Sardegna, Regno di
Il paese guida del Risorgimento italiano
Regno di Sardegna è la denominazione che gli Stati appartenenti alla dinastia dei Savoia assunsero nel 1720 con il Trattato dell’Aia, che attribuì il regno a Vittorio Amedeo II. Questa denominazione fu mantenuta fino all’Unità d’Italia (1861). Il Regno di Sardegna fu protagonista del processo di unificazione della penisola italiana
La Sardegna ottenne il titolo di regno da Federico II, che lo conferì al figlio Enzo (1239). Con l’infeudazione dell’isola agli Aragonesi, decisa da Bonifacio VIII, il regno passò sotto il controllo della dinastia spagnola che lo governò tra le tenaci resistenze di Pisa, già titolare di una parte dell’isola, e delle autorità sarde.
Con il Trattato dell’Aia del 1720 i Savoia acquisirono il titolo di re di Sardegna, che prevalse sulle altre titolazioni di sovranità (duchi di Savoia, di Piemonte, e così via). In tal modo Regno di Sardegna divenne sinonimo di territori sotto la sovranità dei Savoia, ossia della dinastia che aveva a Torino la capitale di domini posti tra la regione francese della Savoia, Nizza a sud e la parte occidentale del Piemonte. Con Carlo Emanuele III (1730-73) fu conseguito l’ampliamento dei confini fino al Ticino a seguito della partecipazione alle guerre di successione polacca (1733-38) e austriaca (1740-48). In politica interna, vennero riprese le riforme di inizio secolo, con cui lo Stato sabaudo aveva ridotto gli spazi politici della nobiltà e della Chiesa. Nonostante un forte apparato militare, lo Stato sabaudo crollò nel corso della prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, conclusa con l’occupazione francese del Piemonte (armistizio di Cherasco, 1796). Fu il preludio dell’allontanamento del re Carlo Emanuele IV da Torino (1798) e del suo trasferimento in Sardegna, rimasta sotto controllo dei Savoia in virtù dell’appoggio navale dato dall’Inghilterra.
Nella sistemazione post-napoleonica dell’Europa, decisa al Congresso di Vienna (1814-15), insieme con il ripristino della dinastia dei Savoia fu decretato l’ampliamento del Regno con l’annessione dei territori già appartenuti alla Repubblica di Genova (all’incirca l’attuale Liguria). Nella parte piemontese del Regno il ripristino del regime assolutista fu contrastato dalle forze liberali e democratiche con i moti del marzo 1821, tesi a fare approvare un sistema costituzionale e repressi dall’intervento militare austriaco effettuato col consenso del re Carlo Felice, che sconfessò l’adesione ai moti del reggente Carlo Alberto.
Durante il regno di quest’ultimo (1831-49) si registrò un graduale mutamento del clima civile con il risveglio delle attività imprenditoriali e con l’affermarsi di un movimento risorgimentale, di carattere liberale e moderato, che raggiunse i suoi obiettivi quando Carlo Alberto emanò la carta costituzionale, nota poi come Statuto albertino (promulgato il 4 marzo 1848). Essa garantiva i diritti fondamentali dei cittadini e instaurava la monarchia parlamentare, in un quadro di prevalenza dei poteri del re. Le minoranze religiose – ebrei e valdesi – acquisirono i diritti civili e la libertà di culto. Carlo Alberto partecipò alla Prima guerra di indipendenza (1848-49), che, pur conclusasi con la sconfitta dell’esercito sardo e delle forze patriottiche nazionali, rappresentò un significativo banco di prova del movimento unitario italiano.
Il Regno di Sardegna fu coinvolto nel processo di costruzione dello Stato nazionale italiano, di cui fu stratega politico il ministro piemontese Cavour. Questi promosse interventi di modernizzazione e di sviluppo dello Stato e una politica di contenimento del potere ecclesiastico. Sul piano internazionale inserì il Regno di Sardegna nel sistema delle alleanze europee, portandolo nel fronte franco-inglese per ottenere sostegno diplomatico e militare in funzione di una politica di espansione italiana dei Savoia. Questa politica negli anni prese un orientamento nazionale e tendenzialmente unitario, grazie al convergere di altre componenti non piemontesi e neppure tutte filopiemontesi.
Il Regno di Sardegna svolse così un ruolo guida nel Risorgimento italiano, concludendo la seconda guerra di indipendenza (1859-60) con l’annessione dell’Italia centrosettentrionale e del Regno delle due Sicilie. Cessò di esistere nel marzo 1861, quando il re di Sardegna Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia.