Regni e principati russi
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Alla fine del IX secolo lo svedese Oleg fonda a Kiev il primo principato russo, controllando il traffico commerciale tra Nord e Sud. Kiev cresce in splendore con Vladimiro I, che si converte al cristianesimo, aprendo la strada all’influenza della Chiesa greca. Le contese tra Chiesa romana e Chiesa ortodossa interrompono le relazioni culturali e religiose tra Russi e Occidente. Nel XII secolo inizia un lungo periodo di anarchia dovuta alle lotte interne alla famiglia dei Rurikidi. Al Nord, ampi territori sono sottoposti alla giurisdizione della libera città di Novgorod.
La distinzione tra Russi bianchi, Ucraini (detti anche “Piccoli Russi”), e Grandi Russi ha origine nel tardo Medioevo. Per quanto riguarda, invece, la piena età di mezzo, si può indifferentemente parlare di “Slavi orientali” e “Russi” e indicare col termine Rus’ il loro territorio. L’origine e il significato del termine “russo” sono oscuri, ma hanno a che fare certamente con la nozione di navigatore-mercante. La Russia deve, infatti, le sue origini ai Vichinghi provenienti dall’odierna Svezia, i quali, tra l’VIII e il IX secolo, cominciano a frequentare, sia come predoni, sia come mercanti, i grandi fiumi baltici sulle cui rive abitano dal VI secolo popolazione slave. Sono queste e i Bizantini a chiamare i mercanti-pirati col nome di Variaghi o Russi.
La presenza dei Vichinghi ha un effetto propulsivo sul mondo slavo orientale, che viene inserito nei traffici commerciali europei. Attraverso Kiev, il Dneper, il Volga e passando per Novgorod, è possibile rifornire l’Europa baltica di prodotti pregiati, quali spezie, sete e ambra provenienti dall’Oriente. Dal basso Volga passa la via che comunica con Samarcanda. Dalle foci del Volga sul Mar Caspio si raggiunge in battello la Persia e poi Baghdad.
Come accade nel resto d’Europa, dove i Vichinghi, dopo una lunga fase di attività predatorie, riconoscono l’utilità del loro inserimento nei rapporti giuridici, commerciali e politici locali, così si verifica per i Variaghi. Alla fine del IX secolo (882 ca.) lo svedese Oleg, figlio del mercante Rurik, che già domina Novgorod, si impadronisce di Kiev, fondando il primo vero principato russo, prospero grazie al traffico commerciale tra nord e sud. Dal X secolo a Kiev, insieme alle merci, entrano il cristianesimo ortodosso e le idee di impero e funzione morale e sociale universale dell’imperatore.
Il principato di Kiev cresce in splendore soprattutto con Vladimiro I, dal 980 al governo del Rus’ di Kiev), che si converte al cristianesimo. In realtà, prima ancora del principe, numerosi personaggi del suo entourage, a partire dalla nonna Olga, poi proclamata santa, sono già battezzati. A Kiev sorge da tempo la chiesa dedicata a Sant’Elia. Con Vladimiro la strisciante cristianizzazione diviene politica ufficiale. Il principe, prima del battesimo, valuta attentamente i vantaggi del giudaismo, dell’islamismo e del cristianesimo e solo dopo giunge alla conclusione che il cristianesimo nella sua forma ortodossa è il più conveniente dal punto di vista politico. Sposa, quindi, Anna, sorella dell’imperatore Basilio II, e nel 988 si fa battezzare e fa battezzare il suo popolo in massa sulle rive del Dnepr, dichiarando il cristianesimo ortodosso religione di stato. Il principe Vladimiro verrà proclamato santo e figura centrale del santorale russo.
L’arrivo di Anna, sorella dell’imperatore di Bisanzio, accelera una profonda trasformazione di Kiev dal punto di vista urbanistico e culturale negli anni a cavallo tra i due millenni. Numerosi edifici religiosi e civili vengono costruiti da artigiani e artisti venuti al seguito o chiamati dalla moglie di Vladimiro, trasformando Kiev nella più splendida metropoli dell’Oriente europeo. È questa un’operazione di vertice portata avanti da una precisa volontà politica, che trapianta nel cuore delle popolazioni slave la religione e la cultura orientale.
La bizantinizzazione degli Slavi orientali dal punto di vista religioso e culturale non tocca, però, il campo politico. La famiglia dei Rurikidi (da Rurik, padre di Oleg) coltiva legami con le monarchie europee, come è attestato dai numerosi matrimoni con principesse tedesche, francesi, polacche e ungheresi. In alcuni casi queste relazioni si rivelano fondamentali per il mantenimento del potere. Il principe Demetrio, salito al trono nel 1054, è cacciato per i suoi legami con l’imperatore di Germania, ma riesce a riparare in Occidente proprio grazie ai suoi legami tedeschi. Inseritosi abilmente nelle lotte tra papato e impero, invia suo figlio da papa Gregorio VII, a cui dona la Rus’, per poi subito riceverla dalle mani dello stesso papa come feudo. Nel 1076 Demetrio riesce infine a restaurare il suo potere.
Il principato di Kiev con Jaroslav il Saggio, successore di Vladimiro, cresce nelle dimensioni con i domini della Rutenia, strappata ai Polacchi. Ma già alla morte di Jaroslav, lo stato si disintegra in principati rivali: Galizia e Volinia a occidente; Kiev e Turov a sud; Novgorod, Polock e Smolensk a nord; Tver sull’alto Volga.
Il principato di Kiev, infatti, non è un regno unitario, ma una sorta di federazione dove i Rurikidi governano collegialmente, secondo un principio di seniorato. Alla morte di un gran principe di Kiev, gli succede il fratello maggiore e via di seguito. Nei singoli territori si avvicendano, a ogni successione, principi e loro seguito, per assicurare la difesa militare e le funzioni giudiziarie. Il sistema del seniorato comporta, però, fin dall’XI secolo, devastanti guerre interne tra fratelli, zii e nipoti. I Bizantini peraltro manovrano abilmente queste lotte per esercitare forme di controllo sulla Russia. I regni slavi sono quindi in crisi prima ancora dell’arrivo dei Mongoli. Kiev rimane un centro commerciale e religioso ma, a causa dell’assenza di un potere forte e delle continue divisioni, è ancora esposta ai capricci dei popoli nomadi delle steppe, Peceneghi e Cumani, che spesso provocano l’interruzione dei traffici commerciali e impediscono il controllo politico della regione. Un tentativo di contenimento dei Cumani viene compiuto da Vladimiro Monomaco. Discendente da una principessa bizantina, sposa in seconde nozze la figlia di un capotribù cumano, per controllare i popoli delle steppe, riuscendo a dare al regno un breve ed effimero periodo di rifioritura. Ma nel XII secolo si alternano periodi di stabilità a fasi di anarchia. Dal 1146 al 1170 a Kiev si succedono freneticamente nove principi, di cui sei perdono la città due volte. Nel 1169 si registra il primo sacco della città da parte dei Russi del Nord guidati dal principe Bogoljubskij. Nel 1113, nel corso della rivolta che porta al potere Vladimiro Monomaco, si registra il primo pogrom antisemita. I discendenti svedesi dei Variaghi sono ormai completamente slavizzati e si sono trasformati da mercanti in principi territoriali. L’egemonia mercantile è ora dei Tedeschi, i quali, soprattutto dopo la fondazione di Lubecca, acquistano dai Russi cera, miele, ambra, pellicce e legname e vendono loro tessuti di lana fiamminghi o fustagni tedeschi.
Nel XII secolo i territori intorno a Kiev iniziano a essere indicati col nome di Ucraina, che significa “sul bordo” o “frontiera”, il che evidenzia come il principato abbia perso la sua centralità. Un nuovo insediamento sulla Moscova viene invece menzionato a partire dal 1146 circa. Alla decadenza dell’Ucraina fa infatti da contrappeso una certa vitalità dei principati nel nord-est, che attraggono una grande quantità di contadini che popolano la zona dell’alto Volga. Novgorod, antica stazione commerciale, diventa repubblica indipendente nel 1136. Un’assemblea di liberi cittadini è l’unico organo legislativo ed elegge l’amministrazione della città e un principe stipendiato, dai poteri limitati. Il principe di Novgorod viene scelto nell’ambito del clan dei Rurikidi, ma deve risiedere fuori del perimetro cittadino e può essere bandito se infrange e non rispetta le leggi della città. Non ha il comando militare, se non di un suo ridotto seguito, mentre le milizie cittadine sono comandate da un cittadino. Dal 1156 anche l’arcivescovo della città viene eletto dall’assemblea popolare. La città realizza un dominio di amplissime dimensioni sui territori al Nord, sottoposti alla sua giurisdizione. Novgorod rappresenta quindi un fenomeno senza uguali in tutta l’Europa orientale. Qui vengono fissati i primi contratti con i mercanti tedeschi del Baltico. I mercanti cittadini godono a loro volta di privilegi commerciali e della franchigia doganale a Lubecca.
La scelta di Vladimiro I della conversione all’ortodossia apre la strada all’influenza del patriarca di Costantinopoli e alla Chiesa greca. All’inizio dell’XI secolo, i missionari ortodossi raggiungono Novgorod, Minsk e Polock, ma per conseguire l’evangelizzazione profonda degli Slavi orientali, la completa organizzazione ecclesiastica e l’affermazione del monachesimo occorrerà molto tempo. Forme di paganesimo sopravvivono lungamente accanto al cristianesimo.
Con lo scisma d’Oriente nel 1054, le chiese nate sotto l’influenza bizantina (Serbia, Bulgaria, Russia) si schierano col patriarcato di Costantinopoli. Lo scisma è gravido di conseguenze per la Russia. Le contese tra Chiesa romana e Chiesa ortodossa fanno sì che Costantinopoli affidi Kiev a vescovi greci, che praticano una rigorosa separazione confessionale, interrompendo le tradizionali relazioni tra Russi e Occidente e isolando gli Slavi orientali dalla cultura degli Slavi occidentali e dagli Europei settentrionali.
Allorquando cresce l’anarchia tra i principi, la Chiesa ortodossa rappresenta l’unica forza che si oppone alle spinte centripete. La Chiesa di Kiev ha assorbito la cultura bizantina con i suoi ideali di monarchia cristiana e di necessità di uno stato centrale. La Chiesa sul lungo periodo ottiene un risultato storicamente di rilievo, diffondendo la convinzione che l’unità della Russia è un valore fondato religiosamente. Concorre a questa istituzionalizzazione il culto per i santi della famiglia dei Rurikidi, Boris e Gleb, uccisi durante i disordini seguiti alla morte di Vladimiro I. Nei testi agiografici russi si esalta proprio l’intangibilità dell’ordinamento politico. La Chiesa ortodossa comincia quindi a svolgere proprio nel periodo dell’anarchia una funzione sempre più importante per tutta la storia russa, perseguendo e predicando l’unità degli Slavi orientali, dalla Galizia a Novgorod e a Rostov, cosa che sarà l’elemento portante della politica di Mosca nel XIV e XV secolo e dell’egemonia dei Grandi Russi dal XVII al XX secolo.