POGGIOLI, Renato
POGGIOLI, Renato. – Nacque a Galluzzo (Firenze), il 16 aprile 1907, da Gino. Non si conosce il nome della madre.
Si formò nel capoluogo toscano (dove seguí le ultime lezioni italiane di Gaetano Salvemini) e, avendo intrapreso lo studio del russo da autodidatta – avvalendosi poi dell’insegnamento di Zoja Voronkova, moglie di Ettore Lo Gatto –, nel 1929 si laureò con Nicola Ottokar (1884-1957, illustre medievista emigrato dalla Russia sovietica e dal 1930 professore nell’Università di Firenze) con una tesi su Aleksandr Blok e i Versi della bellissima dama.
Nella Firenze dei primi anni Trenta si legò d’amicizia con un gruppo di coetanei (o quasi: Leone Traverso, Tommaso Landolfi, Carlo Bo, Luigi Berti) con i quali animò la vita letteraria.
Oltre alla Rivista di letterature slave, dove aveva esordito nel 1928 con articoli su due poeti bulgari (N. Liliev e P. Javorov) e uno russo (K. Bal′mont), Poggioli collaborò con le principali riviste italiane dell’epoca (Circoli, Convegno, Inventario, Il Frontespizio, Civiltà fascista, Italia letteraria, Letteratura, Solaria, Pegaso, Pan) e con quotidiani (Meridiano di Roma, Il Piccolo, L’Ambrosiano), svolgendo così, accanto a quella accademica, un’intensa attività pubblicistica e divulgativa.
In quegli anni Poggioli offrì un contributo essenziale alla conoscenza in Italia della poesia russa contemporanea, lavorando sui prediletti Aleksandr Blok e Sergej Esenin (ma va ricordato anche che fu il primo a cogliere – nel 1930 – l’importanza di un poeta come Osip Mandel′štam) e compilando per l’editore Carabba una crestomazia di poeti russi del Novecento, La violetta notturna (Lanciano 1933, dal titolo di un famoso poemetto di Blok, Nočnaja fialka), la prima dopo quella curata da Raissa Ol′kenickaja Naldi (1886-1965), uscita per i tipi di Treves (Antologia dei poeti russi del XX secolo, Milano 1924). Ma la sua attività traduttoria non si limitò alla poesia, avendo prodotto numerose e importanti versioni di prosa: da Remizov a Bunin, a Merežkovskij, e in particolare della Armata a cavallo di Isaak Babel′, apparsa da Frassinelli (Torino 1932), nella Biblioteca Europea, la celebre collana diretta da Franco Antonicelli.
Nel 1931-32 Poggioli si recò a Praga con una borsa di scambio per studenti universitari; nel 1933 l’Università di Firenze gli conferì un incarico di slavistica, che lasciò l’anno successivo per assumere l’incarico di segretario dell’Istituto italiano di cultura di Praga. Nel 1935-36 divenne lettore d’italiano all’Università di Vilnius (prendendo il posto della vedova di Giovanni Amendola, Eva Khün) e nel 1936-38 ricoprì lo stesso incarico a Varsavia, ma dopo il Patto di Monaco (30 settembre 1938) dovette rientrare in Italia.
Nel 1935 aveva sposato la veneziana Renata Nordio, allieva di José Ortega y Gasset e traduttrice di Cervantes; nel 1937 ottenne la libera docenza in filologia slava.
Durante il decennio che la storiografia ha indicato come del ‘consenso’ della società italiana con il regime, pur con una formazione intellettuale e una prospettiva ideale tutt’altro che omogenee al fascismo, non appartenne alla piccola schiera dei ‘refrattari’, anzi, fu perfino iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) – un po’ per passivo conformismo, un po’ per gli inevitabili legami con le istituzioni universitarie – e per l’Istituto nazionale di cultura fascista compilò il volumetto Politica letteraria sovietica: bilancio di un ventennio (Roma 1937). Tuttavia, quando nubi più scure si addensarono sull’Italia e l’aria culturale e politica si fece sempre meno respirabile, colse l’occasione che gli si presentava e nel 1938 si trasferì con la moglie negli Stati Uniti (dove s’accostò subito agli ambienti antifascisti, impegnandosi nella Mazzini Society); cominciò a insegnare per un anno letteratura italiana allo Smith College (Northampton, Massachusetts), poi, nel semestre estivo, al Middlebury College (Vermont), finché, a partire dal 1939, si trasferì alla Brown University dove divenne assistant professor di letteratura italiana.
Durante gli anni della guerra, dal 1943 al 1945, servì nell’esercito americano, lavorando presso la Language Units e l’Information and Education Division; nel 1946 (anno della nascita dell’unica figlia, Sylvia) ottenne un incarico a Harvard come professore di italiano e, dopo un anno di servizio all’Università di Chicago, dal 1947 si stabilì a Harvard con gli insegnamenti di letterature comparate e di slavistica; a Harvard nel 1950 fu accolto come full professor e nel 1951 divenne direttore del dipartimento di slavistica per passare poi, nel 1952, al dipartimento di letterature comparate.
Nel frattempo, in Italia aveva fondato assieme a Luigi Berti la rivista Inventario (che proseguì fino al 1964), da dove continuava a offrire al pubblico italiano frammenti della sua ricerca, sempre più matura. Ma era anche esploso il ‘caso Poggioli’, innescato dalla pubblicazione presso Einaudi del suo Fiore del verso russo (Torino, finito di stampare il 24 ottobre 1949).
Si trattava di una antologia della poesia russa contemporanea (con un’aggiunta di «precedenti», da Lomonosov a Nekrasov), che raccoglieva traduzioni da venti poeti, in gran parte sovietici (quelli dell’emigrazione erano solo sei), precedute da una ricca e innovativa introduzione sui Poeti russi del Novecento. L’antologia riprendeva e ampliava quella organizzata dallo stesso Poggioli nel 1933, offrendo un canone lirico già formatosi in precedenza e che successivamente si sarebbe stabilizzato, divenendo pressoché condiviso. Per contestualizzare l’episodio, si deve ricordare che solo due anni prima era apparsa, sotto il nome di Ehrenburg, una smilza crestomazia di Poeti russi moderni (da raccolte che lo scrittore sovietico aveva pubblicato in russo a Berlino nel 1921; Milano 1947) con gli stessi nomi di quella proposta da Poggioli: ma proprio il 1949 fu l’anno eponimo dello «ždanovismo all’italiana», l’anno delle celebrazioni del settantesimo˚ genetliaco di Iosif Vissarionovič Džugašvili (Stalin), quando il realismo socialista si piegò verso un «neo barocco encomiastico» il cui modello estetico fu la lakiròvka, esercitando una forte pressione anche sul Partito comunista italiano (PCI) che, dopo la sconfitta elettorale del 1948 e, nello stesso anno, l’attentato a Togliatti, accentuò la subalternità al ‘Paese (e partito) guida’, anche nella sua politica culturale, allora guidata da Emilio Sereni.
In quel contesto, il ‘canone’ proposto dall’antologia einaudiana di Poggioli risultava inconciliabile con quello della letteratura sovietica e come tale fu oggetto di ripulsa da parte di quel gruppo intellettuale che, aderendo al Partito, vedeva nella casa editrice torinese la punta di diamante della sua strategia. Le reazioni, da Pietro Zveteremich a Italo Calvino (cfr. Pavese - Poggioli, 2010, pp. 133 ss.), furono durissime; Carlo Muscetta, accingendosi a darne copia a Togliatti, definì l’antologia curata da Poggioli «il Fiore avvelenato» (R. Ludovico, in Pavese-Poggioli, 2010, p. 25); a una valutazione equanime dell’opera contribuirono invece Wolf Giusti e Dan Danino Di Sarra, Eugenio Montale e Domenico Porzio (Pavese-Poggioli, 2010, pp. 135 s.). Va infine rilevato che mentre in Italia si trovava accusato di antisovietismo, negli Stati Uniti Poggioli stava resistendo alle pretese del maccartismo.
Gli anni Cinquanta furono forse i più produttivi nella vita accademica di Poggioli: eseguì la traduzione del più celebre testo antico russo, Il cantare della gesta di Igor, sul testo critico stabilito da Roman Jakobson (Torino 1954), diede alle stampe alcune importanti monografie (Rozanov, New York 1957; The phoenix and the spider, Cambridge, Mass., 1957, e The poets of Russia, 1890-1930, Cambridge, Mass., 1960) e quindi pubblicò in Italia i suoi due saggi di maggior respiro teorico, Teoria dell’arte d’avanguardia (Bologna 1962) e Definizione dell’utopia e morte del senso della tragedia (quest’ultimo apparso ormai postumo, Pisa 1964).
Nella primavera del 1963, durante un soggiorno di studio presso l’Università di Stanford, in California, Poggioli rimase coinvolto in un incidente automobilistico in seguito al quale morì, presso l’ospedale di Crescent City, il 3 maggio 1963.
Esponente della ‘seconda ondata’ della slavistica italiana (dopo la generazione dei ‘pionieri’, Ettore Lo Gatto e Giovanni Maver), Poggioli è stato il più rilevante studioso italiano di letteratura russa moderna del primo dopoguerra, ma anche un colto e raffinato critico letterario nonché studioso di letterature comparate. Trasferitosi negli USA, ha poi contribuito in maniera significativa alla maturazione della slavistica e della teoria della letteratura americana. Dopo la morte, la sua eredità culturale subì – specialmente in Italia – una sorta di appannamento, non tanto per riflesso della polemica con il PCI del 1949, quanto per una certa distanza che la russistica italiana prese nei confronti del suo lavoro: solo in occasione del centenario dalla nascita è ripreso l’interesse con saggi critici e biografici ed è stato finalmente pubblicato il carteggio con Cesare Pavese tra il 1947 e il 1950, che aveva segnato il momento dello scontro con l’editore Einaudi.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale dell’Insegnamento superiore, Liberi Docenti, Terza serie (1930-50), b. 396: P. R.: libera docenza in Filologia slava; Minculpop, Gabinetto, b. 334, f. Amendola, Eva; Ministero degli Affari esteri, Archivio storico diplomatico, Fascicoli personale docente estero non più in servizio (1920-55), p. 426, f. P. R.; Necrologio: E. Lo Gatto, In memoria di R. P., in Il Tempo, 13 maggio 1963; L. Berti, Ricordo per R. P., in Inventario, 1963, 1, pp. 1-7; G. Spini, R. P., in Il Ponte, XIX (1963), pp. 611 s.; C. Bo, Ricordo di P., in L’Approdo letterario, 1964, n. 26, pp. 86-88; R. Wellek, R. P. (1907-1963), in Comparative literature studies, 1964, 1, pp. IX-XII; C. Pavese - R. Poggioli, ‘A meeting of minds’. Carteggio 1947-1950, a cura di S. Savioli, Alessandria 2010.
S. Briosi, Il problema della letteratura in ‘Solaria’, Milano 1976, pp. 223-228; L. Béghin, Uno slavista comparatista sotto il fascismo: gli anni di formazione di R. P. (1928-1938), in Archivio russo-italiano, IV, Salerno 2005, pp. 395-432; D. Della Terza, R. P. cultore e interprete della letteratura europea, in Letteratura e letterature, II (2008), pp. 135-151; M. Pirani, R. P.: una vittima illustre delle censure del PCI, in la Repubblica, 22 gennaio 2008; R. P. An intellectual biography, Firenze 2012; G. Ghini, R. P., http://www.uniurb. it/lingue/docenti/ghini/biobibliografia.pdf (9 nov. 2015).