Gerusalemme, Regno di
Il Regno di Gerusalemme era sopravvissuto alla disfatta di Ḥaṭṭīn e alla perdita della Città Santa grazie alla resistenza opposta da Tiro e all'offensiva condotta da Guido di Lusignano, cui la terza crociata aveva portato il sostegno dell'intero Occidente, permettendo in tal modo la riconquista di Acri nel 1191. La corona era stata assegnata a Isabella, figlia di re Amalrico, che sposò successivamente Corrado di Monferrato, Enrico di Champagne e Amerigo di Lusignano, dando alla luce sempre figlie. La maggiore, Maria di Monferrato, si unì in matrimonio con Giovanni di Brienne, dal quale ebbe una figlia, Isabella (o Iolanda).
Il Regno aveva recuperato alcune piazze (Giaffa, Beirut, Toron), ma all'epoca del IV concilio lateranense (1215) il papato organizzò una grande crociata. Federico II annunciò che avrebbe partecipato all'impresa e inviò truppe a Damietta proclamandosi capo della crociata, però poi non diede corso al suo progetto di partire. Dopo la fine della crociata il papa suggerì all'imperatore, rimasto vedovo, di sposare Isabella di Brienne; le nozze furono celebrate a Tiro, poi a Brindisi (9 novembre 1225). Federico, pur avendo promesso al suocero di conservargli il titolo reale, si fece incoronare a Foggia deponendo Giovanni di Brienne e sostituì il connestabile Eudes di Montbéliard con Tommaso d'Acerra, conte d'Aquino, per governare il Regno. L'imperatore stesso aveva avviato trattative con il sultano d'Egitto che gli offriva la restituzione del Regno di Gerusalemme in cambio della sua alleanza contro il fratello, il sultano di Damasco. Ma Federico si risolse a partire nel 1228; nel frattempo il sultano di Damasco era morto e quello d'Egitto aveva occupato Gerusalemme. Giunto in Terrasanta, l'imperatore intendeva restaurare l'autorità reale, rivendicando la sovranità su Antiochia e Tripoli, e pretendendo di togliere Beirut a Giovanni d'Ibelin, che già aveva privato del baliato del Regno di Cipro, sebbene Giovanni l'avesse ricevuto in feudo da re Amerigo. Infeudò quindi nel Regno alcuni signori tedeschi e costituì un'importante dotazione per i Cavalieri teutonici, il cui Gran Maestro Ermanno di Salza era uno dei suoi fedeli. Ma l'obiettivo principale dell'imperatore era il recupero di Gerusalemme; in seguito a trattative con il sultano, quest'ultimo gli cedette la città, tranne l'Haram al-Sharif, insieme a Nazareth, Betlemme e alle rispettive vie d'accesso (trattato di Giaffa, 18 febbraio 1229). Federico fece il suo ingresso a Gerusalemme, ma in seguito alla scomunica comminatagli da papa Gregorio IX dovette incoronarsi da solo rinunciando alla consacrazione del patriarca Geroldo che aveva lanciato sulla città l'interdetto. Di ritorno ad Acri, Federico entrò in conflitto con il patriarca e con i Templari, ma essendo stato richiamato in Sicilia dovette imbarcarsi affidando il governo del Regno a Baliano d'Ibelin e a Garnier l'Aleman, che riuscirono a mantenere la presenza latina a Gerusalemme malgrado una rivolta della popolazione musulmana locale.
Una volta riconciliatosi con il papa e il patriarca, Federico inviò in Siria un'armata al comando di Riccardo Filangieri, che riprese il governo a Baliano e si preparò a togliere Beirut a Giovanni d'Ibelin malgrado l'opposizione dei baroni franchi. All'interno di questo gruppo si formò un partito guelfo che costituì ad Acri un comune e si mosse su Beirut perché fosse tolto l'assedio. Dopo la battaglia di Casale Imbert, che non fu risolutiva, le ostilità si spostarono a Cipro dove gli imperiali furono battuti. Filangieri continuava a governare Tiro e le altre piazze del Regno (Gerusalemme, Ascalona), mentre Baliano di Sidone rappresentava un terzo partito. Fu proposto a Federico di sostituire Filangieri con Simone di Montfort, ma senza successo; alla fine, dopo il fallimento di un tentativo intrapreso per riconquistare Acri, lo rimpiazzò con Tommaso d'Acerra. Frattanto Filippo di Novara, approfittando della maggiore età di Corrado IV, figlio dell'imperatrice Isabella (morta nel 1228), fece dichiarare Federico decaduto dai suoi diritti sulla corona, della quale Corrado era considerato il 'vero erede': i guelfi s'impadronirono quindi di Tiro in nome di quest'ultimo (1242).
L'Alta Corte del Regno, in attesa della venuta di Corrado, aveva assegnato la reggenza alla regina di Cipro Alice di Champagne, figlia di Isabella di Gerusalemme. Si configurò quindi un sistema di governo in cui Alice e i suoi discendenti, i re di Cipro Enrico, Ugo II e Ugo III, erano riconosciuti come 'signori del Regno' e ricevevano l'omaggio dei vassalli designando un balivo per assicurare la gestione del potere.
Allo scadere della tregua conclusa nel 1229 sopravvenne una nuova crociata, guidata da Riccardo di Cornovaglia, che considerandosi mandatario di Federico II negoziò con il sultano d'Egitto un trattato che completava le concessioni previste da quello di Giaffa cedendo ai franchi nuovi territori (1240). Ma nel 1244 i franchi accettarono le offerte del sultano di Damasco, che proponeva la restaurazione integrale del Regno in cambio di un'alleanza contro l'Egitto. Gli alleati subirono una disfatta a La Forbie e i corasmi presero Gerusalemme e la saccheggiarono. Altre piazze, tra cui Tiberiade e Ascalona, furono in seguito perdute e Federico denunciò la violazione del suo 'trattato reale' (del 1240) che sarebbe stata all'origine di questa catastrofe.
Il soggiorno del re di Francia Luigi IX in Terrasanta (1250-1254) permise di consolidare quanto rimaneva del Regno, sostanzialmente le piazzeforti della costa con il loro territorio, e nel 1256 fu conclusa una tregua con il sultano di Damasco. Le ostilità ripresero dopo la discesa dei mongoli in Siria e il sultano Baybars nel 1263 avviò la conquista del resto del Regno; una tregua stipulata nel 1272 permise alle signorie residue di sopravvivere, ma ormai ciascuna trattava individualmente con i mamelucchi.
Nel 1268, con la morte di Corradino, si era estinta la dinastia degli Hohenstaufen. Due nipoti di Alice di Champagne, Ugo di Brienne e Ugo di Antiochia-Lusignano, divenuto re Ugo III di Cipro, rivendicarono la corona, che fu assegnata dall'Alta Corte a quest'ultimo (1269). Tuttavia, Maria d'Antiochia, figlia di Melisenda ‒ nata dall'unione di Isabella di Gerusalemme e Amerigo di Lusignano ‒, contestò questa decisione e nel 1276 vendette i suoi diritti a Carlo d'Angiò che prese possesso di Acri, mentre a Tiro continuava a essere riconosciuta la sovranità di Ugo III. Suo figlio Enrico riuscì a rientrare ad Acri nel 1286. Ma nel 1291 il sultano al-Ashraf approfittò delle violenze commesse dai crociati ad Acri per assediare la città che conquistò nel maggio di quello stesso anno. Le poche piazze ancora franche, ossia Sidone, Beirut, Tiro e Castel Pellegrino, furono occupate o evacuate nei giorni successivi. I re di Cipro mantennero ugualmente il loro diritto al titolo di re di Gerusalemme facendosi incoronare a Famagosta, città che era stata assimilata al Regno perduto.
fonti e bibliografia
J. Prawer, Histoire du royaume latin de Jérusalem, I-II, Paris 1969-1970; J. Richard, The Latin Kingdom of Jerusalem, Amsterdam 1979; P.W. Edbury, John of Ibelin and the Kingdom of Jerusalem, Woodbridge 1997.
(traduzione di Maria Paola Arena)