referendum
Istituto giuridico per il quale è consentita o richiesta al corpo elettorale una decisione su singole questioni. Dal punto di vista politico, il r. rappresenta una tecnica decisionale di democrazia diretta, nella quale tutti i cittadini prendono parte alla decisione politica.
In Italia il r., che non era contemplato dallo Statuto albertino, fu utilizzato una prima volta nel 1946 per la scelta della forma istituzionale (monarchica o repubblicana). Fu poi inserito nella Costituzione repubblicana del 1948, nelle due forme del r. costituzionale (art. 138), per eventuali modifiche alla Costituzione, e del r. abrogativo (art. 75), relativo alle leggi ordinarie. Nel nostro ordinamento tramite r. si può cancellare, totalmente o parzialmente, una legge esistente, ma non proporne una nuova. Il r. fu disciplinato nel 1970 da una legge che introdusse alcuni criteri restrittivi. In primo luogo, la raccolta di 500.000 firme che deve avvenire in tre mesi; inoltre spetta alla Corte costituzionale decidere sull’ammissibilità dei r. proposti; infine, il r. abrogativo, a differenza di quello costituzionale, è valido soltanto se si raggiunge il quorum, cioè se votano almeno il 50% più uno degli aventi diritto (il che significa che l’astensione può farlo fallire). Il r. costituzionale, che è invece di tipo confermativo, viene indetto – su richiesta di un quinto dei membri della Camera o di 500.000 elettori o di 5 consigli regionali – quando una modifica della Costituzione viene approvata con maggioranza semplice. Dal 1974, anno in cui si svolse il primo r. abrogativo, quello sul divorzio che si concluse con la conferma della legge, in Italia vi è stato un uso crescente dei r., soprattutto per iniziativa del movimento radicale. Tra i più importanti, vanno ricordati quelli sull’aborto (1981), sulla «scala mobile» (cioè sull’adeguamento automatico dei salari all’inflazione, 1985), sul nucleare (1987), sul sistema elettorale (1991, 1993), sulla fecondazione assistita (2005). Alcuni r. sono falliti per il mancato raggiungimento del quorum. Per quanto concerne i r. confermativi, in Italia se ne sono tenuti due, all’inizio del 21° sec.: il primo (2001) ha confermato la riforma del titolo V della Costituzione; il secondo (2006) ha invece respinto la riforma della seconda parte della Costituzione.