regionalismo
s. m. – Importante novità che ha caratterizzato le società occidentali in questi ultimi anni e che riguarda il rafforzamento del ruolo delle regioni nella vita degli stati. Il fenomeno del r. che va collocato all’interno della crisi che ha colpito lo Stato-nazione fa riferimento sia ad aspetti di natura istituzionale sia economica, politica e culturale (ma alcuni autori come M. Keating e R. Balme usano l’espressione neo r. per evidenziare la carica innovativa e la portata dei processi in corso). Sul piano istituzionale, si osserva la valorizzazione degli enti regionali prodotta dalla ridefinizione dei criteri di organizzazione degli interessi e delle volontà politiche degli stati. Gli enti regionali hanno infatti assunto il rango di interlocutori privilegiati tanto per gli stati quanto per soggetti sovranazionali come l’Unione Europea. Espressione evidente di questa accresciuta importanza sono i percorsi di devoluzione dei poteri dallo Stato centrale alle regioni, che hanno mutato l’architettura istituzionale di molti paesi, sia europei (per es., Italia, Gran Bretagna, Spagna, Belgio) sia extraeuropei (Brasile, Messico). Per quanto riguarda gli aspetti economici, e senza confondere il termine r. con quello di , ossia l'integrazione economica e/o politica tra stati di una stessa area, basti guardare al rilancio del ruolo delle regioni nelle politiche di sviluppo. Se fino agli anni Novanta del Novecento tali politiche erano prerogativa esclusiva delle agenzie centrali dello Stato e vedevano le regioni nel ruolo passivo di destinatarie delle azioni programmate, recentemente si osserva una crescente collaborazione già nella fase di concepimento delle azioni di programmazione locale. Si è dunque preso atto dei limiti dell’azione centralizzata da parte dello Stato, le cui rigide concezioni macroeconomiche non promuovevano quel dinamismo necessario per un processo di sviluppo capace di affrontare un contesto internazionale più aperto e allo stesso tempo più competitivo, e si è assistito alla messa in opera di un nuovo modello di sviluppo economico che responsabilizza gli attori regionali e valorizza le configurazioni reticolari dei nuovi sistemi territoriali (v. sicurezza regionale). Infine, sul piano politico e culturale, si è notata una riscoperta delle identità regionali, espressa anche dalla comparsa di incisivi movimenti politici le cui espressioni partitiche sono riuscite in alcuni paesi a condizionare fortemente il quadro politico nazionale. Infatti, il maggior peso dell’ambito regionale nella vita degli stati può essere misurato anche dal crescente ruolo che hanno saputo conquistarsi i partiti a base regionale, cioè quelle formazioni politiche che fanno della scala regionale un’area di riferimento privilegiata in quanto ne traggono non solo il consenso elettorale, ma la stessa ragione di fondo della loro lotta politica. Il r. politico, che ha ricevuto negli ultimi anni notevoli attenzioni da parte degli studiosi (F. Wehling, I. Diamanti, M. Caciagli, J. Agnew, tra gli altri), si riferisce proprio a questi movimenti di idee e di lotta politica che si richiamano a un tipo specifico di identità, quella territoriale, e fanno della difesa e dell’affermazione di quell’identità il proprio obiettivo fondamentale. Quanto invece agli obiettivi diretti dei partiti regionalisti in contrapposizione allo Stato centrale, questi vanno dal decentramento, all’autonomia, al federalismo, alla secessione, e pare di riscontrare in questi ultimi anni, pur in presenza della scomparsa di metodi violenti che hanno in passato connotato alcune battaglie regionaliste (Paesi baschi, Ulster, Corsica), un generale innalzamento del livello delle richieste di questi partiti, sia in regioni di antiche aspirazioni indipendentiste (per es. Catalogna o Sud-Tirolo), sia in quelle dal r. più recente (Padania, Fiandre, Scozia, Andalusia). Come causa principale del recente riacutizzarsi dei r. e degli atteggiamenti di chiusura delle comunità locali viene genericamente individuata la globalizzazione, soprattutto con riferimento all’accresciuta mobilità delle persone, sia nazionale sia internazionale, che ne costituisce un corollario. La convivenza nello stesso luogo di individui di estrazione culturale diversa comporta un'omogeneità di scala superiore del tessuto sociale della comunità, con effetti sia a livello individuale (sensazione di perdita di quel bisogno identitario ancestrale rappresentato da un riferimento territoriale sicuro e stabile) sia collettivo (diminuzione della percezione dei valori condivisi espressi dal luogo). I movimenti regionalisti, pur portatori di comprensibili preoccupazioni di salvaguardia di specifiche realtà linguistiche e culturali, in alcuni casi agitano ad arte il panorama regionale con ventate di integralismo rivendicativo che rendono l’opposizione all’alloglotto una vera e propria arma politica.