REGNAULT de Saint-Jean-d'Angély, Michel-Louis-Étienne, conte
Nato a Saint-Fargeau (Yonne) il 3 dicembre 1761, morto a Parigi l'11 marzo 1819. Avvocato, deputato agli Stati Generali, redattore del Journal de Versailles (1789), fece decretare che i resti di Voltaire, ambiti da tre città, appartenevano alla nazione (8 maggio 1791). Propose i provvedimenti che furono adottati in occasione della fuga del re (20 giugno 1791), ma di lì a poco (17 luglio) fu tra coloro che più energicamente reclamarono la legge marziale contro i repubblicani del Campo di Marte. Sotto la Legislativa collaborò all'Ami des patriotes e al Journal de Paris, foglio sovvenzionato, si diceva, dalla lista civile. Dopo il 10 agosto, visse pericolosamente a Parigi sino alla caduta dei girondini: arrestato poi a Douai (agosto 1793), riuscì a fuggire e si tenne nascosto sino alle giornate di Termidoro. Nel 1796, in Italia, come amministratore degli ospedali dell'esercito, si fece molto apprezzare dal Bonaparte, che perciò lo volle seco, due anni più tardi, nella spedizione d'Egitto. Ma s'ammalò per via e rimase a Malta. Consigliere di stato (4 novembre 1800), presidente della sezione dell'Interno (10 agosto 1802), membro dell'Académie Française (28 gennaio 1803), procuratore generale dell'Alta Corte (1807), conte (1808), comandò, nel 1814, una legione della Guardia nazionale ed anzi fece, il 30 marzo, un infelice tentativo di sortita. Ridottosi poi presso Maria Luisa a Blois, tornò a Parigi nei Cento giorni, e dopo Waterloo persuase Napoleone ad abdicare a favore del re di Roma. Esiliato dalla restaurazione, fu in America (1815), nel 1817 si stabilì a Liegi e, due anni dopo, poté rientrare in Francia. Morì il giorno stesso del suo arrivo a Parigi.
Bibl.: Souvenirs du comte R. de St.-J.-d'A., Parigi 1917, opera scandalosa di cui apparvero soltanto due voll. Cfr. La France littéraire, VII, p. 500.