RIGHETTI, Renato
RIGHETTI, Renato (Renato Di Bosso). – Nacque a Verona il 19 settembre 1905. Non si hanno notizie certe su entrambi i genitori.
Conosciuto con il nome d’arte di Renato Di Bosso, studiò alla scuola d’arte decorativa Napoleone Nani di Verona e si diplomò all’accademia della stessa città. Nel 1929 partecipò alla Mostra d’arte permanente di Verona, e nel 1930 alla Triennale di Milano. Nel 1931, assieme ad altri colleghi, sottoscrisse una Lettera aperta a F.T. Marinetti e nello stesso anno costituì il Gruppo futurista veronese (Scudiero, 1988, p. 179). Nel 1932 partecipò alla I Mostra futurista triveneta di Padova e firmò con Marinetti e altri artisti il Manifesto futurista per la scenografia del teatro lirico all’aperto all’Arena di Verona.
Nel 1933 fu molto attivo come teorico e come artista. Con il collega Ignazio Scurto firmò il Manifesto futurista sulla cravatta italiana e, ancora con Scurto e altri artisti, il Manifesto futurista per la città musicale. Nello stesso anno, fra i vari eventi espositivi ai quali prese parte, si segnalano la Mostra nazionale d’arte futurista di Mantova, la I Mostra nazionale futurista di Roma e la mostra «Omaggio futurista a Umberto Boccioni», presso la galleria Pesaro di Milano. Nel 1934 fu presente alla XVIII Biennale di Venezia e alla I Mostra nazionale di plastica murale di Genova.
Dalla metà degli anni Trenta, secondo la critica, l’aereo cessò di essere per Di Bosso il mezzo grazie al quale ottenere un nuovo senso della visione del paesaggio e diventò protagonista di un’epica figurativa che portò l’artista, nei primi anni Quaranta, a una vera «estetica della guerra» e alla «pittura di guerra e bombardamento» (p.179). Di Bosso, infatti, partecipava in prima persona a voli di ricognizione che poi traduceva in una pittura con spiccati accenti promozionali in favore dell’aeronautica militare.
Nel 1935 prese parte alla II Quadriennale d’arte nazionale di Roma, dove espose Milite della rivoluzione fascista (1934-35, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna; Margozzi, 2005, p. 213), una scultura di legno ingessata e patinata a finto bronzo che rivela le influenze della scultura di Oleksandr Archypenko.
Il 30 maggio 1936, a Verona, sposò Fatima Leoni (Negrar, Comune, Archivio anagrafico).
Nel 1939 partecipò alla III Quadriennale d’arte nazionale di Roma e nel 1941 alla III Mostra del sindacato nazionale fascista, nella sala dedicata agli aeropittori futuristi, come risulta dai relativi cataloghi. Nello stesso anno, presso la casa d’Artisti di Milano, presentò il manifesto L’aereosilografia.
Con la sua tecnica d’incisione, consistente nel tracciare graffi sottili sulle sagome ottenute grazie alle consuete nette sgorbiate fra bianco e nero, Di Bosso scriveva di aver raggiunto singolari effetti di chiaroscuro e di sfumato, a vantaggio di una resa del dinamismo plastico delle figure (Mostra personale, 1941), da sempre uno degli obiettivi dei futuristi. Il manifesto venne poi ripubblicato anche in un opuscolo con una prefazione di Marinetti (Renato Di Bosso, [1942], p.n.n.).
Nel 1942, sempre per promuovere soggetti futuristi, Di Bosso pubblicò con Alfredo Gauro Ambrosi un singolare libretto, Eroi macchine ali contro nature morte, attraverso il quale criticò questo genere, includendo anche una nutrita selezione di testi di artisti e di studiosi di simile orientamento, ponendo a confronto immagini di nature morte con opere di aeropittori futuristi.
Tale soggetto, per Di Bosso, era concepibile solo come «frammento» di un’opera d’arte o come «transitorio esercizio tecnico» per l’artista, ovvero un sottoprodotto d’arte. In tal modo arrivava a negare, evidentemente a torto, nella tipica enfasi futurista contro i convenzionali generi artistici del passato, che esistesse una sola natura morta che avesse contribuito al primato dell’arte italiana (Eroi macchine ali, 1942, pp. 4 s.).
Nel 1943 partecipò alla IV Quadriennale d’arte nazionale di Roma. Durante la seconda guerra mondiale il suo studio venne bombardato e molte opere furono danneggiate: la sua attività artistica subì quindi un forte rallentamento. Nel 1953 espose allo studio B24 di Milano (Cartolina, 1953). Negli anni Sessanta e Settanta scrisse varie recensioni di mostre e articoli di critica d’arte per riviste specialistiche, come D’ars agency. Solo nella seconda metà degli anni Sessanta, dopo che era stata avviata una riscoperta critica del futurismo, Di Bosso, come molti altri pittori protagonisti del cosiddetto secondo futurismo, riprese a dipingere tali soggetti, con nuovi lavori d’ispirazione aeronautica.
Conservò la residenza anagrafica a Verona fino al 1971, anno in cui la trasferì a Negrar (Negrar, Comune, Ufficio servizi demografici, Certificato di stato di famiglia).
Morì a Negrar il 19 dicembre 1982.
Le sue opere sono conservate in varie collezioni private e pubbliche, fra le quali si segnalano, oltre a quelle citate, l’Istituto centrale per la grafica di Roma, la Galleria d’arte moderna di palazzo Forti a Verona, i Musei civici di palazzo Buonaccorsi a Macerata. Molti suoi lavori sono comparsi con regolarità, a partire dalla fine degli anni Novanta, nel mercato delle aste europee, in particolare in Italia e Francia. Il suo nome compare in molti saggi e cataloghi che approfondiscono il futurismo nelle personalità dei comprimari e nei testi sul secondo futurismo in particolare.
Fonti e Bibl.: Negrar, Comune, Archivio anagrafico; Ufficio servizi demografici, Certificato di stato di famiglia storico di R. R.; Roma, Archivio Fondazione La Quadriennale - ArBiQ (Archivio Biblioteca Quadriennale), R. R. (Di Bosso Renato); Roma, Galleria nazionale di arte moderna, Archivio bioiconografico, R. R., Cartolina-invito a Palma Bucarelli, 1953.
Mostra personale di R. R., Milano 1941, p.n.n.; E. Cipelletti, Renato di Bosso aeropittore aeroscultore futurista, in L’arte, n.s., XLV (1942), vol. 13, pp. 73-80; Eroi macchine ali contro nature morte, a cura di R. Di Bosso - A.G. Ambrosi, Roma 1942; Renato Di Bosso aerosilografo aeropittore aeroscultore futurista esaltato da F.T. Marinetti..., s.l. [1942], p.n.n.; B. Passamani, Di Bosso futurista, Milano 1976; C. Petrucci, L’ultima fase pittorica di Renato Di Bosso, in Civiltà veronese, II, (1986), 4, pp. 83-86; M. Scudiero, Di Bosso futurista (catal., galleria Fonte d’Abisso), Modena 1988; L. Serravalli, R. futurista e «pilota» di aeropittura, in Alto Adige, 5 marzo 1989; L. Lorenzoni, Di Bosso Renato (R. R.), in La pittura in Italia. Il Novecento. 1900-1945, a cura di C. Pirovano, I, Milano 1992, pp. 867 s.; M. Margozzi, R. Di Bosso (R. R.), Milite della rivoluzione fascista, scheda dell’opera, in Galleria nazionale d’arte moderna. Le collezioni, Il XX secolo, a cura di S. Pinto, Milano 2005, p. 213; C. Michelli, R. Di Bosso (R. R.), ibid., p. 216; Renato Di Bosso aerofuturista, a cura di G. Anselmi - G. Perez - M. Scudiero, Verona 2006 (con bibliografia); B.F. Buscaroli, Unica necessità, unica volontà: salire, in Aeropittura futurista: Angelo Caviglioni e gli altri protagonisti (catal.), a cura di B.F. Buscaroli, Bologna 2007, pp. 18 s., 46 s.; A. Ortensi, Angelo Caviglioni. Futurismo, vita, città, ibid., p. 68; Futurismo!, da Boccioni all’aeropittura (catal., Mamiano di Traversetolo), a cura di S. Roffi, Cinisello Balsamo 2009, p. 138; Nuovi archivi del futurismo. Cataloghi di esposizioni, a cura di E. Crispolti, Roma 2010, pp. 718, 816 e ad indicem.