regolare
Il verbo si trova rappresentato solo nel Convivio e nel Fiore e Detto, specie per le forme infinite o nominali.
Transitivo, per " rispecchiare o misurare intellettivamente " (cfr. Regola), nella diatesi passiva in Cv III VI 5 la forma umana... è per intenzione regolata ne la divina mente; cui si può associare l'attiva (piuttosto, " reggere ", " governare ", " dominare ") in Detto 128 Amor, che 'l mondo regola (in rima equivoca col sostantivo omofono).
Analogo significato per il participio presente, subito chiosato col sinonimo più comune (da ‛ reggere ') e opposto al participio passato (anche da ‛ regolare ') in un'artificiosa ma non originale ‛ iunctura ': Cv IV IV 5 quando più cose ad uno fine sono ordinate, una di quelle conviene essere regolante, o vero reggente, e tutte l'altre rette e regolate (cfr. Mn I V 3, non così stretta alla lettera di Tommaso Comm. Metaph. citata da Busnelli-Vandelli: " quando aliqua plura ordinantur ad unum, oportet unum eorum esse regulans sive regens, et alia regulata sive recta "). Si riconnette con quest'ultimo impiego, ma l'orienta su un versante tecnico, Fiore CI 7, dove l'espressione gente regolate, cioè " tenute obbligate ai voti e alle norme di un ordine monastico ", equivale a " religiosi appartenenti al clero regolare ".
Il participio passato si trova altrove adibito nella peculiare accezione (pertinente alla metrica) di " costante ", " obbligato ": Cv I X 12 le accidentali adornezze che quivi [ossia ne le cose rimate, in poesia] sono connesse, cioè la rima e lo numero regolato (così il testo della Simonelli; la '21 e Busnelli-Vandelli: rima e lo ri[tim]o e lo numero; l'archetipo: e lo rimato), proprio il numero " fisso " delle sillabe e dei versi. A questo valore (ma non alla funzione attributiva) può richiamarsi pure IV II 12, dove per ‛ rima ' in senso lato s'intende tutto quel parlare che 'n numeri e tempo regolato in rimate consonanze cade; e naturalmente (anche se il contesto è assai diverso) il superlativo riscontrabile una sola volta in D., in II XIII 30 da perfettissimo e regolatissimo principio viene: cfr. ALBERTO MAGNO (citato da Busnelli-Vandelli): " videmus astronomiam omnes alias scientias excellere eo quod incorruptibilis est subiecti ".