DANEO, Renato
Figlio di Antonio, artigiano in legno, e di Edvige Koncnik, nacque a Trieste il 27 luglio 1905, fratello minore di Romeo. Alla pittura, "vocazione primitiva ed istintiva" (Daneo, 1979), si educò da autodidatta, mentre i prevalenti interessi per la meccanica e l'elettrotecnica lo portavano a frequentare l'istituto industriale. Terminati gli studi, nel 1934 si recò a Parigi.
Pur dovendosi adattare a svolgere svariati lavori, anche umili e faticosi, fu questo per il D. un periodo di studio, ricerca e operosità. Visitò instancabilmente musei e gallerie e fondamentale per la sua produzione successiva fu la lezione di Van Gogh, Gauguin e Cézanne. Studiò l'anatomia, sperimentò la ritrattistica, frequentò gli ambienti ove più vivo si svolgeva il dibattito artistico e culturale, vagabondò per Parigi e i suoi dintorni tutto volto a ricercare e riconoscere le forze trasformatrici della natura e le sue forme e materie elementari. Infine, in occasione di una grave malattia, scoprì in sé un'autentica "passione grafica" disegnando in continuazione, con un segno secco e nervoso.
Ritornato a Trieste nel 1936, il D. espose per la prima volta alla Mostra sindacale del 1938 (S. Benco, in Il Piccolo, 30 ott. 1938) e partecipò in seguito a tutte le altre Sindacali e a numerose ed importanti mostre collettive regionali e nazionali. Felice Casorati, che vide i suoi dipinti alla mostra "Premio di Verona 1942", espresse al pittore una lusinghiera approvazione e l'incoraggiamento a proseguire nella sua attività (lettera da Torino dell'8 settembre del 1942; proprietà della moglie Ketty).
Tra il 1938 e il 1948 appare difficile riconoscere nella pittura del D. una direzione ben precisa e si nota piuttosto un incerto oscillare tra i richiami all'impressionismo francese, un evidente retaggio cubista e l'attrazione verso l'espressionismo tedesco (nel dopoguerra soprattutto). Nel 1948, dopo aver letto e studiato Kandiskij, aderì più liberamente a quella tendenza all'astratto che già aveva, e precocemente, dimostrato nei suoi "esperimenti" parigini. Per quanto la direzione del suo operare si precisi da questo momento in poi, non si tratta di un punto d'arrivo, perché la vicenda artistica del D. è caratterizzata dalla costante e solitaria ricerca di uno stile personale, disancorato da mode e correnti.
A proposito del D. s'è parlato di "naturalismo astratto" (Martelli, 1973), con una definizione solo in apparenza contraddittoria, perché egli "non intende l'astrazione come rifiuto del mondo sensibile, ma come ricerca dell'essenza più autentica delle cose" (Molesi, 1970). In questa ricerca viene privilegiata la fisicità quasi tangibile (pur nella sostenuta e preziosa trama grafica) e per questo, soprattutto negli anni '60, il D. sembra preferire la tecnica del collage, in cui può esprimersi attraverso i valori materici della tela di sacco, della sabbia, delle foglie secche. Non a caso i suoi soggetti preferiti, oltre a riecheggiare spesso il giovanile interesse per la meccanica, si riferiscono per lo più alle corrose e aspre rocce del Carso o alle intense tonalità d'azzurro del mare Adriatico, in particolare presso l'amata isola di Lussino, ove trascorse, per motivi di salute, tanta parte dei suoi ultimi, operosi anni. Il D. morì a Trieste il 25 ott. 1978.
Di carattere schivo, fu piuttosto restio ad allestire mostre personali (solo una quindicina nell'arco di quaranta anni e nella sua Trieste per la prima volta appena nel 1964), mentre partecipò a molte esposizioni collettive di notevole importanza. A parte quelle frequenti tenutesi a Trieste e nella regione Friuli-Venezia Giulia, si devono ricordare almeno le sue presenze a Verona (1942), Orvieto (1943), Genova (1951 e 1969), Padova (invitato più volte alle Biennali d'arte triveneta dal 1951 al 1969), Napoli (1961), Bologna (1964 e 1979), New York (1964), Roma (in particolare la IX Quadriennale nel 1965), Milano (la XXIV Biennale nazionale d'arte "Città di Milano" al palazzo della Permanente nel 1965 e il premio speciale-acquisto ottenuto al premio nazionale di pittura "Giacomo Balla" nel 1978) e Trento (1973). Ancora a Trieste e nella sua regione, ma anche a Venezia, Trento, Livorno partecipò insieme con altri artisti triestini a importanti rassegne di gruppo. Delle personali, oltre a quella già citata di Trieste nel 1964, si devono ricordare quella a Vienna nel 1952, a Buenos Aires nel 1962 (su invito del ministero argentino per le Relazioni culturali con l'estero: L. Mazzi, in Il Piccolo, 14 ott. 1962) e a Roma nel 1965, presso la Galleria "Piazza di Spagna" (Tuttarte, Firenze, 18 giugno 1965; un elenco dettagliato di tutte le esposizioni si trova nel catal. 1979, pagine 23-28). Ottenne anche numerosi premi e segnalazioni, soprattutto in ambito regionale, e diede le illustrazioni o disegnò le copertine di vari volumi di poesie della moglie Ketty Daneo (Enrichetta Bon): Notturno sul Carso (Sarzana 1959), Comeun tiro di fionda (Sarzana 1965), La Risiera di San Sabba (Trieste 1970), ecc. Opere del D. sono presenti in musei e collezioni private a Trieste, Gorizia, Udine, Padova, Milano, Roma, L'Aquila, Stoccarda, Bruxelles, Buenos Aires, Tel Aviv, Washington.
Fonti e Bibl.: D. Gioseffi, Ipittori triestini alla Mostra Triveneta, in Il Giorn. di Trieste, 23 ott. 1949;Id., La Biennale d'arte triveneta al Palazzo della Ragione di Padova, ibid., 6giugno 1951;M. Vogel, Triestinische Künstler bei dem Künstlerhaus, in Arbeiter Zeitung (Wien), 27 apr. 1955; R. Marini, I triestini a Vienna, in Il Piccolo, 14 maggio 1955; B. Malle, Rassegne di attualità da Trieste, in La Fiera letter., 26genn. 1964; M. Gorini, Mostra d'arte triveneta, ibid., 7febbr. 1965; S. Molesi-F. Firmiani, Catal. della Galleria d'arte moderna del CivicoMuseo Revoltella, Trieste 1970, pp. 52, 284,fig. 399; G. Marussi, Notizie delle arti, in Le Arti (Milano), luglio-agosto 1972; G. Montenero, R. D., in Il Subbio (Rho), n. 16, 1972, p. 39; C.Martelli, Artisti triestini contemporanei, Trieste 1973, pp. 153-156; Catal. Bolaffi dell'arte ital. mod., X,Milano 1974;XI, ibid. 1975; XIII, ibid. 1977;XIV, ibid. 1978, ad vocem; R. L. Cargnelli, R. D. si ispirò alla natura per risalire al più profondo dell'uomo e del suo universo, in Gabbiola (Parma), luglio-agosto 1979, p. 12;L. Marocco, Lettera da Trieste; R. D., in La Vernice (Venezia), ottobre-dicembre 1979, p. 258; C. Martelli, Artisti triestini del Novecento, Trieste 1979, pp. 74 s.; R. Damiani-G. Montenero-K. Daneo, R. D. (catal.), Trieste 1979 (con bibl. dettagliata ed elenco delle mostre); R. Da Nova, in Arte nel Friuli-Venezia Giulia 1900-1950 (catal.), Pordenone 1982, pp. 138 s.,tav. LV, fig. 104;G. Montenero, R. D. ..., Macerata 1982;M. Malni Pascoletti, Il Carso e gli artisti, in Il Carso Isontino tra Gorizia e Monfalcone, Trieste 1984, p. 299.