Remipedi
L’Adamo delle aragoste
I primi Remipedi sono stati scoperti alcuni anni fa in grotte sottomarine caraibiche. Si tratta di piccoli Crostacei sopravvissuti a un lontanissimo passato, protetti, nel fondo delle grotte sommerse, dagli eventi ambientali che, nel tempo, hanno sconvolto il Pianeta. I Remipedi sono fossili viventi, molto simili al prototipo ancestrale che diede origine agli attuali Crostacei
I Crostacei hanno il corpo formato da una serie di segmenti, ognuno con un paio di appendici (antenne, mascelle, mandibole, zampe per camminare o nuotare). I segmenti sono spesso fusi insieme, come nel cefalotorace, la grande regione anteriore del corpo delle aragoste, ricoperta dal carapace. I segmenti originari fusi a formare questa regione si possono ricostruire contando le appendici: a ciascun paio di appendici corrisponde un segmento. Per il grande addome della stessa aragosta è più facile la distinzione: i segmenti sono ancora ben visibili e articolati tra loro.
Queste regioni del corpo a segmenti fusi o liberi e articolati sono molto variabili nelle 50.000 specie di Crostacei viventi. Gli studiosi da tempo supponevano che, in un lontanissimo passato, i primi Crostacei che apparvero nell’immensità degli oceani dovessero essere molto simili agli Anellidi Policheti, a parte il robusto scheletro esterno e il capo che li caratterizzano: dovevano avere il corpo formato da tanti segmenti uguali che, successivamente, nel corso di una lunga storia evolutiva di milioni di anni, si sarebbero variamente fusi tra loro, come nelle specie che siamo abituati a vedere oggi.
Questo prototipo di Crostaceo arcaico era del tutto immaginario: solo la fantasia, infatti, poteva andare così lontano nel tempo per ricostruire un essere vivente sicuramente estinto.
Quando i sistemi per l’esplorazione subacquea consentirono agli studiosi di scoprire il fondo del mare, qualcuno si avventurò addirittura nelle caverne sommerse, un mondo che era rimasto fino allora completamente sconosciuto. Qui, protetti per migliaia e migliaia di anni dai grandi sconvolgimenti climatici e biologici che hanno interessato il mondo esterno, si sono rifugiate moltissime creature, che sono sopravvissute adattandosi al buio assoluto.
Questi ambienti, che mostrano nel tempo una grande stabilità ecologica (come molti altri ambienti sotterranei o quelli abissali), sono detti appunto ambienti di rifugio e spesso sono popolati da forme arcaiche ormai estinte nel mondo di superficie.
Proprio esplorando una grande grotta sottomarina delle isole Bahama, nel 1980 un gruppo di biospeleologi subacquei – biologi che studiano la fauna degli ambienti sotterranei sommersi – catturò una specie di vermiciattolo bianco. Gli specialisti assegnarono a questo organismo il nome scientifico Speleonectes lucayensis. È questa la prima specie scoperta di un crostaceo remipede, un organismo che ha stupito il mondo degli studiosi. Infatti alla classe Remipedia appartengono veri e propri fossili viventi, i quali si presentano sostanzialmente identici ai più antichi Crostacei che gli studiosi avevano teorizzato.
Intendiamoci, si tratta di animaletti vermiformi di dimensioni molto piccole, anche se per una delle specie scoperte successivamente a quella delle Bahama venne coniato il nome scientifico Godzillus, dal nome del gigantesco mostro dei film di fantascienza. Si tratta in realtà di una bestiolina lunga poco più di 4 cm, ma quanta storia in questo animaletto! Il nome Remipedia (dal latino remus e pes pedis, «piedi a remi») deriva dalle zampe a forma di pala di remo; sono disposte in una lunga fila, un paio per ogni segmento, e vengono agitate in continuazione per muoversi nell’acqua. Probabilmente questi organismi ebbero il loro massimo fulgore quando il nostro pianeta era formato da un unico grande oceano, chiamato Panthalassa, e i Remipedi nuotavano ovunque.
Attualmente si conoscono poco meno di una ventina di specie, confinate in grotte sommerse nell’area dei Caraibi, nelle Canarie e lungo la costa australiana, una distribuzione che viene definita relitta.