TANZINI, Reginaldo
– Nacque a Firenze il 5 settembre 1746 da Gaetano Odoardo Tanzini e da Elisabetta Bianchi.
Dopo l’istruzione primaria ricevuta in casa per le cure della madre, che si avvalse di precettori privati, fu allievo delle scuole pie dei padri scolopi di Firenze e nel 1758 entrò a far parte del Collegio eugeniano sotto la direzione prima di Gaspare Bertelli, futuro pievano di S. Appiano, preposto di S. Felicita e quindi parroco della corte, e, dopo, di Pietro Cinganelli, poi pievano di Signa.
Tra i compagni di studi destinati a rimanere legati a Tanzini da profonda amicizia ne ricordiamo alcuni che furono, in maniere diverse, protagonisti delle polemiche, negli ultimi decenni del secolo, sul riformismo religioso di Pietro Leopoldo e del suo appoggio a Scipione de’ Ricci. Tra questi dunque: Bartolomeo Follini, maestro di eloquenza e poi rettore delle scuole di san Leopoldo, Francesco Fontani, precettore nel Collegio Bandinelli di Roma, maestro della scuola della basilica di S. Lorenzo di Firenze e bibliotecario della Riccardiana, Giuseppe Marchionni, priore di S. Iacopo a Querceto, Benedetto Morandi, professore di filosofia nel Collegio Cicognini di Prato e poi arciprete di S. Maria delle Carceri a Prato, Filippo Bondi, curato di Orsanmichele e poi pievano di S. Pancrazio in Val di Pesa.
La sua formazione si completò presso le scuole del seminario diocesano nel quale frequentò i corsi di geometria e filosofia di Carlo Antonio Andreini, di teologia di Ferdinando Petrini e di utroque iure dell’avvocato Del Sera.
Nel 1766 Tanzini ottenne una cappellania corale nella cattedrale di Firenze di patronato dei marchesi Della Stufa, grazie all’intervento del canonico Angelo Della Stufa, estimatore delle doti del giovane chierico e suo mentore e protettore. Il canonico, poi priore della basilica di S. Lorenzo, risultò presente più volte nella rosa dei nomi dei candidati alle cattedre vescovili toscane negli anni Settanta.
Tanzini fu membro sin dalla sua fondazione nel 1774 dell’Accademia dei Ss. apostoli Pietro e Paolo, detta del lunedì, fondata da Scipione de’ Ricci e dal canonico Antonio Agostino Ricasoli. Tra il gennaio e il giugno del 1776 fu tra i redattori della Gazzetta ecclesiastica, un periodico che ebbe breve vita ma che si proponeva di sostenere il riformismo ecclesiastico, a quelle date ancora moderato, di Pietro Leopoldo.
Nel 1778 Tanzini dette alle stampe il primo tomo della Storia ecclesiastica divisa per secoli con riflessioni, traduzione dell’Abrégé de l’histoire ecclésiastique di Bonaventure Racine (1708-1755), edita dal 1748 al 1756 in tredici volumi. L’opera di Racine, una delle storie ecclesiastiche più apprezzate dai circoli giansenisti italiani insieme a quella di Claude Fleury (1640-1723) di cui era sostanzialmente debitrice, era stata inserita nell’Indice dei libri proibiti con decreto di Benedetto XIV del 21 luglio 1757. L’edizione fiorentina, presto seguita da una napoletana, fu fortemente criticata dall’abate Giovanni Marchetti che stese per l’occasione Le Raciniane, ovvero Lettere di un cattolico ad un partigiano della Storia ecclesiastica di Bonaventura Racine (s.l. 1787).
Nel 1780 Tanzini assunse la direzione degli Annali ecclesiastici che sarebbero usciti fino al 1793, una delle voci più significative del giansenismo italiano. Nel 1782 curò con Bartolomeo Follini e Ferdinando Fossi l’edizione delle opere di Niccolò Machiavelli (Firenze 1782-1783) di cui scrisse la Prefazione.
L’opera nasceva in quella particolare e problematica convergenza tra il riformismo politico di stampo giurisdizionalista dei ministri di Pietro Leopoldo e il riformismo religioso giansenista del circolo di Scipione de’ Ricci. Nella Prefazione Tanzini metteva in rilievo la valenza antidispotica di Il principe, un ritratto dunque in negativo di un regime liberticida e per converso un’esaltazione di quelle libertà repubblicane si vedevano invece garantite dal riformismo monarchico di Pietro Leopoldo.
Nel 1780 Pietro Leopoldo lo volle preposto dell’oratorio di S. Maria del Bigallo. Lì Tanzini riorganizzò le scuole annesse frequentate da ragazzi e ragazze del popolo e spesso orfani di uno o di entrambi i genitori. Resse l’incarico fino al 31 ottobre 1786 quando l’oratorio fu soppresso e profanato l’edificio.
Nel 1785 sempre Pietro Leopoldo lo nominò responsabile dell’Archivio del patrimonio ecclesiastico di Firenze, Fiesole e Romagna Toscana.
Negli anni centrali del riformismo religioso di Pietro Leopoldo, tra il 1784 e il 1787, nel quadro di una generale e strutturale riforma della Chiesa toscana, Tanzini fu tra i protagonisti indiscussi. Seppur meno visibile di altri sostenitori e collaboratori di Ricci, tra cui Vincenzo Palmieri o Pietro Tamburini, Tanzini fu comunque teologo deputato al sinodo di Pistoia celebrato da Ricci tra il 18 e il 28 settembre 1786. Partecipò all’assemblea dei vescovi toscani, svoltasi a palazzo Pitti tra il 23 aprile e il 6 giugno 1787, come teologo consultore di Niccolò Sciarelli, vescovo di Colle, elemento di spicco del fronte giansenista insieme al vescovo di Chiusi e Pienza Giuseppe Pannilini e, ovviamente, a Ricci. E fu proprio Tanzini che redasse la Istoria dell’Assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana, uscita nel 1788, che con gli Atti dell’Assemblea, fu come il canto del cigno del gran progetto di riforma della Chiesa toscana.
Metabolizzata in certo senso la pesante sconfitta subita proprio nel corso dell’Assemblea dalla variegata e niente affatto omogenea opposizione, il circolo ricciano se da un lato auspicava un sempre più diretto intervento del sovrano circa sacra, dall’altra intendeva lasciare al giudizio della storia quel sofferto tentativo di riportare la ‘sana dottrina’ e la disciplina ecclesiastica nei mitizzati tempi della ‘venerabile antichità’ cristiana. L’Istoria di Tanzini, tuttavia, nonostante la chiara prospettiva di parte, non è affatto documento fazioso, e quindi, tanto meno, trascurabile, per la ricostruzione storiografica.
Il 23 maggio 1789 Pietro Leopoldo lo nominò segretario di legazione presso la corte di Roma, dove rimase fino al 1795 quando fu richiamato a Firenze nominato, il 27 novembre, soprintendente dell’Archivio vecchio. Per questo periodo sono preziose le lettere a Scipione de’ Ricci e ad Antonino Baldovinetti nelle quali Tanzini esprime i suoi giudizi sugli eventi francesi e le loro conseguenze: è significativo che se viene giudicata positivamente la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici, l’opera di Nicola Spedalieri Dei diritti dell’uomo del 1791 viene liquidata come «un tomaccio» che sulla scorta di san Tommaso arriva a giustificare il regicidio e d’altra parte l’esecuzione di Luigi XVI lo getterà in una profonda inquietudine. La condanna del sinodo di Pistoia con la bolla Auctorem fidei del 1794 non lo stupisce nel contesto curiale di Pio VI e suggerisce a Ricci la massima prudenza. Nel 1797 con l’amico Lorenzo Collini, Tanzini curò la seconda edizione della Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo di Francesco Becattini, all’epoca esule a Venezia.
La partecipazione di Tanzini, uomo già legato a Pietro Leopoldo e da questi molto stimato, alla ristampa di un’opera come quella di Becattini, inviso alla corte sia per la citata opera sia per le altre sue iniziative editoriali, espressione di un’opposizione al riformismo leopoldino, è indice non solo di un cambiamento delle posizioni di Tanzini, nel 1797 vicino alla mutata politica di Ferdinando III, ma anche del fatto che le posizioni ideologiche dei sostenitori del riformismo leopoldino fossero sempre state più articolate e suscettibili di oscillazioni.
E tuttavia, durante l’occupazione francese della Toscana, tra il marzo e l’ottobre del 1799, Tanzini assunse l’incarico di moderatore della Società patriottica fiorentina e vi pronunciò un vibrante discorso nell’adunata del ‘22 Germile’ tutto centrato sulla necessità di educare le «virtù repubblicane» per amare veramente la «libertà e l’uguaglianza» (Il Monitore fiorentino, n. 22, 19 aprile 1799).
Giunte a Firenze le truppe antigiacobine aretine del ‘Viva Maria’, Tanzini, come Ricci, subì l’arresto e la residenza forzata presso i francescani della Verna e poi a Montecarlo (Lucca). Maturò così in lui la volontà di una riconciliazione con Roma e una ritrattazione scritta e solenne dell’attività svolta nel circolo giansenista toscano che vide, nell’estate del 1800, la redazione di ben tre versioni.
Gli ultimi anni di vita furono anni di lavoro lontano dalla cronaca politica. Confermato da Ludovico I re d’Etruria nell’incarico di sovrintendente dell’Archivio Vecchio, il 7 giugno 1808 il governo francese lo nominò responsabile degli archivi dei conventi religiosi soppressi; la mole di lavoro sarebbe aumentata dopo la seconda e più radicale soppressione dei conventi del 1810. L’incarico fu confermato da Ferdinando III, rientrato in Toscana nel 1814.
Morì a Firenze il 20 luglio 1825.
Opere. [Bonaventure Racine], Storia ecclesiastica divisa per secoli con riflessioni, I-XXI, Firenze 1778-1784; Opere di Niccolò Machiavelli cittadino e segretario fiorentino, I-VII, Firenze 1782-1783; Istoria dell’assemblea degli arcivescovi e vescovi della Toscana tenuta in Firenze l’anno 1787, Firenze 1788; [F. Becattini], Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo d’Austria Granduca di Toscana e poi Imperatore Leopoldo II, seconda edizione ampliata, corretta ed arricchita di note, Siena 1797; Pensieri sull’uomo e sulla religione, Firenze 1822, poi Pensieri sull’uomo e sulla religione del sacerdote D. Reginaldo Tanzini Sopraintendente degli Archivi Generali delle Corporazioni Religiose del Granducato di Toscana, in Giornale degli apologisti della religione cattolica, 1825, t. 2, pp. 177-190; Elogio di monsignor Scipione de’ Ricci, Bastia 1827. Il biografo Lorenzo Collini attribuisce a Tanzini anche un Elogio di mons. Antonio Martini arcivescovo di Firenze (Firenze 1810); non è stato però possibile rintracciare questo scritto.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Lettere di Tanzini a Scipione de’ Ricci, in Carte Ricci, Lettere diverse; Lettere di Tanzini ad Antonio Baldovinetti, in Acquisti e doni, 146, Lettere di amici al canonico Baldovinetti; Segreteria di gabinetto; Segreteria e ministero degli Esteri.
[L. Collini], Elogio di R. T. fiorentino, Firenze 1825; G. Dal Poggetto, R. T. (1746-1825). Un giansenista fiorentino tra riforme e rivoluzione, Messina 1999; M.A. Morelli Timpanaro, Autori, stampatori, librai per una storia dell’editoria in Firenze nel secolo XVIII, Firenze 1999, passim; M. Rosa, Dispotismo e libertà nel Settecento. Interpretazioni ‘repubblicane’ di Machiavelli, Pisa 2005, passim. Per l’inquadramento di Tanzini nel giansenismo italiano si vedano A.C. Jemolo, Il giansenismo in Italia prima della rivoluzione, Bari 1928, passim; E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, I-III, Firenze 1941, passim; Id., Il giansenismo toscano nel carteggio di Fabio de’ Vecchi, I-II, Firenze 1944, passim; Id., Illuministi, giansenisti e giacobini nell’Italia del Settecento, Firenze 1947, passim; E. Passerin D’Entrèves, La politica dei giansenisti in Italia nell’ultimo Settecento, in Quaderni di cultura e storia sociale, II (1953), 10, pp. 359 s., passim; Id., L’istituzione dei patrimoni ecclesiastici e il dissidio fra il vescovo Scipione de’ Ricci ed i funzionari leopoldini, in Rassegna storica toscana, I (1955), pp. 6-27, passim; M. Rosa, Riformatori e ribelli nel ’700 religioso italiano, Bari 1969, passim; Id., Settecento religioso. Politica della Ragione e religione del cuore, Venezia 1999, passim; P. Stella, Il giansenismo in Italia, II, Il movimento giansenista e la produzione libraria, Roma 2006, passim, III, Crisi finale e transizioni, passim; M. Rosa, La contrastata ragione. Riforme e religione nell’Italia del Settecento, Roma 2009, passim; P.D. Giovannoni, Fra trono e cattedra di Pietro. Antonio Martini arcivescovo di Firenze nella Toscana di Pietro Leopoldo (1781-1790), Firenze 2010, passim; M. Rosa, Il giansenismo nell’Italia del Settecento. Dalla riforma della Chiesa alla democrazia rivoluzionaria, Roma 2014, passim. Per le posizioni di Tanzini assunte dopo l’occupazione francese si veda G. Turi, Viva Maria. Riforme, rivoluzione e insorgenze in Toscana (1790-1799), Bologna 1999, passim.