aria compressa, fuoriesce dalle aperture in basso rispetto al fondo, già esistenti o opportunamente praticate. Va tenuto presente che tutti gli scafi sono progettati per resistere a pressioni agenti dall'esterno verso l'interno e non viceversa, mentre con l'esaurimento ad aria compressa si ha proprio una prevalenza di pressione dall'interno verso l'esterno che sottopone a forti sollecitazioni le strutture costruttive. Di ciò dev'essere tenuto conto nel progetto di r. e si deve operare in modo da mantenere la sovrapressione interna a valori di poco superiori a quella idrostatica esterna (generalmente 1/10 in più). Il sistema è applicabile a profondità maggiori di quello a esaurimento con pompe ed è particolarmente idoneo per recuperare scafi fortemente inclinati o capovolti. In particolari situazioni può essere vantaggioso esaurire alcuni locali con il sistema a pompe e garitte e altri locali con il sistema ad aria compressa.
Sistemi di recupero con aggiunte di spinta alla carena. - Recupero con pontoni. - È il sistema più rapido e conveniente economicamente per il r. di scafi affondati, però è subordinato alla disponibilità di mezzi di sollevamento adeguati al peso del relitto. Il progetto di r., determinato il peso totale da sollevare, deve individuare sullo scafo immerso i punti di applicazione di un sistema di braghe che poi vengono collegate al gancio di trazione del pontone di sollevamento. L'operazione si suddivide in: determinazione del numero di braghe occorrenti; progettazione e costruzione delle braghe, generalmente realizzate ciascuna con più cavi di acciaio di adeguata robustezza, uniti tra loro alle estremità; esecuzione dei lavori marinareschi e palombareschi per il passaggio delle braghe sotto lo scafo; messa in forza ed equilibratura delle braghe sul gancio di sollevamento del pontone. Il passaggio delle braghe sotto lo scafo è l'operazione più difficoltosa, richiedendo spesso l'escavazione di tunnel sul fondo nelle zone ove vi è contatto continuo con la carena. Motivi di sicurezza consigliano di limitare a uno solo il pontone di sollevamento, per evitare, in caso di più pontoni usati contemporaneamente, che la rottura di un gancio porti l'intero carico a gravare sui rimanenti che verrebbero trascinati verso il fondo. Pertanto tale sistema di r. è limitato alle possibilità di sollevamento realizzabili con singoli pontoni. Oggi esistono pontoni semoventi (crane ships) con capacità di sollevamento sino a 2500 t e oltre.
Recupero con cilindri di spinta. - Consiste nel fissare allo scafo da recuperare, mediante imbragamento, dei recipienti stagni esauribili con aria compressa in modo da realizzare spinte addizionali sufficienti a farlo galleggiare. Poiché detti recipienti sono generalmente cilindrici, vengono chiamati "cilindri di spinta". Sono costruiti in acciaio e in dimensioni standardizzate. I cilindri sono dotati di valvole di allagamento, che consentono di affondarli e posizionarli in prossimità del relitto, e di valvole d'immissione aria compressa per il successivo esaurimento. L'aria compressa dev'essere fornita da idonei mezzi di assistenza. Grossi fori diametrali, intubati, consentono il passaggio attraverso i cilindri delle estremità delle braghe, preventivamente passate sotto lo scafo e realizzate con criteri analoghi a quelli già descritti.
I cilindri di spinta sono normalmente impiegati in posizione orizzontale: in qualche caso è poerò conveniente il loro impiego in posizione verticale e per questo fine alcuni sono opportunamente progettati e costruiti. L'applicabilità del sistema è ristretta a scafi di tonnellaggio relativamente limitato, considerate le dimensioni dei cilindri e le possibilità di affiancarne un numero sufficiente allo scafo per realizzare la spinta necessaria. La profondità d'impiego è praticamente limitata a 40 ÷ 50 metri.
Recuperi con demolizione. - Il sistema è impiegato quando non interessa recuperare lo scafo in quanto tale, ma solo i materiali da esso ricavabili per la vendita come rottame o il reimpiego, oppure quando è necessario rimuovere il relitto e il r. con gli altri sistemi si presenta impossibile o troppo oneroso. Le operazioni di demolizione sono eseguite asportando prima tutto ciò che è di agevole smontaggio e tagliando successivamente, con la fiamma ossidrica subacquea o con l'impiego di adatte cariche esplosive, le strutture dello scafo in modo da ottenere blocchi di materiale di peso tale da poter essere sollevati in superficie con argani e pontoni oppure con cilindri di spinta.
Bibl.: F. Spinelli, Costruzioni navali, vol. II, cap. VIII, Napoli 1962.