PAONE, Remigio
PAONE, Remigio. – Nacque a Formia (Latina) il 15 settembre 1899, da Giuseppe, medico chirurgo, e da Tullia Amante.
Dopo il liceo classico si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza a Roma, presto abbandonata per seguire i corsi dell’Istituto di scienze economiche e commerciali, presso il quale si laureò nel 1922, con una tesi in economia politica su La partecipazione degli operai agli utili delle aziende.
Brillante, dinamico, sempre pieno di entusiasmo e progetti, alle conoscenze tecniche e alle capacità pratico-organizzative, Paone univa, secondo Giorgio Strehler, «una molteplicità di interessi, di curiosità e […] una capacità di intuizioni straordinaria» (Era l’impresario di tutti, in Paese Sera, 8 gennaio 1977).
Dopo la prima occupazione presso la Rassegna della previdenza sociale divenne cronista parlamentare per Il mondo, fondato da Giovanni Amendola. Chiuso il giornale, fu collaboratore del senatore Luigi Della Torre, banchiere impegnato in numerose attività economiche e influente socialista milanese: fu probabilmente lui a procurargli un lavoro presso la Banca Zaccaria Pisa di Milano.
Il 26 giugno 1924 Paone sposò Italia Libera Beneduce, figlia di Alberto, alto dirigente statale, nonché futuro ideatore dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale); la coppia non ebbe figli.
Paone, che già negli anni universitari aveva fatto parte dei cosiddetti Sciacalli – giovani oppositori del vecchio repertorio teatrale decisi a diffondere i nuovi autori, tra i quali figuravano anche Galeazzo Ciano e Orio Vergani –, si avvicinò sempre più al teatro, e in particolare ad Anton Giulio Bragaglia. Oltre ad accettare parti di attore, nel 1929 assunse la direzione organizzativa della compagnia di Sem Benelli, risollevandola dal dissesto economico; da qui la decisione di dedicarsi pienamente all’organizzazione teatrale. L’anno seguente, di nuovo con Bragaglia, debuttò nella produzione teatrale con una scelta coraggiosa e ad alto rischio: mise in scena per la prima volta in Italia L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, con il titolo La veglia dei lestofanti, spacciandola per ‘commedia jazz’, come appare dalla locandina pubblicitaria.
Nel 1934 Paone, convinto della necessità di ‘moralizzare’ il collocamento delle compagnie teatrali – stante l’assenza di uniformità di criteri e metodi e la totale discrezionalità di mediatori abili ad accumulare fortune lucrando sui contratti degli attori – e di favorire la commercializzazione e la distribuzione degli spettacoli e il repertorio italiano, fondò, prendendone la direzione, l’Unione nazionale arte drammatica, con il plauso di Ciano, ministro per la Stampa e la Propaganda. Trasformata in UNAT (Unione Nazionale dell’Arte Teatrale) nel 1935, ampliò l’organizzazione dei circuiti teatrali a lirica, concerti sinfonici, operetta, rivista e avanspettacolo. L’interesse per l’attività di attori, commediografi, scenografi, capocomici, lo spinse a operare negli organi di categoria e a impegnarsi per la tutela dei loro diritti: fu vicepresidente dell’ENPALS (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Lavoratori dello Spettacolo).
Nel 1938 Carlo Ruffini, presidente e amministratore delegato della Compagnia anonima d’assicurazione di Torino, gli offrì di gestire il Teatro Nuovo di Milano, che fu «la sua ragione di vita» e, in fondo, «la sua vera casa» (P.E. Poesio, È morto R. P., in La Nazione, 8 gennaio 1977, p. 3). L’incontro con Angelo Rizzoli – che mise a disposizione le risorse finanziarie ed entrò per un breve periodo in compartecipazione – gli consentì di dedicarsi all’attività di impresario teatrale, come esercente e capocomico. A tal fine quello stesso anno fondò a Milano la Spettacoli Errepi, con la quale produsse complessivamente 127 spettacoli di teatro impegnato e leggero. Al Teatro Nuovo – da lui gestito prima attraverso la Società anonima gestione italiana teatri di Milano e poi la Gestione esercizio teatri – allestì spettacoli diventati poi famosi e pose le basi della sua fortuna, nonostante i bilanci (tranne poche eccezioni), chiudessero spesso in rosso. Da un punto di vista politico, Paone, già militante del PSI (Partito Socialista Italiano), rimase antifascista, ma continuò a godere della stima e dell’amicizia di Ciano e di Italo Balbo e a essere considerato «un sovversivo con le mani pulite» (Artefici del lavoro italiano, 1956, p. 415).
I rapporti con il regime non furono lineari. Se da una parte operava in sintonia con personaggi ai vertici delle istituzioni, dall’altra, era nota la sua fede politica: per quella fede e per i legami con il potente suocero (preso a sua volta di mira dai fascisti ‘integrali’), fu schedato dall’Ovra, la polizia politica dell’epoca. Secondo i rapporti dell’Ovra, l’intera famiglia Paone aveva capeggiato nel 1924 il movimento antifascista a Formia ed egli stesso era entrato nell’Unione amendoliana. Ritenuto «oppositore irriducibile del fascismo» (Questura di Roma, 6 novembre 1928, in Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Divisione polizia politica, Fascicoli personali, 1927-1944, b. 953, f. 36) e appartenente alla massoneria di palazzo Giustiniani, fu accusato di scritturare attori stranieri ed ebrei e di aver organizzato con Beneduce un’operazione finanziaria per aiutare la famiglia di Francesco Fausto (Ciccio) Nitti.
Durante il periodo del governo Badoglio (25 luglio 1943 - 8 giugno 1944), Paone tenne a Roma l’incarico di commissario straordinario per i produttori dello spettacolo. Partecipò alla Resistenza e prima della liberazione della capitale trascorse le giornate tra un rifugio e l’altro, inseguito dai mandati di cattura. In contatto con i gruppi antifascisti a Milano e a Roma, mise a disposizione il Teatro Nuovo per riunioni clandestine e aprì uffici e casa agli antifascisti. Fu tra coloro che organizzarono la fuga dal carcere di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, ospitati nelle sue provvisorie abitazioni assieme a Giorgio Amendola e Bruno Buozzi.
Tornato a Milano dopo il 25 aprile 1945, ricoprì significativi incarichi nella Federazione del PSI e fu candidato del Fronte democratico popolare alle elezioni politiche del 1948. Nel 1946, assieme a un gruppo di intellettuali provenienti dalla Resistenza, fece parte della nascente Casa della cultura, uno spazio concepito come aperto, un centro di ritrovo non accademico e non settario, del quale, fino al 1960, fu membro del Consiglio direttivo. Qui poté incontrare personalità del mondo politico, economico e universitario come Lelio Basso, Franco Fortini, Guido Aristarco, Mario Dal Pra, Paolo Grassi, Luigi Fossati, Cesare Musatti, Raffaele Mattioli, Rossana Rossanda, Roberto Tremelloni, Enzo Paci, Guido Piovene, Giuliano Procacci.
Attraverso la Spettacoli Errepi organizzò e gestì, a partire dalla stagione 1945-46, i Pomeriggi musicali del Teatro Nuovo di Milano – ne fu consigliere delegato, oltre che membro del comitato artistico – per l’esecuzione di musica da camera, avvalendosi della collaborazione di Ferdinando Ballo, pianista e direttore d’orchestra legato alle sperimentazioni internazionali. I Pomeriggi si distinsero nel presentare giovani bacchette e solisti sconosciuti confermando in ciò una caratteristica di Paone che, aperto al nuovo e vero talent scout, seppe alternare repertori classici e contemporanei, celebri opere e autori di primissima esecuzione.
Ogni iniziativa teatrale continuò tuttavia a fare i conti con grandi difficoltà finanziarie, costringendolo ripetutamente a rivolgersi a Mattioli – il banchiere ai vertici della Comit, ma anche il potente mecenate e imprenditore culturale – che lo sostenne finanziando il Teatro Nuovo. Frequentemente assediato dai creditori, poté avvalersi di molti rapporti negli ambienti che contavano e di personaggi pronti ad andare in suo soccorso. Fu il caso di Franco Libonati – noto avvocato romano, legato al gruppo de Il mondo di Mario Pannunzio – che intervenne su Nicola De Pirro (negli anni Cinquanta direttore generale dello Spettacolo) e Giulio Andreotti (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo), patrocinando il salvataggio di Spettacoli Errepi, in grave crisi per il deficit di Carosello napoletano (1950) di Ettore Giannini, costato a Paone una perdita personale di 86 milioni di lire.
Fu infatti attraverso Errepi che Paone produsse le più importanti compagnie di prosa, rivista, musical; organizzò nel 1947 la stagione italiana del Festival teatrale di Parigi; lanciò Garinei e Giovannini, primi autori di commedie musicali italiane, e ingaggiò compagnie straniere, come il Théatre national populaire diretto da Jean Vilar, l’Old Vic di Londra, la Comédie française, l’Opera di Pechino, l’American national ballett.
Ricoprì molte cariche: dal 1949 al 1964 fu gerente dell’Associazione riunita concerti e dal 1952 consigliere di amministrazione dell’Associazione lirica e concertistica; membro del sottocomitato delle manifestazioni della Biennale di Venezia, curatore dal 1959 al 1969 della programmazione del Teatro Cometa di Roma. Dal 1964 diresse a Milano il Teatro Odeon; inoltre gestì per dieci anni il Carignano di Torino e poi il Manzoni di Milano (che organizzava anche I lunedì letterari dell’Associazione culturale italiana) e il Quattro Fontane di Roma. Nel 1963, il Teatro lirico municipale di Ginevra, distrutto da un incendio, si rivolse per l’inaugurazione della nuova struttura a impresari di quattro diversi Paesi, e per l’Italia la scelta cadde su Paone. Nel 1965 fu premiato come Anziano del Teatro per la più che trentennale attività di impresario.
Nominato sovrintendente del Teatro comunale di Firenze, dovette affrontare l’alluvione che il 4 novembre 1966 colpì la città: con l’abnegazione di tutti i dipendenti lavorò alacremente per consentire il provvisorio ripristino delle strutture e l’inizio della stagione lirica invernale. Il 27 novembre – quando la città ancora non aveva l’acqua potabile e i quartieri centrali e periferici versavano in condizioni difficilissime – si tenne l’inaugurazione come da programma e tutti parlarono del ‘miracolo di Remigio Paone’. Non a caso, nel dicembre 1967, ricevette la medaglia d’oro Benemeriti di Firenze al circolo Borghese e della Stampa per iniziativa del Cenacolo dei XII Apostoli, e ancora nel marzo 1970 in Palazzo Vecchio uno speciale riconoscimento per l’attività svolta in quei drammatici giorni.
Nel dicembre 1966 fu confermato all’unanimità presidente dell’UNAT, ma proprio in quei giorni – nell’ambito di una più generale inchiesta avviata tre anni prima circa le sovvenzioni concesse dal ministero dello Spettacolo a impresari lirici e teatrali – fu incriminato per peculato in concorso con De Pirro e il suo successore Franz De Biase. Nel 1972 i tre imputati vennero scagionati da ogni addebito.
Alla fine del XXX Maggio musicale, per il quale Paone, intenzionato a conferire al festival carattere internazionale, mobilitò ogni risorsa disponibile, si innescarono aspre discussioni su quale dovesse essere la ‘formula’. Si determinò allora una profonda spaccatura fra il sovrintendente – sostenitore della necessità di far quadrare i conti – e il direttore artistico, convinto che, successi a parte, occorresse ‘un’idea formativa’ nel definire i programmi. Nel quadro della contestazione del ’68 e dei primi scontri ideologici, Paone finì per trovarsi isolato, in contrapposizione a musicisti, critici, uomini di cultura e buona parte dell’opinione pubblica. Venne accusato di praticare scelte d’élite e una politica di alti prezzi, di preferire la mediocre borghesia salottiera agli intellettuali, di anteporre spettacolo a cultura e di gestire il Maggio in modo autoritario e paternalistico. Il 24 giugno si dimise, mentre le lotte politiche paralizzavano, oltre al teatro, l’amministrazione della città.
Accettate dal Consiglio comunale, le dimissioni furono ignorate dal ministero dello Spettacolo, cosicché Paone continuò a rimanere in carica. Falliti i tentativi di eleggere il nuovo sovrintendente, e stante la conseguente spaccatura nel PSI, si arrivò alle dimissioni del sindaco e degli assessori. Il 27 dicembre i giornali annunciarono che il Comunale aveva finalmente un nuovo sovrintendente, l’avvocato democristiano Nicola Pinto, forte di numerosi incarichi di responsabilità politica e amministrativa, ma al di fuori delle attività teatrali. Abbandonata Firenze amaramente, Paone rivendicò i suoi meriti: aver chiamato il ventisettenne e ancora sconosciuto Riccardo Muti, aver affidato a Zubin Mehta, in seguito responsabile artistico del Comunale, alcune delle principali manifestazioni del XXXII Maggio, la gestione postalluvione. Soprannominato lo Ziegfeld italiano, non tentò mai il cinema, né ebbe interesse per la televisione («non ha il palcoscenico», scrisse U. Buzzolan, Un uomo del palcoscenico, in La Stampa, 8 gennaio 1977, p. 7).
Nel 1975 ricordò come nella sua lunga carriera tre produzioni gli fossero rimaste particolarmente care: Carosello napoletano, portato anche in numerosi Paesi stranieri; la tournée a Londra nel 1953 di Ruggero Ruggeri, che presentò al St. James Theatre l’Enrico IV di Luigi Pirandello riscuotendo l’ammirazione di Laurence Olivier; il Cyrano de Bergerac, regia di Raymond Rouleau con Gino Cervi, vincitore del prestigioso festival parigino Théâtre des Nations, creato sotto gli auspici dell’UNESCO. Per la sua attività ebbe vari premi e riconoscimenti: il 10 luglio 1954 fu nominato cavaliere della Légion d’honneur dal ministero degli Affari esteri francese e il 2 giugno 1976 gli fu conferita l’onorificenza di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Morì improvvisamente a Milano il 7 gennaio 1977 e fu sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero di Formia.
Tra i suoi scritti: L’U.N.A.T. nel suo primo anno di vita. Relazione svolta all’Assemblea del 30 settembre 1935, Milano s.d.; Il teatro italiano nell’anno delle sanzioni. Relazione all’Assemblea generale dell’U.N.A.T. del 30 settembre 1936, Milano s.d.; Il Teatro Comunale dalla miracolosa rinascita al XXXI Maggio musicale fiorentino 1968, in Firenze. Rassegna del Comune 1965-1968, aprile 1968, fasc. speciale a cura dell’Ufficio stampa del Comune, pp. 135-137.
Fonti e Bibl.: Documentazione su Paone si trova in Archivio storico del Settore demografico del Comune di Formia; Archivio di Stato civile del Comune di Milano; Firenze, Archivio Ufficio stampa del Teatro del Maggio musicale fiorentino; Milano, Archivio storico Intesa Sanpaolo, Banca Commerciale Italiana, Carte Mattioli, f. Paone, Carte Brusa, Rappresentanza di Roma, Segreteria degli Amministratori delegati Facconi e Mattioli; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Casellario politico centrale, b. 3716.
Artefici del lavoro italiano, Roma 1956, pp. 415 s.; G. Trevisani, P. R., in Enciclopedia dello spettacolo, VII, Roma 1960, coll. 1589-1590; P. R., in Dizionario biografico dei meridionali, diretto da R. Rubino, III, Napoli 1974, p. 23; L. Garinei - M. Giovannini, Quarant’anni di teatro musicale all’italiana, Milano 1985, pp. 73, 82 s., 91, 98, 193; E. Pozzi, I maghi dello spettacolo. Gli impresari italiani dal 1930 ad oggi, Milano 1990, pp. 28-38, 158, 180-182; P. R., in Dizionario dello spettacolo del ’900, a cura di F. Cappa - P. Gelli, Milano 1998, pp. 810 s.; R. Jacobbi, Maschere alla ribalta. Cinque anni di cronache teatrali 1961-1965, a cura di F. Polidori, Roma 2002, pp. 236 s., 245, 535 s.; L. Pinzauti, Storia del Maggio. Dalla nascita della Stabile Orchestrale Fiorentina (1928) al festival del 1993, Lucca 1994, pp. 172 s., 177-185, 187-191, 193-200, 202-204, 263; G. Pretini, Spettacolo leggero dal music-hall, al varietà, alla rivista, al musical, Udine 1997, pp. 157-159, 191; F. Ferrari, Intorno al palcoscenico. Storie e cronache dell’organizzazione teatrale, Milano 2012, pp. 40, 48 s., 52-54, 61.