redire (reddire)
Verbo di media frequenza e di prevalente uso poetico, attestato soprattutto nella Commedia, in senso proprio e figurato.
Per la morfologia (l'oscillazione ‛ redire ' / ‛ reddire ' è risolta dal Petrocchi a favore della forma scempia, nonostante il parere della '21; cfr. peraltro reddita, in Pg I 106) sono da notare: riede, costante e regolare per la III singol. pres. indic., e di uso frequente in rima nella Commedia; regge (inaccettabile la lettura da ‛ reggere ', nel senso di " governare " o di " resistere ": una " di quelle interpretazioni inutili e perturbatrici, che devono esser lasciate all'esclusivo godimento di chi se l'è inventate ", Parodi) per reggia, rieda (Il singol. pres. cong., con valore ottativo, attestata esclusivamente in If X 82, in rima equivoca con regge da ‛ reggere '); l'esortativo ti riedi (solo in If XXI 90); il pass. rem. redissi (come il precedente, con costruzione pronominale, in Pd XI 105).
Indica propriamente il riavvicinamento di chi, allontanatosi da un luogo, vi fa ritorno (nel qual caso si trova per lo più seguito da un complemento di moto a luogo, a volte peraltro sottinteso). Si vedano innanzitutto: If X 82 E se tu mai nel dolce mondo regge...; XIII 76 E se di voi alcun nel mondo riede...; Pg III 114 ond'io ti priego che, quando tu riedi...; Pd XXI 97 E al mondo mortal, quando tu riedi, / questo rapporta, tutti riferiti a D.: un ritorno - ripetuto secondo un'intensa formula espressiva - che implica una riedificazione della personalità morale del soggetto, caricandosi insieme, nell'intenzione di chi parla, della grave prospettiva di una missione di verità; If XXI 90 sicuramente omai a me ti riedi: Virgilio richiama a sé D., celatosi dietro una roccia per timore dei diavoli di Malebolge (i due avverbi valgono a meglio concretizzare il valore semantico di r.).
Cfr. poi Vn XL 6 e Rime CXVII 14, col valore di " tornare indietro da ", complementare al precedente; If XXIV 12 lo villanello... / ritorna in casa... / poi riede (" torna fuori, esce novamente di casa ", Del Lungo); Pd I 93 folgore, fuggendo il proprio sito, / non corse come tu ch'ad esso riedi; IV 52 l'alma a la sua stella riede (col significato pregnante di " ricongiungersi "); XI 105.
Estensivamente, r. si registra in D. anche per esprimere moto di soggetto inanimato (con valore assoluto: Cv II XIV 12 fine de la circulazione è redire ad uno medesimo punto): di astri (If XXXIV 96 già il sole a mezza terza riede, moto temporale che include in sé moto astronomico); del giorno (Pg XVII 63 se 'l dì non riede; cfr. XV 138); delle note musicali (Pd VIII 18 una è ferma e altra va e riede: movimento di voci in contrappunto; " veggiamo nella musica il tenore proceder fermamente e il soprano andare e tornare ", Landino); di condizioni spirituali (Fiore CXLV 6 ella mi giurò di non reddire, con soggetto gioia, personificato).
Interessante, infine, il raro uso traslato di r., in riferimento al mondo dello spirito (solo in Pg V 110 ne l'aere si raccoglie / quell'umido vapor che in acqua riede, col senso di " trasformarsi di nuovo ", il verbo si riferisce alla fisica dei fenomeni metereologici: " ritorna lo vapore umido in acqua, come da acqua si genera ", Buti; altri, invece, interpreta qui r. con valore proprio: " ritornare giù [verso la terra] in forma di acqua "). La mente del poeta non può redire / sovra sé tanto (" riprendere coscienza di sé "; Pd XVIII 11) da poter rinnovare l'esperienza del divino (in consimile uso semantico: XXXIII 60 dopo 'l sogno la passione impressa / rimane, e l'altro a la mente non riede). In XX 106 de lo 'nferno, u' non si riede / già mai a buon voler, si nega ai dannati la possibilità di un ritorno alle condizioni d'integrità morale.
Bibl. - Per i problemi connessi con la morfologia della voce: A. Schiaffini, in " Studi d. " XV (1931) 128 ss.; F.B. Ageno, Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1964, 136-140; Monarchia, a c. di P.G. Ricci, Milano 1965, 122; Petrocchi, Introduzione 449-450. In particolare, per If X 82: A. Flammazzo, in " Bull. " I (1894) 102; G.L. Passerini, in " Giorn. d. " VIII (1900) 219; G.A. Venturi, in " Bull. " IX (1902) 200; E.G. Parodi, ibid. X (1903) 207-208; M. Barbi, in " Bull. " XII (1905) 259; Parodi, Lingua 257, 360; Petrocchi, ad l.; P. Nicosia, Alla ricerca della coerenza, Messina-Firenze 1967, 203-227.