Messner, Reinhold
È lo scalatore più famoso al mondo. A rendere straordinaria la sua carriera è il fatto che abbia raggiunto i massimi livelli in ogni campo, dalle rocce dolomitiche al misto delle Alpi occidentali, in velocità e in solitario, in libera e in invernale, per poi arrivare, sempre primo e spesso con largo anticipo, ad aprire nuovi scenari sulle grandi montagne himalayane. La sua caratteristica è stata proprio quella di avere precorso i tempi, fin da quando intitolò provocatoriamente un suo libro Il settimo grado, in opposizione alla scala ufficiale, immobile da sempre al VI; più recente è l'appello, lanciato in primo luogo con l'esempio, per un ritorno all'alpinismo by fair means, contro i chiodi per la progressione a tutti i costi o contro le corde fisse che strangolano certe vie sugli 'ottomila'. In una linea ideale, si va così da Mummery a Messner passando per Preuss e Buhl. Dal 1965 al 1973 compì sulle Alpi oltre 500 salite, fra cui moltissime le prime, oltre alle ripetizioni di tutte le vie più difficili su roccia, ghiaccio e misto. Da ricordare in particolare la prima invernale sulla via Solleder alla Nord della Furchetta del 1967 e le quattro prime in solitario del 1969: Nord delle Droites in meno di 8 ore (su misto, i primi salitori avevano impiegato 5 giorni); via Vinatzer sulla Sud della Marmolada, con variante in diretta di VI grado e forse più (misto); via Soldà sul Sassolungo, con un'altra variante, forzata (ruppe il martello) di VI grado in libera; Diedro Philipp-Flamm alla Nordovest del Civetta in 7 ore (roccia). Sempre velocissimo su tutti i tipi di terreno, fu poi il primo a completare la raccolta degli 'ottomila', salendo nel 1986 il Lhotse (dopo aver scalato due volte Nanga Parbat, Everest, Gasherbrum I e II). Eppure l'inizio era stato traumatico. Nel 1970 debuttò infatti con la salita del Nanga Parbat, per l'inviolata ed enorme parete Rupal; partì da solo dall'ultimo campo verso la cima, poi fu raggiunto dal fratello Günther che arrivò in vetta con lui, ma stremato; bivaccarono oltre gli 8000 m e il giorno successivo furono costretti a scendere dal versante Diamir, affrontando così la prima traversata della montagna, durante la quale Günther fu travolto da una valanga (anche un altro fratello, Siegfried, provetto alpinista, morirà nel 1985 in un incidente di montagna, colpito da un fulmine). Nel 1975, al suo terzo 'ottomila', sul Gasherbrum I (parete Nordovest) con Peter Habeler, Messner rivoluzionò l'alpinismo himalayano dimostrando che quelle montagne gigantesche potevano essere scalate con spedizioni leggere, con pochi portatori o addirittura nessuno, senza corde fisse, salendo e scendendo slegati e privi di bombole d'ossigeno: l'idea, realizzata, era quella di affrontare gli 'ottomila' in stile alpino. Messner è stato il primo a raggiungere la vetta dell'Everest senza fare uso di bombole di ossigeno (nel 1978, ancora con Habeler), nonostante illustri fisiologi asserissero che era impossibile, il primo a salire un 'ottomila' in solitario (1978, Nanga Parbat, dal Diamir per vie nuove sia in salita sia in discesa), il primo a salire l'Everest in solitario (1980, da nord, via integralmente non attrezzata, cosa oggi praticamente irripetibile), il primo a realizzare un concatenamento di due 'ottomila' (1984, Gasherbrum II e I con Hans Kammerlander). Nel 1986 raggiunse anche la cima del Monte Vinson, in Antartide, e diventò il secondo alpinista ad aver scalato le vette più alte dei sette continenti. Pur non smettendo mai di scalare (è tornato al Nanga Parbat, fin quasi in vetta su una nuova via nel 2001), dalla fine degli anni Ottanta si è dedicato soprattutto alle grandi distese ghiacciate: nel 1990 realizzò la prima traversata a piedi e con gli sci dell'Antartide, nel 1993 con il fratello Hubert quella longitudinale della Groenlandia, 2250 km. Fallì invece il tentativo di raggiungere il Polo Nord (sempre con Hubert). Scrittore di successo, è stato parlamentare europeo dei Verdi ed è promotore di un circuito di musei della montagna.