FUNICIELLO, Renato
Nacque a Tripoli (in Libia) il 3 luglio 1939 da famiglia di origine campana, ultimo di tre figli di Luigi, ingegnere forestale, e di Carmela Minozzi, insegnante.
A causa degli incarichi lavorativi paterni, in forza al ministero dell’Agricoltura e delle foreste presso la Direzione generale dell’economia montana e delle foreste, la famiglia subì ripetuti trasferimenti di sede. Per tali ragioni la madre lasciò l’incarico scolastico e si dedicò all’istruzione dei figli e a lezioni private. Nella seconda metà degli anni Venti il padre fu destinato ad Aosta, dove nacquero i primi due figli, Maddalena e Alfonso che, affetto da tubercolosi ossea, morì prematuramente. La nomina dell’ingegner Luigi a capo della Divisione dedicata ai rapporti internazionali del Ministero comportò il suo spostamento, con famiglia al seguito, in Libia per occuparsi anche del problema della desertificazione.
A Tripoli nacque il terzogenito Renato, che lì svolse il ciclo di istruzione primaria seguito dalla madre. Al rientro in Italia la famiglia si stabilì dapprima a Grumello del Monte (Bergamo) e poi, negli anni Cinquanta, a Roma, dove Funiciello trascorse la sua gioventù e il resto della propria esistenza. Nel 1957, anno in cui morì prematuramente il padre per le conseguenze di problemi cardiaci, Funiciello conseguì la maturità classica presso il liceo classico Torquato Tasso di Roma. Si iscrisse quindi all’Università La Sapienza al corso di scienze geologiche, affiliandosi alla Società geologica italiana già nel 1961, e conseguì la laurea nel 1964 sotto la guida di Carlo Lauro e Luciano Conti, con una tesi dal titolo Studio geopetrografico delle mineralizzazioni a piombo, zinco e ferro nella minera di Barrasciutta (Oridda, Sardegna sud-ovest).
Appena laureato, non riscontrando prospettive a breve termine presso l’Istituto di mineralogia e petrografia, si avvicinò all’Istituto di geologia e paleontologia guidato da Bruno Accordi, valicando un confine virtuale tra le strutture che in quel periodo era considerato impermeabile agli scambi e all’interazione. Dopo un periodo come assistente volontario alla cattedra di micropaleontologia, fu addetto al laboratorio chimico, funzionale alle nascenti ricerche idrogeologiche, e divenne poi assegnatario di borsa di studio presso il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR); fu poi assistente e professore incaricato presso La Sapienza, fino alla nomina, nel 1980, a professore ordinario di geologia strutturale, materia insegnata ininterrottamente fino al 1993. Nel 1992 fu fondata l’Università Roma Tre, presso cui l’anno successivo egli si trasferì per creare, insieme con Antonio Praturlon, Maurizio Parotto, Annibale Mottana e Adriano Taddeucci, il nuovo Dipartimento di scienze geologiche. Lì insegnò geologia delle aree urbane e ricoprì la carica di direttore dal 2006 al 2009; fu anche membro del Senato accademico.
Funiciello fu figura poliedrica e trainante della geologia italiana nelle ultime decadi del Novecento, spesso precursore in diversi campi specialistici, ma con attenzione al contributo degli antichi autori e alle fonti storiche. Mostrò sin da giovane una visione lungimirante e innovatrice, in cui fondamentali risultavano i rapporti con studiosi di altri Paesi, le collaborazioni interdisciplinari e l’applicazione dei metodi matematici e fisici alle scienze della Terra. Ebbe un ruolo di primo piano a livello locale, nazionale e internazionale, facendosi promotore della geologia nella cultura e nell’orientamento delle scelte strategiche, contribuendo così a condurre la comunità tecnico-scientifica italiana verso il XXI secolo e lasciando in eredità nuove prospettive per il futuro. La sua produzione scientifica è composta da quasi trecento pubblicazioni, redatte in circa quarantacinque anni di attività di ricerca su temi disparati e in sinergia con gruppi di ricercatori di diversa estrazione. Le materie principali furono microscopia elettronica, geologia planetaria, geodinamica, geologia strutturale, evoluzione recente del Mediterraneo occidentale, vulcanotettonica e neotettonica, geotermia, pericolosità naturali, geologia delle aree urbane. Se Funiciello poté realizzare i numerosi progetti che oggi costituiscono il suo lascito, sicuramente molto dipese dal suo spirito sportivo e goliardico: questo tratto caratteriale, sviluppato in gioventù, lo ha sempre contraddistinto anche nelle fasi più difficili della vita, soprattutto durante la malattia che ne ha tormentato gli ultimi anni. Per comprendere appieno il personaggio non si può prescindere dal percorso da lui compiuto in gioventù seguendo l’altra sua grande passione, l’atletica leggera. Negli anni i due tragitti tra la ‘regina degli sport’ e la ‘regina delle scienze’ (come lui per analogia definiva la geologia) si intersecarono più volte, in un processo di contaminazione reciproca tra impegni scientifici e sportivi.
Nel 1969 sposò a Roma Fernanda Ferrucci (1943-2019); dal matrimonio nacquero i figli Francesca (1970), a sua volta geologa e docente universitaria, e Fabio (1983), dottore in filosofia e bibliotecario. La moglie, laureatasi in scienze motorie presso l’Istituto superiore di educazione fisica di Roma, negli anni Sessanta eccelse nell’atletica leggera come mezzofondista, gareggiando in nazionale per otto volte tra il 1962 e il 1967; fu campionessa italiana di corsa campestre per tre stagioni consecutive (dal 1964 al 1966), rivaleggiando in quegli anni con Paola Pigni. Insegnò in seguito educazione fisica presso varie scuole secondarie a Roma, avviando all’atletica molti allievi. Renato e Fernanda erano entrambi cresciuti atleticamente nel Club atletico centrale, creato da Alfredo Berra nel 1959, confluito poi nel Centro universitario sportivo (CUS) di Roma. La cosiddetta ‘piccola, grande guardia’, il gruppo allevato e allenato da Berra, annoverava promettenti atleti, tra cui Baldassare Sparacino, Attila Viragh, Ugo De Mohr, Romano Vatteroni, Cesare Frittelli, Giorgio Lo Giudice e Mario Pescante tra gli uomini, la stessa Fernanda e Sandra Valenti tra le donne.
Fu una grande epoca per l’atletica capitolina, sull’onda dell’entusiasmo generato dalla XVII Olimpiade del 1960; in quegli anni il CUS vinse consecutivamente diversi campionati italiani di società, interrompendo il predominio sino ad allora incontrastato dei gruppi sportivi delle forze armate. Dopo una breve carriera da mezzofondista, Funiciello, seppur ancora giovane, fu spinto da Berra su un percorso da allenatore; inizialmente fu tecnico del mezzofondo donne, iniziando ad applicare all’allenamento metodi scientifici, con attenzione alle novità sullo scenario internazionale, anche dal punto di vista dei materiali. Renato studiava su testi stranieri le tecniche di allenamento innovative in uso in Germania orientale e in Oceania e le metteva in pratica per la preparazione dei suoi atleti. Applicò quindi quei metodi col suo gruppo, che si allenava a Roma allo stadio dell’Acqua acetosa. Dei suoi atleti, quindici gareggiarono per la Nazionale, anche alle Olimpiadi, e tredici furono i primati italiani; oltre alla futura moglie, si citano Enrico Spinozzi, Roberto Frinolli, Gianni Del Buono e Umberto Risi. Assistente tecnico della Federazione italiana di atletica leggera (FIDAL) dal 1964, all’età di ventisette anni concluse il suo impegno dopo aver vinto il titolo italiano a squadre di cross e i titoli italiani assoluti di società, per dedicarsi appieno alla carriera universitaria.
Nella fase iniziale dell'attività di ricerca geologica si dedicò all’analisi microscopica in campo paleontologico e mineralogico. La sua prima pubblicazione, uscita nel 1966, fu Microscope study of the ichnological structures in the Jurassic carbonates of Lepini Mountains (Latium), in Bollettino della Società Geologica Italiana, 1966, vol. 85, pp. 339-348; all’epoca non era ancora consuetudine pubblicare in lingua inglese, specialmente sulle riviste della Società geologica italiana (SGI), e pertanto ciò rappresenta un indizio della capacità di Funiciello di precorrere i tempi. Si occupò inoltre, con Maurizio Parotto, di fenomeni di dissesto nei Colli Albani, lavoro che portò alla pubblicazione dello Studio idrogeologico del versante meridionale del Monte Artemisio, in Geologica Romana, VII (1968), pp. 107-140. In quegli anni fece parte del gruppo selezionato da Bruno Accordi per la campagna multidisciplinare che produsse l'innovativo e voluminoso studio Idrogeologia dell'alto bacino del Liri (Appennino Centrale), ricerche geologiche, climatiche, idrologiche, vegetazionali, geomorfiche e sistematorie, in Geologica Romana, VIII (1969), pp. 177-559, corredato da sei carte tematiche: fu il primo studio sistematico polispecialistico con finalità applicative di governo del territorio e prevenzione delle catastrofi idrogeologiche, divenute una priorità dopo le catastrofe del Vajont (9 ottobre 1963) e le alluvioni di Firenze e del Polesine (novembre 1966). Accordi coinvolse studiosi di diversa estrazione (geologi, agronomi, botanici, ingegneri) e Funiciello partecipò alla caratterizzazione chimico-fisica delle acque e alla ricostruzione delle dinamiche della circolazione sotterranea. Da quell’esperienza sarebbe nata una nuova scuola romana di scienze applicate al territorio, i cui adepti si sarebbero poi affermati nei campi geologici, biologico-vegetazionali e di ingegneria civile, sia sul versante accademico e della funzione pubblica sia su quello professionale privato.
Ad aprire prospettive inaspettate fu nello stesso anno la questione della presenza di sferule vetrose di presunta origine extraterrestre nei sedimenti terrestri, su cui Accordi, l’astrofisico Livio Gratton e il geochimico Mario Fornaseri impostarono una nuova ricerca affidandola ai collaboratori Funiciello, Marcello Fulchignoni e Adriano Taddeucci, che a loro volta coinvolsero Raffaello Trigila, addetto alla microsonda elettronica, e il più giovane Giuseppe Cavarretta. Quale prima nota sul tema si cita First remarks on the abundance and structure of cosmic spherules in CentraI Italy sediments, in Geologica Romana, VIII, (1969), pp. 117-128. Dopo la conquista della Luna, avvenuta nel luglio del 1969, la NASA pubblicò un bando per proposte di studio delle polveri lunari; Funiciello fu incaricato di stilare un progetto, che incentrò sull’impatto dei meteoriti sulla superficie della Luna attraverso l’analisi delle sferule vetrose contenute nei campioni di regolite. Il progetto fu accolto e finanziato e lui, ancora a inizio carriera, fu designato Principal investigator della NASA per il progetto Apollo, in coordinamento con il Lunar Receiving Laboratory - Manned Spacecraft Center di Galveston, Texas. Tra il 1970 e il 1975, con i colleghi assegnatari di borse di studio CNR, analizzò i campioni prelevati dalle missioni spaziali Apollo 12, 14 e 15. Il gruppo redasse una quindicina di pubblicazioni sul tema, l’ultima delle quali fu The significance of glassy particles in the lunar regolith, in Atti dell'Accademia dei Lincei, 1976, vol. 25, pp. 119-139.
Da allora i suoi interessi virarono su una nuova frontiera: già negli anni dell’impegno sulla geologia planetaria fu attratto dal vulcanismo dell’area romana, prima dei Colli Albani e poi dei Sabatini, anche in relazione alle potenzialità geotermiche; tra i primi articoli di quella fase sono Geomorphological features of the Latian Volcano (Alban Hills, Italy), in Geologica Romana, XIII (1974), pp. 157-201; Caratteri deposizionali dei prodotti del vulcanismo freatico nel Colli Albani, ibid., XIV (1975), pp. 1-39; Lineamenti geologici dell'area sabatina orientale, in Bollettino della Società Geologica Italiana, 1976, vol. 95, pp. 831-849. Le ricerche si svolsero nell’ambito del Progetto finalizzato Geodinamica del CNR (PFG, 1976-1984), episodio aureo che apportò, rivoluzionando la visione del Mediterraneo centrale, un importante contributo per l’applicazione dei concetti della tettonica delle placche in Italia: la comunità geologica nazionale non aveva infatti contribuito a tale rivoluzione nella comprensione globale del Pianeta, essendo la generazione precedente di scienziati italiani, con alcune eccezioni, rimasta ancorata a visioni fissiste.
I ricercatori che vissero i ‘geologicamente favolosi anni Sessanta’ ebbero perciò l’occasione con il PFG di intervenire nel processo culturale portando l’Italia oltre la visione localistica della ricerca. Funiciello collaborò ai sottoprogetti 'Modello strutturale d’Italia' e 'Energia geotermica', nonché alla cooperazione ENEL-AGIP sulla geotermia. Tale contesto favorì studi sulla tettonica recente e attiva e sul vulcanismo del margine tirrenico dell’Appennino centrale, su cui egli interagì, tra gli altri, con Donald U. Wise della University of Massachussetts, conosciuto durante la collaborazione con la NASA. Tra i lavori di riferimento si menzionano: Il substrato sedimentario nell’area dei Colli Albani: considerazioni geodinamiche e paleogeografiche sul margine tirrenico dell'Appennino Centrale, in Geologica Romana, XVII (1978), pp. 233-287; Schema strutturale dell'Appennino Centrale in C.N.R. Prog. Fin. Geodinamica (Mod. Strutt.) Rapp. Int., 1979, vol. 165, pp. 19-36; la Carta tettonica d'Italia in scala 1:1.500.000, edita dal CNR nel 1979; Domini di lineamenti e di fratture in Italia”, in Pubblicazioni dell'Istituto di Geologia e Paleontologia, 1979, vol. 42, pp. 1-53; Sintesi dei dati di neotettonica del Lazio Settentrionale (Fogli 136, 137, 138, 143, 144), in CNR, PFG, 1980, vol. 365, pp.1-22.
Il 20 febbraio 1986, mentre si recava a Pisa per partecipare a una commissione di concorso, fu coinvolto in un incidente stradale lungo il tratto maremmano della via Aurelia, presso Ravi; sottoposto a intervento chirurgico in condizioni gravissime, sopravvisse dopo un lungo periodo di rianimazione e terapia intensiva. Terminata la convalescenza, partecipò sorprendentemente a settembre all’escursione del 73° Congresso della Società geologica italiana attraverso l’Appennino centrale. Sempre nell’ambito del PFG partecipò al sottoprogetto 4, che portò alla pubblicazione della Carta delle litofacies del Lazio-Abruzzo ed aree limitrofe con relative note illustrative, in Quaderni della ricerca scientifica CNR, 1988, vol. 114, n. 5; nello stesso periodo furono pubblicate, a conclusione del sottoprogetto 'Sorveglianza dei vulcani attivi e rischio vulcanico', di cui fu condirettore con Parotto, due cartografie di sintesi delle aree vulcaniche romane: la Carta geologica del complesso vulcanico dei Colli Albani (1988) e la Carta geologica del complesso vulcanico sabatino con note illustrative (1988).
Sul finire degli anni Ottanta avviò una collaborazione con il Laboratorio di paleomagnetismo del Centre des faibles radioactivitès di Gif-sur-Yvette (CNRS-CEA, Francia) diretto dal fisico- Carlo Laj, amico di gioventù. Tema della sinergia fu l’applicazione dei metodi paleomagnetici in Appennino centrale, cominciando con l’avampaese apulo, su cui fu prodotta la nota A clockwise rotation of southern Apulia?, in Geophysical Research Letters, 1988, vol. 15, pp. 681-684. L’analisi poi si estese ai bacini sedimentari del versante tirrenico dell’Appennino centrale e si sviluppò negli anni a seguire, in sinergia tra Roma Tre e Istituto nazionale di geofisica, portando alla strutturazione di laboratori e gruppi di ricerca specializzati. Tra i lavori cui partecipò si citano: Paleomagnetic and structural evidence of Neogene block rotation in the Central Apennines, Italy, in Journal of Geophisical Research, 1995, vol. 100, pp. 17863-17883; No tectonic rotation of the· Tuscan Tyrrhenian margin (Italy) since Late Messinian, ibid., 1996, vol. 101, pp. 2835-2845; Magnetic fabric of clay sediments from the external northern Apennines (Italy): implications for tectonic evolution, in Physics of the Earth and Planetary Interiors, 1998, vol. 105. Un altro contributo importante di quella fase fu la caratterizzazione della zona di taglio trascorrente della Sabina, su cui si citano gli articoli: Structural and geochemical features of the Sabina Strike-Slip Fault (Central Apennines), in Bollettino della Società Geologica Italiana, 1991, vol. 110, pp. 217-230; Late Pleistocene N-S shear zones along the Latium Tyrrhenian margin: structural characters and volcanological implications, in Bollettino di Geofisica Teorica e Applicata, 1994, vol. 36, nn. 141-144, pp. 507-522.
Dopo la costituzione del nuovo Dipartimento a Roma Tre, le linee di ricerca del suo gruppo si differenziarono su più temi. Nel campo della geodinamica, tettonica e geologia strutturale gli sforzi si concentrarono sul Mediterraneo, anche nell’ambito di una collaborazione con Jean-Paul Cadet, che avviò una positiva osmosi tra i gruppi di ricerca di Roma Tre e dell’Université Pierre et Marie Curie - Paris VI; i due coordinatori curarono la Geodynamic Map of the Mediterranean and adjacent areas (2004, Commission for the Geological Map of the World, CCGM-CGMW). In particolare si studiarono le aree circumtirreniche, da Corsica e Toscana sino a Calabria e Sicilia, con attenzione particolare ai nuclei metamorfici del margine tirrenico; tra i principali lavori si rammentano The role of mid-crustal shear zones in post-orogenic extension: the case of the Northern Tyrrhenian Sea, in Journal of Geophysical Research, 1998, vol. 103, pp. 12.123-12.160; Alpine structural and metamorphic evolution of the Sila Piccola Massif: Insigths for the tectonic evolution of the Calabrian Arc (Italy), in Tectonics, 2001, vol. 20, pp. 112-133.
Anche su vulcanismo e vulcanotettonica Funiciello diede ulteriore impulso agli studi, a partire dagli anni Novanta, con specifica attenzione all’attività freatomagmatica recente e ai rischi territoriali connessi; tra i suoi articoli Elliptic calderas in the Ethiopian Rift: control of pre-existing structures, in Journal of Volcanology and Geothermal Research, 2002, vol. 119, pp. 189-203; Fissure eruptions at Mount Vesuvius (Italy): insights on the shallow propagation of dikes at volcanoes, in Geology, 2006, vol. 34, pp. 673-676; The Albano maar lake (Colli Albano Volcano, Italy): recent volcanic activity and evidence of pre-Roman age catastrophic lahar events, in Journal of Volcanology and Geothermal Research, 2003, vol. 123, pp. 43-61; The Colli Albani caldera (Roma, Italy): stratigraphy, structure and petrology, in Explosive Mafic Volcanism. Journal of Volcanology and Geothermal Research, 2006, vol. 155, pp. 49-80 (numero speciale).
A Roma Tre promosse e guidò l’impianto, dal 1995, di un laboratorio di modellazione analogica e tettonica sperimentale, presso cui si svilupparono progressivamente distinte linee (crostale, litosferica, termomeccanica, numerica); al primo lavoro (The dynamics of back-arc extensions: a laboratory approach to the opening of the Tyrrhenian sea, in Geophysical Journal International, 1996, vol. 125, pp. 781-795), fecero seguito molti altri, tra cui Sand-box modelling of basement controlled transfer zones in extensional domains, in Terra Nova, 1999, vol. 11, pp. 149-156; Analogue models of collapse calderas and resurgent domes, in Journal of Volcanology and Geothermal Research, 2000, vol. 104, pp. 81-96; What controls relay ramps and transfer faults within rift zones? Insights from analogue models”, in Journal of Structural Geology, 2005, vol. 27, pp. 397-408.
Una parte importante della carriera Funiciello la dedicò in età matura a Roma e al suo territorio, integrando la passione per la geologia e per la città con l’interesse per archeologia e storia antica e contemporanea. Su questo tema svolse un percorso autonomo e asincrono rispetto a Ugo Ventriglia, l’altro grande studioso di geologia urbana nel laboratorio naturale della Città eterna. Quest’ultimo, appartenente a una generazione precedente, aveva un’impostazione prettamente applicativa orientata a supportare progettazione e realizzazione delle opere di ingegneria, mentre Funiciello si distinse per l’approccio innovativo basato sull’integrazione multidisciplinare dei dati. Nel 1995 uscì la prima monografia di cui fu curatore, La geologia di Roma. Il centro storico, edita dal Servizio geologico nazionale in Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia (volume L), frutto del lavoro di un nutrito gruppo di ricercatori e tecnici specialisti sui vari aspetti affrontati, corredata da numerose carte tematiche. Nel 2005 fu prodotta, in collaborazione con Maurizio Parotto, la Nuova Carta geologica di Roma alla scala 10.000, preludio alla successiva opera La geologia di Roma. Dal centro storico alla periferia, in Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, LXXX (2008), in due tomi e con carta geologica alla scala 1:50.000. L’opera, concepita con il medesimo approccio corale e multi/interdisciplinare di quella del 1995, fu curata con Antonio Praturlon e Guido Giordano nell'ambito del progetto CARG (Carta geologica), contestualmente al progredire dei rilevamenti per il nuovo Foglio 374 Roma della Carta geologica d’Italia alla scala 1:50.000, affidato al Dipartimento di scienze geologiche dell’Università Roma Tre e pubblicato nello stesso anno. Nel medesimo periodo il Dipartimento curò anche i rilevamenti dei Fogli adiacenti (366 Palombara Sabina, 375 Tivoli, 387 Albano Laziale, 388 Velletri). Questi risultati apportarono una nuova visione dell’evoluzione e dell’assetto geologico dell’area romana, rispetto sia alle monografie di Ventriglia, sia al volume del 1995. Un'ulteriore sintesi sul tema venne con l’opera collettanea, uscita postuma, The Colli Albani Volcano (IAVCEI, Geological Society of London, 2010, n. 3, numero speciale) di cui Funiciello fu coeditore con Guido Giordano, provvista di carta geologica alla scala 1:50.000. Soprattutto nell’ambito degli studi sull’area romana emerse la sua attenzione al contributo dei predecessori e all’integrazione tra storia della geologia e geologia storica; si menzionano al riguardo le note Giovan Battista Brocchi’s Rome: a pioneering study in urban geology, in Geological Society of America Special Paper, 2006, vol. 411, pp. 199-210; Volcanology history and legends of the Albano maar, in Volcanoes and Human History. Journal of Volcanology and Geothermal Research, 2008, vol. 176, pp. 387-406 (numero speciale).
Dal 1987 al 2000, durante la presidenza di Enzo Boschi, Funiciello fu vicepresidente e componente del Consiglio di amministrazione dell’Istituto nazionale di geofisica, presso cui diede impulso allo sviluppo di nuove linee di ricerca e all’impianto di laboratori specialistici, nonché alla realizzazione della sede centrale di via di Vigna Murata a Roma, inaugurata nel 1992. Con Boschi collaborò anche all’organizzazione delle prime scuole internazionali di geofisica presso il Centro Ettore Majorana di Erice in Sicilia. In seno al CNR fu componente del Comitato nazionale per le Scienze geologiche e minerarie dal 1980 al 1988 e presidente del Consiglio scientifico di varie strutture (Istituto per lo studio della dinamica delle grandi masse, Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali, Istituto internazionale di ricerche geotermiche). Fu anche chiamato a partecipare alle ricerche in Antartide come delegato italiano presso lo Scientific Committee for Antarctic Research. Grande attenzione prestò al tema dei rischi naturali e della protezione civile, venendo coinvolto attivamente in molti degli eventi sismici principali che interessarono il territorio nazionale (Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria 1997, L’Aquila 2009); fu membro della Commissione grandi rischi nazionale e poi della Commissione Protezione civile del Comune di Roma. Per tali ragioni indirizzò e promosse scelte didattiche orientate alla formazione anche di figure professionali preposte, nel campo delle scienze della Terra, a funzioni tecniche nelle istituzioni pubbliche, a livello sia di amministrazioni centrali sia di enti locali.
Nella sua visione il dialogo costante tra ricercatori e tecnici da un lato, e politici e amministratori dall’altro, era alla base di un’ottimale gestione del territorio, basata su un flusso continuo di conoscenze scientifiche aggiornate e aggiornabili in tempo reale. A metà degli anni Ottanta cominciò a interessarsi di sismicità storica e recente di Roma e risposta sismica locale; tra i lavori di sintesi sull’argomento, Terremoti e Monumenti in Roma, in Le Scienze, 1998, n. 357, pp. 42-49. Un contributo esperto al governo del territorio lo apportò come consulente per Regione Lazio e Provincia di Roma, nonché come componente della Commissione edilizia del Comune di Roma (1995-2004); in tale veste fu interpellato per la realizzazione di grandi opere della Capitale, tra cui la galleria stradale Giovanni XXIII, il tunnel ferroviario Quattro Venti, nuove linee della metropolitana, riqualificazione dell’area subsidente di viale Giustiniano Imperatore. Anche le Soprintendenze si avvalsero in più occasioni della sua consulenza per la salvaguardia di beni culturali e ambientali. Nell’ottica della ‘scienza utile’ si collocano altresì i suoi contributi in campo divulgativo, tra cui si rammentano la trasmissione RAI Terra inquieta, realizzata insieme con Maurizio Parotto con la regia di Mino Damato e andata in onda in varie puntate nel 1976; la monografia Il balcone di Roma: da Montedoro a Monteverde (1998, con Antonio Thiery) sulle caratteristiche geologiche di tale settore di Roma e dei principali fattori di pericolosità naturale; il volume I Sette Colli. Guida Geologica a una Roma mai vista (2006), scritto con Grant Heiken, Donatella De Rita e Maurizio Parotto, versione italiana riveduta e ampliata di The Seven Hills (2005).
Le sue capacità nel coordinamento e nell’organizzazione del lavoro di gruppo, ben note in campo scientifico, furono messe a frutto anche nell’ambito sportivo come presidente del Centro studi e del Comitato regionale Lazio della FIDAL, nonché come componente della Commissione tecnico scientifica del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano). Ideatore nel 1965 della prima maratona di San Silvestro a Roma, fece inoltre parte dei comitati organizzatori dei Campionati europei di atletica 1971, della Coppa del Mondo 1981 e dei Campionati mondiali 1987 svoltisi nella Capitale, nonché del comitato promotore del progetto Olimpiadi Roma 2004. In veste di delegato del rettore di Roma Tre per le attività sportive (1998-2009) si adoperò per il recupero, come impianto universitario, dello Stadio degli Eucalipti di Valco San Paolo, intitolato nel 2008 alla memoria del suo maestro di sport, 'il Profeta' Alfredo Berra.
Dopo lunga malattia, sopportata con la determinazione che gli era propria e mantenendosi intellettualmente attivo finché le forze lo sostennero, morì a Roma il 14 agosto 2009.
In campo scientifico ricevette il Premio per la geologia, paleontologia e mineralogia del ministro dei Beni culturali e ambientali (2000). Il volume I Sette Colli vinse nel 2007 il premio letterario Biblioteche di Roma. Per meriti sportivi fu insignito nel 1968, insieme a Oscar Barletta, del Premio Luigi Beccali come miglior tecnico italiano del mezzofondo.
Testimonianze di Francesca e Fabio Funiciello, Valerio Acocella, Massimo Mattei, Maurizio Parotto, Antonio Praturlon.
S. Mugnos, Professione geologo. Un lavoro a contatto con la natura, a cura di S. Mugnos, Pisa 2006; P. Giacomelli, Ripartiamo da Berra, in Tempo Sport, 2008, n. 1, pp. 18-20; G. Lo Giudice, La forza delle idee e quella dell’amicizia, ibid., n. 3, pp. 15-17; Id., Ricordo del Prof. Funiciello, in Il Levriero, I (2009), 1; A. Argentieri, Mens sana in corpore sano: R. F., scienziato e atleta, in Professione Geologo - Notiziario dell’Ordine dei Geologi del Lazio, 2013, n. 36, pp. 22-24; A. Argentieri et al., Natural and anthropogenic cavities and sinkholes in Rome metropolitan area: from geological and speleological research to land management, in Rendiconti online della Società Geologica Italiana, 2018, vol. 44; Tre secoli di geologia in Italia, a cura di A. Argentieri et al., ibid., pp. 104-111; R. F., un geologo in campo, a cura di F. Funiciello - Fr. Funiciello, Roma 2018; F. Funiciello, Era mio padre, in Qui Monteverde, 2020.
Il 23 settembre 2010 presso l’Aula Magna del Rettorato di Roma Tre si tenne il convegno Giornata Renato Funiciello, in occasione della quale fu realizzato un DVD contenente le sue opere principali; la quasi totalità dei suoi lavori sono stati realizzati in compartecipazione con altri ricercatori e si rimanda alla raccolta bibliografica per la citazione completa dei coautori.
Alla memoria di Funiciello sono intitolati un premio annuale per tesi di dottorato che abbiano contribuito con una ricerca originale nel campo delle scienze della Terra, conferito dal Dipartimento di Scienze dell’Università degli studi Roma Tre a partire dall’a.a. 2014-15; il laboratorio scientifico del liceo Lazzaro Spallanzani di Tivoli (Roma); un trofeo podistico, riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, istituito nel 2015 dall’Università degli studi Roma Tre. Presso lo Stadio degli Eucalipti Alfredo Berra di Roma è stata apposta nel 2010 dall’Università e dal Municipio ostiense una targa commemorativa.
Foto per cortesia Fabio e Francesca Funiciello