FABBRICHESI, Renato
Nacque a Roma il 10 febbr. 1887 da Gaetano e da Elisa Pagliardini. Laureatosi in ingegneria civile con diploma negli studi di elettrotecnica il 21 dic. 1911 presso l'università di Padova, lavorò prima presso lo zuccherificio di Pontelongo e successivamente presso l'Ufficio civico dei lavori pubblici di Treviso.
Durante il primo conflitto mondiale fu ufficiale del genio fotoelettricisti e dall'11 gennaio al 30 luglio 1918 direttore dell'Ufficio tecnico regionale per le terre liberate, alle dipendenze del comando supremo. Dal 31 luglio 1918 al 1° ott. 1919 diresse, con la qualifica di ingegnere provinciale, la costruzione della strada Este-Teolo (Padova) e successivamente lavorò come progettista presso l'Istituto autonomo per le case economiche e popolari di Padova.
Nominato assistente effettivo della scuola di ingegneria di Padova il 1° genn. 1922, ottenne l'incarico della cattedra di elementi delle costruzioni il 1° genn. 1929, quello di tecnica urbanistica il 1° genn. 1933 e quello di architettura il 23 marzo 1936. Aiuto di cattedra dal 1° apr. 1936, fu incaricato di architettura tecnica nel 1937 e, infine, fu ternato nel concorso per la cattedra di architettura tecnica nella facoltà di ingegneria di Cagliari, dove venne chiamato il 29 ott. 1940. Dal 1° nov. 1942 fu chiamato a Padova, dove insegnò architettura tecnica fino alla morte, avvenuta il 24 dic. 1952 nella stessa città.
Influenzato dall'altro docente padovano Daniele Donghi - di cui sposò la figlia Daniela - il F. avvertì fortissima l'esigenza della razionale utilizzazione dello spazio architettonico. Le sue opere sono caratterizzate dalla precisa rispondenza di ogni edificio, ambiente o impianto alla funzione che è destinato ad assolvere. In particolare per le case di civile abitazione egli sosteneva che le stanze dovevano essere disobbligate e dotate tutte di luce diretta, le scale illuminate direttamente dalle pareti d'ambito, le anticamere direttamente illuminate, le stanze disposte in doppio ordine per favorire la ventilazione naturale interna attraverso le finestre, il locale igienico ubicato in modo da poter essere utilizzato senza attraversare altre stanze, gli acquai installati in vano distinto dal locale cucina ed adiacenti al bagno per accentrare i doccioni di scarico ed i pozzi di raccolta al piede di essi; inoltre, in ogni appartamento, la parte diurna doveva rimanere separata dalla notturna.
Per quanto poi riguarda l'urbanistica il F. espose in modo sistematico le sue idee nella memoria La moderna urbanistica e le sue applicazioni alla città di Padova (in Rivista internaz. di ingegneria sanitaria e urbanistica, III [1934], pp. 3-12). Il F. proponeva un incontro tra i due indirizzi allora prevalenti, quello teorico e quello pratico, in vista degli indispensabili apporti reciproci. In particolare, in merito ai progetti presentati per il piano regolatore della città di Padova, il F. ricordava che i progetti dovevano evitare trasformazioni e sventramenti, dovevano realizzare una rete stradale coerente con le esigenze urbanistiche e, infine, caratterizzare le zone fabbricabili a diverso tipo edilizio, i giardini, le zone di arte e di silenzio. La città inoltre postulava un razionale aggiornamento dei vecchio, una fusione del nuovo col vecchio e il respiro di entrambi attraverso le reti viarie antiche e moderne.
Il F. indicava, poi, le opere da eseguirsi prioritariamente e sottolineava che il progetto urbanistico doveva rispettare l'impianto dei nuclei romano e medioevale di espansione combinandolo con le direttive radiali introdotte dal recente rettifilo della stazione, con i problemi creati dalle composizione di piazza Spalato - che aveva innestato, nella vecchia città, con piccole case porticate e strade sinuose, una città nuova di scala tripla - ed infine con la dorsale a spina di pesce, proiettata verso Adria, la quale aveva creato un braccio avente carattere di città stellare tra due piani di verde. Necessità quindi, per la stesura del piano regolatore, di conciliare le esigenze teoriche con quelle pratiche.
Tra gli altri scritti del F. sono da ricordare alcuni capitoli, da potersi considerare autonomi, del Manuale dell'architetto curato da D. Donghi, Torino 1923: Esposizioni, Stabilimenti sanitari, Impianti e frabbricati per lo sport, Giardini parchi e serre.
Alla migliore manualistica appartiene anche il capitolo Carattere degli edifici civili del Manuale dell'ingegnere civile (nel capitolo Costruzioni civili e industriali, pp. 738-762), edito a Roma nel 1952. Il F. forniva esempi planimetrici e di dimensionamento di locali, con la disposizione del mobilio, per ogni tipo di edificio abitativo esaminato (popolare, signorile, isolato, a blocco, a schiera), una casistica abbondante di scuole primarie e biblioteche, nonché esaurienti e complete istruzioni per la progettazione planimetrica dei fabbricati per lo sport, dei mercati, dei macelli, dei municipi, delle poste, degli alberghi, dei teatri, dei cinematografi, delle stazioni, dei musei, degli ospedali, dei tribunali, delle banche, degli stabilimenti balneari, delle carceri, delle chiese e dei cimiteri.
I trattati didattici, come Elementi delle costruzioni civili ed industriali, Padova 1931 (4ª ed. ibid. 1952); Urbanistica ed edilizia italiana, ibid. 1935; Architettura tecnica, ibid. 1937, sono stati giudicati meno favorevolmente per i loro riferimenti a sistemi invecchiati. Sono da ricordare anche altre opere come La composizione architettonica, ibid. 1947; Elementi di costruzioni, ibid. 1931 e 1952. Sono inoltre da tenere presenti le memorie Il problema economico degli ospedali moderni (in L'Ingegnere, XII [1938], pp. 625 s.); Dimensioni medie caratteristiche dei locali e particolarità varie dell'ospedale moderno (ibid., p. 353).
Tra le opere realizzate dal F. si ricordano l'ampliamento del macello comunale di Treviso, tre lotti di fabbricati per l'Istituto autonomo per le case economiche e popolari a Padova, la parrocchiale di Codiverno (Padova).
Fu premiato con la medaglia d'oro alla Fiera Campioni di Padova del 1925 per la sistemazione all'Arcella (Padova) di un quartiere giardino che ancor oggi viene chiamato "città giardino". Da ricordare sono anche l'ospedale di Montagnana, e il palazzo della facoltà di magistero dell'università di Cagliari.
Alle curiosità appartiene la "cuffia acustica F. R. preavvisatrice delle aeromobili in volo", con monografia inedita e modello premiati nel 1926 nel concorso bandito con la circolare 120 del Giornale militare.
Bibl.: Concorso di mercato generale annonario in Como, in Rass. di archit., V (1933), 3, pp. 125-29; A. Cavallari Murat, R. F. nel quadro della storia dell'ist. d'architett. d. Univ. di Padova 1960, estr. dall'Annuario d. Univ. di Padova, a.a. 1959-60, Padova 1960, pp. 1-12; notizie varie e documentazioni fornite dall'Ist. di architett. ed urban. d. Univ. di Padova.