REGGIO CALABRIA (῾Ρήγιον, Regium)
Una sia pur sommaria delineazione topografica di questa città, che tanta parte ebbe nella storia della colonizzazione greca in Italia per la sua felice posizione sullo stretto di Messina, non è stata ancora tentata, poiché la vecchia trattazione dello Axt e quelle altre ricalcate su questa si occupano piuttosto del territorio reggino e della identificazione delle varie località indicate dagli scrittori antichi; mentre le tradizioni e le testimonianze conservate dalla erudizione locale, nonché le varie scoperte archeologiche avute fino ad oggi, forniscono un cospicuo numero di elementi che attendono di essere raccolti e vagliati. La città dal tempo della fondazione della colonia calcidese (metà dell'VIII sec. a. C.) fino ad oggi non ha mutato sito, pur attraverso penose vicende storiche e cataclismi naturali, anzi, possiamo ritenere che il centro della città in epoca romana e forse anche in epoca greca, non sia stato per nulla spostato rispetto all'attuale centro cittadino, la piazza Italia cioè, ove sorgono oggi i principali edifici pubblici.
Narrano le fonti che R. C. venne fondata presso il fiume Apsias (Diod., viii, fr. 23, 2) in una località detta Pallantion (Dion. Halic., Excerpt., xix, 2): l'Apsias è con ogni probabilità l'odierno Calopinace e la città si sviluppò tutta verso N-E, cioè sulla riva destra di questo corso d'acqua. R. C. anche in età antica presentava quella forma allungata che le è caratteristica e, per stabilirne i limiti soccorrono, come è ovvio, i resti della cinta muraria e la presenza delle necropoli. Purtroppo non possediamo, d'altra parte, elementi sufficienti per stabilire gli eventuali mutamenti che subì il perimetro urbano nel corso dei tempi, ma probabilmente dopo un primo più ristretto stanziamento nel periodo iniziale della sua vita, l'estensione della città non dovette modificarsi troppo nell'età greca classica e nell'età romana. Il limite meridionale della città era dunque segnato con ogni verisimiglianza dallo stesso Apsias-Calopinace: sebbene manchino tracce di mura da questo lato abbiamo però un elemento determinante nel fatto che oltre l'Apsias sono state accertate numerose aree sepolcrali (Modena, Ravagnese). Un forte muro a doppia cortina correva lungo il litorale, e ne restano avanzi cospicui non ancora convenientemente pubblicati; ignoriamo invece, su questo lato, l'ubicazione del porto che non doveva ovviamente mancare. Anche lungo la costa, ma fuori le mura, doveva essere il santuario di Artemide presso il quale si accamparono le forze ateniesi al tempo della spedizione di Sicilia, nel 415 a. C. (Thuc., vi, 44, 3). Una recentissima scoperta, lascia ritenere che la città si estendesse a N-E fino all'attuale via Vòllaro, dove una volta scorreva il torrente Santa Lucia: anche da questo lato il muro è in doppia cortina, ed appena fuori di esso cominciano le aree sepolcrali (Santa Lucia, Santa Caterina, Pentimeli) scoperte in varie occasioni e che si estendono per vastissimo tratto. Infine sul lato S-O il terreno si eleva gradatamente verso il sistema aspromontano: è questa probabilmente la zona ove è da ricercare l'acropoli, ma qui del muro di cinta non resta traccia sicura. Mancano altresì per R. C. dati circa il numero e la ubicazione delle porte urbiche e circa il suo tracciato urbanistico. Per l'età greca Tucidide menziona, come si è visto, un santuario di Artemide, ed il culto di questa divinità è attestato anche da altre fonti: meno chiaro è se all'Artemide reggina si riferisca con certezza l'epiclesi di Φακελῖτις: il problema, come anche la ricerca della ubicazione del santuario è vivo nella letteratura erudita locale. Scoperte fortuite hanno rivelato nel settore N-O della città una vasta zona sacra d'età arcaica e classica; da essa provengono fra l'altro elementi architettonici fittili di alto interesse e materiale votivo (aree Griso-Laboccetta, Sandicchi, Taraschi-Barilla) e recenti scavi hanno messo in luce le tracce di un tempietto e di altre costruzioni da collegare con l'esistenza del santuario. Nei pressi furono trovati anche i resti di un odèon. Lo stereobate di un altro tempio è stato intravisto sotto l'attuale prefettura. Per l'età romana v'è una iscrizione (C.I.L., x, 1) che attesta l'esistenza di un tempio d'Iside e Serapide, ed un'altra (C.I.L., x, 6) che menziona il templum Apollinis maioris. Quest'ultima ricorda anche un pritaneo, mentre da varie altre iscrizioni si trae il ricordo di diversi edifici: la più interessante di queste, datata nell'anno 374, menziona una basilica con portico ed un edificio termale. Secondo un'ipotesi del Ferrua (Bull. Arch. Crist., 1950, p. 227) un titoletto greco ricorderebbe anche una sinagoga. Gli scavi hanno messo in luce importanti ruderi di edifici termali, di abitazioni private e forse anche di pubblici edifici. Questi ruderi, interessanti soprattutto per la presenza di mosaici che scendono fino ad età imperiale inoltrata, sono stati trovati, insieme con basi onorarie e con altro materiale, soprattutto intorno alla odierna piazza Italia, il che fa ritenere che qui fosse il Foro ed accanto al Foro i quartieri principali della R. C. di età romana, né è escluso che qui fosse anche stata l'agorà greca. Tra i ritrovamenti vari sono poi di particolare interesse quelli che riguardano il sistema di approvvigionamento idrico della città.
Bibl.: Le scoperte archeologiche in R. C. sono illustrate soprattutto nei periodici: Not. Scavi, Bollettino della società calabrese di Storia Patria, Italia antichissima; molto utili inoltre le notizie del De Lorenzo, in Le scoperte archeologiche di Reggio Calabria, ecc., 1885-1888. Per ricerche topografiche in senso lato, rigaurdanti soprattutto il territorio, da utilizzare con cautela: O. Axt, Zum Topographie von Rhegion und Messana, Grimma 1887; Philipp, in Pauly-Wissowa, I A, 1920, cc. 487-502, s. v. Regium; molto meglio informato è N. Putortì, L'antico territorio di Reggio, in Italia antichissima, fasc. II, 1930. Trattazioni più recenti sono G. Vallet, Rhégion et Zancle, Parigi 1958; A. de Franciscis, Il Museo Naz. di R. Calabria, Napoli 1958; id., La Calabria, in La ricerca archeologica nell'Italia Meridionale, Napoli 1960, p. 175 ss.; id., Pythagoras di Regio, in Klearchos, II, 1960, p. 5 ss.; C. Turano, Note di epigrafia classica, ibid., II, 1960, p. 65 ss.; G. Procopio, La necropoli preellenica di Colonna, ibid., IV, 1962, p. 21 ss. Le opere fondamentali sulla Magna Grecia, dal Nissen al Ciaceri, dal Berard al Dunbabin si occupano solo genericamente della topografia della città di Reggio. Né mancano le ricerche di studiosi locali come il Guarna Logoteta e lo Spanò Bolani, di oscillante valore ma sempre interessanti per le notizie che recano.
Museo Nazionale. - L'attuale consistenza del Museo Nazionale di R. C. è il risultato della fusione delle collezioni comunali con le raccolte statali. Un primo nucleo civico fu riunito nel 1869; nel 1878, ampliato e riorganizzato sotto la direzione di D. Salazar; nel giugno 1882 venne inaugurato il Museo Civico di Reggio Calabria. Intanto gli scavi di P. Orsi e la nuova legislazione sulla tutela del patrimonio artistico e archeologico diedero vita ad una raccolta statale e alla creazione della Soprintendenza alle Antichità della Calabria e della Lucania. Nel 1932 fu posta la prima pietra dell'attuale edificio, ma solo nel 1958 il Museo Nazionale di R. C. fu aperto al pubblico.
Il museo è attualmente allestito soltanto nel pianterreno. Il piano generale dà ovviamente il maggior posto al prezioso materiale d'età arcaica e classica frutto degli scavi archeologici nei varî centri della Magna Grecia, ma considera anche i settori medievale, risorgimentale e moderno in proporzione dell'importanza e della qualità dei cimelî che in ognuno di essi sono raccolti. La parte che è oggi ordinata ed aperta al pubblico comprende i seguenti gruppi di materiali:
Preistoria. Il Paleolitico è documentato dalla stazione musteriana di Torre Talao presso Scalea; il Neolitico dal vasellame di contrada Favella in agro di Sibari e dal materiale della Collezione Lovisato. Abbondante e di grande interesse sono per la facies del Ferro i ritrovamenti di Canale, Ianchina, Patarriti, Torre Galli, Calanna, Castellace di Oppido, Paludi, Serra Ajello, Cirò, Nicotera, Amendolara (vasi d'impasto e vasi geometrici, asce, daghe e fibule di bronzo, armille d'oro e di bronzo).
Epigrafia. Iscrizioni greche d'età arcaica, classica, ellenistico-romana dei principali centri della Calabria (Reggio, Locri, Crotone, ecc.); iscrizioni latine da Reggio, Taureana, Ardore, ecc.: iscrizioni italiche (Cirò, ecc.).
Sculture ellenistiche e romane da varie località della Calabria e della Lucania (rilievi funerarî, Artemide tipo Dresda, erma muliebre arcaistica, avambraccio da statua colossale).
Reggio arcaica e classica. Terrecotte e ceramiche del VI e V sec. a. C., di importazione ionica, rodia, corinzia, etrusco-campana e di fabbrica locale; vasi e frammenti di vasi calcidesi ed attici; decorazioni architettoniche fittili dipinte, grande frammento di rilievo fittile policromo con fanciulle incedenti verso destra.
Reggio ellenistica. Oreficerie ed altri preziosi scoperti in R. C. e nelle sue immediate vicinanze; coroplastica dal IV al II sec. a. C. e matrici fittili.
Rosarno (antica Medina). Grandi busti muliebri, statuette di divinità e di offerenti, figurine di genere e grottesche, gruppi satireschi, àrule con rilievi mitologici, modellini di tempietti, produzione della coroplastica locale che si svolge per lungo tempo dalla fine del VI al principio almeno del IV sec. a. C.
Locri: necropoli. Alcuni corredi tombali più ricchi o significativi sono esposti per intero; di altri corredi si presentano i pezzi migliori (ceramica attica a figure nere ed a figure rosse, vasi a vernice nera ed a figure rosse forse di fabbrica locale, specchi e vasetti di bronzo, oggetti d'osso e d'avorio, diadema bronzeo, collane di pasta vitrea, strigili, applicazioni in bronzo del VI-IV sec. a. C.
Santuario di Marasà. Lastre fittili di rivestimento, sime, cassette, acroterio, pertinenti alle più antiche fasi del tempio o di thesauròi vicini (VI sec. a. C.); torso e testa femminile, testa di cavallo, resti della decorazione acroteriale in marmo del tempio più recente (seconda metà V sec. a. C.).
Tempio Marafioti: pentaglifo in pietra e coronamento fittile del tempio, acroterio fittile.
Mannella. Ex voto dedicati a Persefone scoperti nel grande deposito sacro della Mannella (VI-V sec. a. C.); tavolette a rilievo e dipinte con le scene del mito e del culto della dea (v. locri; pinakes); statuette e maschere fittili, vasi, oggetti di bronzo, elmo con dedica, bacino marmoreo con dedica, arule con decorazione a rilievo. Mannella e Caruso: altri ex voto sacri a Persefone; ex voto scoperti nel santuario delle Ninfe in località Caruso; modelli fittili di fontane e ninfei (v.), statuette e rilievi votivi.
Località varie: vasi della necropoli arcaica di Gioia Tauro (antica Metauros); terrecotte di Vibo Valentia (antica Hipponton); elementi della decorazione del santuario di Hera Lacinia a Crotone; arule ed altri cimelî da Monasterace Marina (antica Caulonia); statua marmorea di Apollo dal santuario di Cirò (antica Crimisa); elementi del coronamento fittile dello stesso santuario ed ex voto in terracotta, bronzo, oro, marmo; testina arcaica di Sibari.
Bibl.: V. Spinazzola, Di alcune antichità e dell'ordinamento del Museo di R. C., Reggio Calabria 1907; A. de Franciscis, Il Museo Nazionale di R. C., in Annali della Pubblica Istruzione, IV, 1958, fasc. 8-9, p. 503-508; id., Agalmata - Sculture antiche nel Mus. naz. di R. C., Napoli 1960; id., Il Museo Nazionale di R. C., Napoli 1959 (guida illustrata); D. Da Empoli, Per una storia del Museo Nazionale di R. C., in Klearchos, IV, 1962, p. 99 ss.