Napoli, Regno di
La centralità di Napoli nella storia del Mezzogiorno
Dopo la rivolta dei Vespri siciliani (1282) e il conseguente distacco della Sicilia, le regioni continentali del Mezzogiorno divennero un’entità politica sotto la dinastia degli Angiò. Furono dunque gli Angioini a essere chiamati re di Napoli e Regno di Napoli il loro Stato, che assumeva caratteri distinti dal regno siciliano
Parte integrante del Regno di Sicilia durante l’età normanna e sveva, il Regno di Napoli diventò entità a sé con Carlo d’Angiò dopo la rivolta dei Vespri e il passaggio della Sicilia agli Aragonesi. Alfonso V d’Aragona riunì poi i due possessi (1443): nell’ambito di una forte espansione mediterranea, acquisito il Regno di Napoli, lo unì ai suoi domini catalano-aragonesi (tra cui Sicilia e Sardegna). Il figlio Ferdinando I, re di Napoli dal 1458, dovette fronteggiare il ritorno degli Angioini e vaste ribellioni di feudatari locali. Dopo la discesa in Italia del re francese Carlo VIII, che giunse sino a Napoli (1495) tenendola per un solo anno, si accesero ripetute contese tra Spagnoli e Francesi, fino a che nel 1503 il regno passò sotto controllo spagnolo. L’imperatore Carlo V, Asburgo di Spagna, confermò il possesso del regno insieme con quelli di Sicilia e di Sardegna. Gli Spagnoli introdussero le forme istituzionali tipiche di un regno, cercando di instaurare un saldo rapporto tra aristocrazia locale e governo centrale, ma la pesante pressione fiscale suscitò reazioni nei ceti popolari, che sfociarono in diverse rivolte, la maggiore delle quali fu quella di Masaniello del 1647.
Coinvolto nella crisi dinastica degli Asburgo di Spagna, il Regno di Napoli, durante la guerra di Successione spagnola (1702-13) passò agli Asburgo d’Austria che lo tennero sino al 1734. In quell’anno con un’azione militare Carlo di Borbone instaurò a Napoli la dinastia borbonica. Con il successore Ferdinando IV nel 1759, figlio secondogenito di Carlo, il regno confermò la sua sostanziale indipendenza dalla corona di Madrid. In quegli anni alcuni tentativi di riforma in senso antiecclesiastico (tra cui l’espulsione dei gesuiti) furono operati dal ministro Bernardo Tanucci, mentre nella capitale e nelle province si diffondeva la cultura dell’Illuminismo.
Negli anni della Rivoluzione francese il Regno di Napoli vide costituirsi un forte nucleo di giacobini e repubblicani, che nel gennaio del 1799, quando le truppe francesi sconfissero quelle borboniche, proclamarono la Repubblica. Contrastata dalla plebe e dalle bande armate al servizio della monarchia la repubblica cadde dopo pochi mesi e i suoi dirigenti vennero giustiziati. Il regno fu riconquistato da Napoleone, che lo affidò al fratello Giuseppe Bonaparte (1806-08) e quindi a Gioacchino Murat (1808-15), mentre la Sicilia, posta sotto la protezione militare dell’Inghilterra, restò ai Borbone.
Con il crollo dell’impero napoleonico e la sconfitta dei tentativi di conservazione del regno da parte di Murat, Ferdinando IV, rientrato a Napoli, proclamò l’instaurazione del Regno delle Due Sicilie (1816, Sicilia, Regno di), che univa i regni di Napoli e di Sicilia, mutando il suo nome in Ferdinando I.
Con tale atto egli intese unificare l’amministrazione delle due parti del suo regno e soprattutto sopprimere le forme di autonomia di cui fruiva l’isola. Sotto il suo successore alcune rivolte scoppiate in Sicilia ebbero proprio un orientamento di carattere separatista e nel febbraio 1848 Ferdinando II concesse la costituzione sul modello di quella francese del 1830. L’apertura a una monarchia costituzionale provocò effetti a catena con la concessione di carte costituzionali in Toscana, nello Stato piemontese, nello Stato pontificio. A Napoli fu un esperimento di breve durata perché già nel maggio del 1848 il re ripristinò l’assolutismo.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta due sviluppi tra loro intrecciati avrebbero segnato i destini del Regno delle Due Sicilie: il distacco dei ceti più avanzati della società meridionale dalla dinastia borbonica, giudicata reazionaria, e la costruzione di una strategia politica tendente a inserire il Mezzogiorno nel movimento per la formazione dell’unità italiana. I Borbone con Francesco II mantennero la corona fino al 1860, anno in cui il loro potere crollò a seguito della spedizione dei Mille di Garibaldi e del plebiscito del 21 ottobre 1860 con cui fu sancita l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna, tappa che portò alla costituzione del Regno d’Italia nel marzo del 1861.