ACCETTO (Acceto, Aceto), Reginaldo
Nacque forse a Napoli da famiglia di Massalubrense nei primi decenni del sec. XVI. Avviato alla carriera ecclesiastica, fu educato dai domenicani in S. Pietro Martire in Napoli, dove divenne "sacrae theologiae magister".Il 30 giugno 1560 fu assunto nel magistero e nella lettura dei novizi nel convento di S. Domenico Maggiore e probabilmente ebbe sotto di sé Giordano Bruno, che proprio allora vi compiva il suo noviziato. Certo è che in questo convento egli passò molti anni, percorrendo tutta la scala dei gradi, da insegnante dei novizi e lettore a baccelliere e reggente. Predicatore e studioso di teologia e di retorica, entrò a far parte del collegio dei dottori in teologia dello Studio di Napoli. La sua opera più ponderosa, specie di zibaldone lessicale e ortografico, è Il thesoro della volgar lingua, dove appieno si tratta dell'Orthografia e di quanto ad un ottimo scrittore s'appartiene (Napoli 1572), di scarso valore storico e scientifico, talvolta ingenua nel suggerire una forma piuttosto che un'altra della parola.
L'opera è del resto incompleta: delle CLVIII regole di cui avrebbe dovuto essere composta, sono fornite in realtà solo XXIII. Vero è che essa è indicata come un Trattato primo,ma altri non ne seguirono. Con il precedente deve essere identificato molto probabilmente un trattatello Dell'ortografia della lingua volgare,attribuitogli da alcuni biografi. Alla sua attività di religioso appartengono le Salutationes ad SS. Nomen Dei dicendae a con fratribus societatis eius (Neapoli 1581); delle prediche qualcuna è a stampa: Predica del Santissimo nome di Dio, fatta... nella veneranda chiesa di S. Pietro Martire (Napoli 1578).Scrisse anche una Rettorica nuova, Trattato dell'anno santo, Trattato del celibato dei sacerdoti, Ricchezze spirituali della Chiesa militante,e altre opere di cui non si conoscono le edizioni.
Vasta dovette essere la sua fama in Napoli durante la vita; ma contraddetta dal giudizio del Bruno, se nell'A. dobbiamo riconoscere, come non sembra dubbio, quel Reginaldo del dialogo II della Cabala del Cavallo Pegaseo,divenuto "abstrato", come molti consimili pedanti e professori, a causa dei tanti "editti libelli e trattati pecoreschi", di cui abbondava la cultura del tempo. (Cfr. G. Bruno, Cabala del Cavallo Pegaseo,in Opere Italiane,a cura di G. Gentile, II, Dialoghi morali,Bari 1927, p. 284).
L'A. morì a Napoli, provinciale dell'Ordine, nel 1590.
Bibl.: A. Possevino, Apparatus sacer,III, Venetiis 1606, p. 122; N. Toppi, Biblioteca napoletana,Napoli 1678, p. 269; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum,II, Lutetiae Paris, 1721, p. 299; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,I, 1, Brescia 1753, p. 37; G. B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli,III, 3, Napoli 1754, pp. 304-306; E. D'Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli,I, Napoli 1782, pp. 12-14; C. Trabalza, Storia della grammatica italiana,Milano 1908, p. 132; R. Filangieri di Candida, Storia di Massalubrense,Napoli 1910, p. 411; V. Spampanato, Postille storico-lett. alle opere di Giordano Bruno,in La Critica,IX (1911), p. 465;Id., Vita di Giordano Bruno,Messina 1921, pp. 126, s., 177 ss., 204, 248 s., 251.