REINHARDT, Jean-Baptiste, detto Django
Chitarrista belga di jazz, nato a Liverchies il 23 dicembre 1910, morto a Fontainebleau il 16 maggio 1953. Zingaro di lingua francese, seguì la propria tribù in Francia, Italia e Algeria; già nel 1922 suonava la chitarra in locali da ballo parigini. Nel 1928, in un incendio della roulotte in cui viveva, fu gravemente ustionato e perse l'uso dell'anulare e del mignolo della mano sinistra: menomazione invalidante che riuscì a risolvere mettendo a punto una particolarissima tecnica. Il pittore E. Savitry lo introdusse alla musica jazz, che lo appassionò al punto da spingerlo a formare un complesso eterodosso, il Quintette du Hot Club de France, col violinista francese S. Grappelli (n. 1908), due chitarristi ritmici più un contrabbassista: un gruppo totalmente a corde che presto si affermò come il più famoso complesso del jazz europeo.
Ai primi dischi seguirono registrazioni che ottennero un immediato successo e fecero di R. il chitarrista jazz più apprezzato nel mondo: particolarmente significativi e apprezzabili i brani Djangology (1935), Swing guitars (1936), Minor swing e Viper's dream (1937), Nocturne, Billet doux, Improvisation e Daphné (1938), Swing 39 (1939). Nel frattempo R. si era esibito con L. Armstrong (1935) e aveva registrato con E. South, C. Hawkins e D. Wells (1937), con B. Carter (1938) e R. Stewart (1939). Alla testa del suo quintetto R. compì tournées in Spagna, Olanda, Belgio, Scandinavia e Inghilterra, donde, sorpreso dallo scoppio della guerra, tornò immediatamente a Parigi, mentre Grappelli preferì restare a Londra e dovette essere sostituito con il clarinettista H. Rostaigne. Durante gli anni del conflitto, R. continuò a suonare regolarmente a Parigi, dove aprì un suo locale, la Roulotte, compose l'ambiziosa sinfonia Manoir de mes rêves e incise brani eccezionali, quali Nuages (1940), Swing 42 e Belleville (1942). In occasione della liberazione di Parigi, tenne un concerto all'Olympia, e suonò e registrò con le All Stars dello scomparso G. Miller (1904-1944). Nel 1946 si recò negli Stati Uniti, dove si esibì con l'orchestra di D. Ellington in numerosi concerti, tra cui quelli alla Carnegie Hall del 23 e 24 novembre. Rimase affascinato dal nuovo stile be bop, di cui apprezzò le profonde innovazioni armoniche e ritmiche. Quindi fu in Germania, in Italia (1949-50) e in Inghilterra. In questo periodo adottò la chitarra elettrica per ottenere un sound più moderno. Le incisioni degli anni 1946-53 mantengono l'elevato standard di quelle precedenti, come dimostrano le versioni di Porto Cabello e di Mélodie au crépuscule, nonché brani felici quali Blues clair, Swing dinamique, Place de Broukere, Babik (1947), Micro (1949), Impromptu (1951), Nuits de St-Germain-des Près (1952), Anouman e Deccaphonie (1953).
Praticamente analfabeta e ignaro anche della scrittura musicale, R. è il prodotto dell'incontro tra l'origine gitana e il jazz, due culture emarginate da quella ufficiale. Straordinario virtuoso pur nell'eterodossia della sua tecnica, musicista geniale e totalmente originale, profondamente istintivo, è senza dubbio la personalità più rilevante del jazz europeo e, con C. Christian, il massimo chitarrista della storia del jazz.
Bibl.: Ch. Delaunay, D. Reinhardt: Souvenir, Parigi 1954; G. McKean, D. Reinhardt, in Jam session, a cura di R. Gleason, New York 1958; D. Schultz-Kohn, D. Reinhardt, Wetzlar 1960; A. Morgan, D. Reinhardt, in Jazz on record, a cura di A. McCarthy, Londra 1968; Ch. Delaunay, Django mon frère, Parigi 1968; M. Abrams, The book of Django, Los Angeles 1973; A. Polillo, Jazz - La vicenda e i protagonisti della musica afro-americana, Milano 1975; I. Cruickshank, The guitar style of D. Reinhardt and the gypsies, Woodcote 1985.