Cipro, Regno di
La storia di Cipro sotto la prima dominazione franca scorre quasi parallela alla vita e al regno di Federico II.
L'isola, passata sotto la completa sovranità bizantina alla fine del X sec., nel 1184 si separò dal governo centrale di quell'Impero. Isacco Comneno, pronipote del basileus Manuele Comneno, si era impadronito del potere proclamandosi imperatore e nel 1191 aveva attaccato alcuni membri della spedizione di Riccardo Cuor di Leone, la cui nave si era arenata sulle sponde dell'isola. Approdato a Cipro il 5 maggio, il re d'Inghilterra, per ritorsione, portò a termine in un mese la conquista dell'isola e, dovendo far vela per la Terrasanta, lasciò alcune truppe a presidio delle città e dei castelli. Considerando il possesso dell'isola un onere troppo gravoso, Riccardo si affrettò a venderla per 100.000 bisanti saraceni, di cui 40.000 pagati in contanti, al Gran Maestro del Tempio, Roberto di Sablé, che inviò a Cipro un drappello di cavalieri. In seguito a una rivolta dei greci domata senza sforzo, i Templari cedettero l'isola a Guido di Lusignano, decaduto dal titolo reale di Gerusalemme, che nel 1192 prestò omaggio al sovrano d'Inghilterra. In due anni Guido riuscì a pacificare l'isola e ad attirarvi cavalieri e soldati grazie alla distribuzione di feudi sulle terre confiscate a chiese e monasteri. Dopo la sua morte avvenuta nel 1194, l'isola passò al fratello cadetto Amalrico di Lusignano, connestabile di Gerusalemme, che estinse il pagamento residuo di 60.000 bisanti, cedendo a Enrico di Champagne la contea di Giaffa.
Amalrico (1194-1205) fu il vero fondatore del regno dei Lusignano. Provvide infatti a ricostituire rendite regolari e favorì l'insediamento della Chiesa latina, che poté contare sull'arcidiocesi di Nicosia e su tre vescovati suffraganei: Paphos, Limassol, Famagosta. Nel 1195 si rivolse all'imperatore Enrico VI sollecitando la dignità reale e, due anni più tardi, incoronato dal cancelliere imperiale vescovo di Hildesheim, rese omaggio all'imperatore, un atto di sottomissione che trent'anni dopo avrebbe giustificato l'intervento di Federico II a Cipro. Amalrico creò le principali istituzioni del Regno, dall'Alta Corte alla Corte dei Borghesi ai grandi organi amministrativi, modellandole su quelle del Regno di Gerusalemme. Alla morte di Enrico di Champagne nel settembre 1197, l'Alta Corte di Acri propose la corona di Gerusalemme ad Amalrico, il quale accettò, sposò Isabella d'Angiò, sorellastra di Baldovino IV ed erede dei diritti sul Regno, e, dopo alcuni scontri con gli Ayyubidi risolti a suo favore (presa di Beirut nel 1197, spedizione contro l'Egitto nel 1204), concluse una tregua con al-Malik al-῾Ādil. Alla sua morte, il 1o aprile 1205, la prosperità di Cipro era ormai consolidata e in Siria-Palestina la pace era stata ristabilita.
La morte di Amalrico determinò la separazione delle corone di Cipro e di Gerusalemme, fino a quel momento unite nella sua persona. L'erede al trono Ugo, nato dall'unione con Eschiva d'Ibelin, nel 1205 aveva solo dieci anni e l'Alta Corte scelse Gualtiero di Montbéliard perché assumesse la reggenza dell'isola. Questi organizzò una sfortunata spedizione contro Sattalia (l'odierna Adalia) e, dopo essere stato accusato di appropriarsi di parte delle rendite del Regno, fu costretto a rinunciare alla sua carica, fuggì da Cipro e finì assassinato nel 1212. Ugo I (1205-1218), che nel 1208 si era unito in matrimonio con Alice, figlia di Enrico di Champagne, aveva un'indole irascibile e violenta, e amava circondarsi di cavalieri e uomini d'arme, almeno a giudicare dal ritratto che ne diede il Continuatore dell'Historia rerum in partibus transmarinis gestarum di Guglielmo di Tiro. Durante il suo regno la Chiesa latina di Cipro dovette tener testa alle pretese del patriarca di Costantinopoli, ansioso di sottometterla alla sua autorità, e sventare gli intrighi simoniaci di un pretendente all'arcivescovato, dove infine, nel 1215, fu eletto Eustorgio di Montaigu, titolare della sede fino al 1250. Non sembra che il sovrano avesse intrattenuto relazioni con il Regno di Gerusalemme prima della quinta crociata nel 1217. In questa circostanza Ugo I guidò il contingente cipriota in Siria con Gualtiero di Cesarea, connestabile dell'isola; partecipò alla sfortunata spedizione contro il monte Tabor e morì a Tripoli il 10 gennaio 1218 a soli ventitré anni, lasciando in eredità il Regno a un neonato di otto mesi, Enrico.
Negli anni del dominio di Enrico I (v.), tra il 1218 e il 1253, l'isola di Cipro fu trascinata nel vortice degli eventi legati alla storia federiciana. La regina madre, Alice di Champagne, fu riconosciuta reggente del Regno e tutrice del figlio, che papa Onorio III raccomandò alla protezione del suo legato Pelagio e del Gran Maestro del Tempio. Alice nominò Filippo d'Ibelin luogotenente di Cipro e, sebbene risiedesse soprattutto in Siria, fu a lei che affluì la gran parte delle rendite del Regno. Timorosi di un intervento a Cipro di Federico II, successore dell'imperatore Enrico VI al quale Amalrico di Lusignano aveva reso omaggio, nel 1225 gli Ibelin fecero incoronare il giovanissimo Enrico. In seguito a conflitti fra gli Ibelin e Amalrico Barlais (v.), che era spalleggiato da altri nobili ciprioti, l'imperatore, sollecitato da questa fazione, sbarcò sull'isola nel luglio 1228. Federico II ingiunse a Giovanni d'Ibelin (v.), nuovo reggente, di presentargli il giovane re: Filippo di Novara descrisse con grande enfasi drammatica il banchetto di Limassol, quando Giovanni, accerchiato dagli armigeri dell'imperatore, si vide costretto a rendere conto della sua reggenza e a restituire la signoria di Beirut. Dopo essersi appellato all'Alta Corte, egli si rifugiò nel castello di S. Hilarion (Dieudamour), ma in settembre concluse un accordo con l'imperatore acconsentendo a seguirlo in Siria, mentre il governo dell'isola e il presidio delle fortezze furono affidati a seguaci di Federico. Dopo il rientro a Cipro, l'imperatore concesse il baliato dell'isola a cinque 'bailli', tra cui Amalrico Barlais, dietro pagamento di 10.000 marchi; i reggenti si affrettarono ad appropriarsi dei beni degli Ibelin e dei loro alleati, un'iniziativa che segnò l'inizio della guerra civile, che fu aspramente combattuta dal 1229 al 1233.
Giovanni d'Ibelin organizzò una spedizione che sbaragliò di fronte a Nicosia le truppe di Amalrico Barlais, il quale, dopo essersi riparato a S. Hilarion, si arrese in aprile o in maggio 1230 e ottenne il perdono del rivale. La guerra civile si rinfocolò all'arrivo della flotta inviata da Federico II al comando di Riccardo Filangieri, che esigette l'espulsione degli Ibelin da Cipro. Di fronte al rifiuto opposto da Giovanni, la flotta imperiale si diresse verso Beirut e la conquistò; quindi Giovanni d'Ibelin chiese aiuto al re di Cipro Enrico I e organizzò una spedizione per difendere il suo feudo. Mentre si batteva per salvaguardare i diritti baronali in Terrasanta, i suoi nemici, Amalrico Barlais e gli 'imperiali', ripresero il controllo di Cipro, dove era giunto Filangieri a dare loro man forte. Appoggiandosi alla flotta dei genovesi, con cui aveva concluso un'alleanza, Giovanni e i suoi sostenitori sbarcarono a Cipro, s'impadronirono di Famagosta e, malgrado l'insufficienza numerica, ebbero il sopravvento sulle truppe di Filangieri nella battaglia di Agridi (15 giugno 1232). Gli imperiali ripararono nella fortezza di Kyrenia, dove resistettero fino alla Pasqua del 1233, sperando vanamente nel soccorso di Federico II. La loro capitolazione mise fine alla guerra civile e segnò la vittoria incondizionata di Giovanni d'Ibelin: il portavoce dell'autonomia baronale di fronte al potere imperiale, che poteva beneficiare di una fitta rete di parentele e di clientele, godeva della fiducia del sovrano e disponeva di risorse finanziarie di gran lunga più consistenti rispetto agli avversari, riuscì a mantenere il suo predominio a Cipro, dove la maggiore età raggiunta da Enrico I privava definitivamente Federico II di qualsiasi pretesto per intervenire negli affari del Regno.
Il re riunì allora l'Alta Corte che spogliò i cinque 'bailli' e i loro seguaci di tutti i beni, imponendo di cedere alcuni feudi agli alleati della Corona. Ai genovesi, in segno di gratitudine per l'assistenza navale prestata, furono accordati ampi privilegi nel dicembre 1233: esenzione dai diritti sul commercio, giurisdizione sui loro connazionali nell'isola e concessione di terreni nelle tre grandi città cipriote. Per tredici anni la storia di Cipro si separò dunque da quella del Regno di Gerusalemme. Quando la Città Santa cadde nelle mani dei corasmi, l'appello rivolto dai franchi di Siria a Enrico I rimase inascoltato. Tuttavia la morte della regina Alice di Champagne, nel 1246, indusse l'Alta Corte di Acri a nominare il re di Cipro "signore del regno di Gerusalemme", trattandosi del parente più prossimo del futuro Corrado IV, in attesa che quest'ultimo ne prendesse possesso. All'acme del suo conflitto con l'imperatore, papa Innocenzo IV sciolse Enrico I dal giuramento di fedeltà e di omaggio nei confronti di Federico II.
Nel 1248 Cipro accolse con grande fasto la crociata di Luigi IX re di Francia. Questi aveva fatto predisporre approvvigionamenti eccezionali e si trattenne sull'isola otto mesi in attesa di condizioni favorevoli alla spedizione contro l'Egitto. Enrico I prese la croce e costrinse la nobiltà cipriota a seguirlo; fece il suo ingresso trionfale a Damietta, a fianco del re di Francia, il 6 giugno 1249, ma rientrò a Cipro poco dopo lasciando al servizio dei crociati una truppa di centoventi cavalieri al comando del suo connestabile e del suo siniscalco. Nel settembre 1250 Enrico I sposò Plaisance di Antiochia, figlia di Boemondo V, e da quest'unione nacque il futuro Ugo II (1253-1267), poco prima della morte del padre sopraggiunta a Nicosia il 18 gennaio 1253.
Pagando lo scotto di una guerra civile che era durata quattro anni, Cipro aveva conquistato la sua autonomia dal potere imperiale, pur restando legata alle sorti del Regno di Gerusalemme. Inoltre, la spedizione di Luigi IX la destinava ad essere una base di retrovia per le crociate, un ruolo che sarebbe rimasto sua prerogativa anche nei progetti di crociata messi in atto al principio del XIV secolo.
fonti e bibliografia
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G. Hill, A History of Cyprus, II, The Frankish Period 1192-1432, Cambridge 1948, pp. 1-148.
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N. Coureas, The Latin Church in Cyprus, 1195-1312, Aldershot 1997, passim.
(traduzione di Maria Paola Arena)